di Alberto Garzón Espinosa
Care/i compagne/i, in primo luogo, vorrei ringraziare tutti i militanti e sostenitori per lo sforzo erculeo che avete portato avanti in questa campagna. E’ stata una bella campagna, con le manifestazioni più moltitudinarie degli ultimi tempi in Spagna e con la nostra gente che si è deidicata corpo e anima e, come sempre, al compito politico del momento. Avete portato il nostro programma e il nostro progetto politico in ogni angolo di questo paese. E grazie a questo sforzo abbiamo fatto grandi passi avanti nella costruzione di uno spazio politico unitario, qualcosa di molto necessario in questo momento. Senza di voi questo non sarebbe stato possibile. Grazie.
Tuttavia i risultati delle passate elezioni non sono stati quelli che speravamo. Non abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo fissati dando vita all’alleanza tra Podemos e Izquierda Unida. Il Partito Popolare si è rafforzato, con più di settecento mila voti aggiuntivi, mentre la coalizione ha perso più di un milione di voti rispetto alla somma dei voti di entrambe le organizzazioni del passato 20 dicembre. Non siamo riusciti a sconfiggere il Pp né a creare le condizioni parlamentari affinché il nostro Paese possa avere un governo di sinistra.
Una riflessione calma e rigorosa diventa necessaria. Dovremo analizzare tutti i dati e le informazioni che abbiamo a nostra disposizione nei prossimi mesi per scoprire cosa è successo. Non speravamo in questo risultato, né se lo aspettava qualsiasi partito politico o sondaggista. Probabilmente nella nostra società, e ancor di più nella sinistra, ci sono forze sociali che non siamo riusciti a intercettare. Io per primo, non ho saputo vedere esattamente ciò che stava accadendo nell’elettorato di sinistra.
Quello che appare evidente, senza il pregiudizio delle analisi postume, è che non siamo stati capaci di sedurre né convincere l’elettorato di sinistra che aveva confidato in IU e Podemos nelle passate elezioni. La nuova astensione, quella di chi aveva votato a dicembre e non oggi, praticamente coincide con il numero dei voti persi dalla coalizione. Non è chiaro se questo pezzo di elettorato lo si era perso già prima della coalizione, per via della frustrazione rispetto alle negoziazioni relative all’investitura di governo, o se si tratta di un fenomeno posteriore. Quello che è chiaro è che non siamo riusciti a convincere tutti i nostri elettori del momento storico che il nostro Paese sta attraversando. Dovremo approfondire con calma le cause di questo fatto e le soluzioni che si richiedono.
Ciò nonostante, è positivo che noi ci chiediamo se la confluencia (l’alleanza) sia stata una buona idea. Io credo di sì. La confluencia è stata, in primo luogo, una strategia razionale che ci ha permesso di mantenere i seggi nonostante la perdita dei voti. E in secondo luogo, è stata una buona idea in termini politici, perché ci permetterà di iniziare a costruire uno spazio politico con un enorme potenziale di trasformazione.
Tuttavia, dobbiamo porre l’attenzione sul risultato politico generale. Dal 2011 ad oggi il ciclo politico di mobilitazioni e proteste ha prodotto un cambiamento radicale nel sistema dei partiti ma anche nello spazio politico della sinistra. Mentre nel 2011 potevamo contare solamente undici deputati in questo spazio, oggi possiamo contarne 71. Si tratta di un’avanzata considerevole, sebbene insufficiente. Ma va ricordato che l’illusione generata dai sondaggi è solamente questa, un’illusione, e che il nostro spazio politico non è mai stata così forte in parlamento spagnolo come lo è ora.
Tuttavia, l’analisi non può essere limitata solo al fatto elettorale. Il nostro paese sta attraversando una grave crisi economica e politica che colpisce le basi stesse della nostra società. L’attuale fase storica del capitalismo è gestita da governi neoliberali la cui gestione provoca un deterioramento delle condizioni di vita della maggioranza sociale. Queste politiche sono responsabili per la crescita della frustrazione e la rabbia delle classi popolari, il che ha alimentato la crescita dell’estrema destra in Europa e minaccia di far implodere il progetto dell’Unione Europea, come abbiamo visto nel Regno Unito.
Nel nostro Paese, tuttavia, siamo in gran parte riusciti a spiegare la crisi con le coordinate ideologiche della sinistra. E il regime è ancora in crisi, incapace di risolvere la questione economica senza ricorrere a duri tagli che colpiscono la sua base sociale e incapace anche di raggiungere uno scenario di governabilità. I prossimi saranno mesi e anni di grandi sfide per le classi popolari e per la sinistra sociale e politica. E per far fronte a questo compito siamo più forti che mai.
Durante la nostra XI Assemblea abbiamo approvato la tabella di marcia che dà il via alla costruzione della confluencia e unità popolare, dalla mobilitazione sociale al piano culturale. Senza alcun dubbio la confluencia elettorale è insufficiente e incapace senza altri due elementi: la capacità di costruire una visione del mondo diversa da quella delle oligarchie e un movimento popolare protagonista. Sono convinto che sia questo il cammino corretto, e dobbiamo trarre vantaggio dal fatto che abbiamo un’organizzazione forte e unita. Il nostro miglioramento nella rappresentanza politica, con otto deputati e due senatori, sarà egualmente al servizio di quella tabella di marcia.
L’egemonia non è un concetto che si riferisce alla capacità di vendere un prodotto nel mercato elettorale ma, è più corretto, la capacità di estendere un’alternativa concezione del mondo, culturale e sociale e perciò ancorata alla vita quotidiana delle classi popolari. Questo lavoro può essere raggiunto solo con l’organizzazione e l’ideologia, cioè, con impegno collettivo e con progetto politico. La nostra organizzazione è la meglio preparata per questo ruolo, e non verrà meno.
Non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi elettorali, è vero. Ma noi abbiamo una organizzazione che sta sapendo costruire un nascente blocco sociale sociale e politico alternativo per governare e trasformare il nostro paese. E abbiamo una organizzazione impegnata in un progetto politico chiamato socialismo. E abbiamo. militanza soprattutto una militanza d’oro che difende queste cause nei momenti migliori e nei peggiori, e un sacco di comp agni e compagne che si sono uniti in ogni battaglia, che condividono il loro tempo ed energia per sostenere il nostro progetto. Ed ora, nonostante gli attacchi dei media, siamo di fronte a una fase storica che apre un’importante ventaglio di opportunità. Cogliamolo.
Salute e Repubblica.
Fonte: Rifondazione Comunista
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