di Il Simplicissimus
Il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dalla Ue segna un confine e una cesura molto diverse da quelle in gran parte immaginarie dell’ottusa narrazione telegiornalistica: segna invece la preparazione di un attacco finale delle elites alla democrazia. Fino a ora era stata aggredita la sostanza della vita democratica, ma erano state lasciate intatte le ritualità e le forme, operando affinché fossero esse stesse a confermare democraticamente una graduale rinuncia alla democrazia: il possesso dei media, la capacità di ricatto economico, la pressione verso leggi elettorali più “sicure” per il potere e ormai del tutto slegate dalla rappresentatività reale, ha reso agevole e non troppo pericoloso il passaggio a una condizione oligarchica.
E’ vero ci sono stati molti incidenti anzi diciamo che per l’Europa tutti i referendum sono stati disastrosi, in qualche caso si è dovuto trovare un cavillo per rimandare la gente alle urne per “votare bene”, in altri casi si sono dovuti trovare marchingegni per riproporre la stessa minestra sotto altra forma (vedi costituzione Europea) e infine la Grecia ha rischiato di mandare tutto all’aria, ma la marginalità del Paese, la paura iniettata a dosi massicce, i sordidi ricatti da cravattari e leader di una apparente sinistra, ma straordinariamente golosi di piatti di lenticchie, hanno rapidamente suturato la ferita. Con la Gran Bretagna è un’altra cosa, non fosse altro che per il peso del Paese e allora, visto che non è bastata la demonizzazione dei filo brexit come razzisti e nazisti, che non è bastata nemmeno la creazione di una protomartire della Ue, adesso si cerca di svuotare il referendum, di sostituirlo con vacue raccolte di firme, con arancionismo sintomatico e soprattutto qui e là si comincia a contestare il fatto che una maggioranza risicata possa decidere su cose che riguardano il potere.
Posson0 650 mila persone (la differenza tra i volti del Brexit e del Remain) decidere cose così importanti che del resto non capiscono e sulle quale non dovrebbero mai votare come dice il fine giurista Napolitano che non è mai riuscito a superare nemmeno l’esame da avvocato o il sublime Monti, modestissimo economista da dozzina secondo il quale c’è stato un uso irresponsabile del referendum oppure la frittura mista di teste d’uovo così persistenti nelle cucine del consenso da essere ormai diventate teste di gallina? E’ giusto che si voti dopo una certa età, la stessa peraltro di molti illustri parlamentari? Da notare che questi discorsi che cominciano ad aleggiare da noi come altrove ( illuminantequesto intervento da pre regime fascista di Quadrio Curzio sul Sole 24 ore) sono regolarmente portati avanti da fautori di leggi elettorali che possono dare una assoluta maggioranza parlamentare a partiti con 650 voti in più rispetto ai secondi arrivati, altro che 650 mila. Insomma i referendum e le elezioni sono diventati sospetti agli occhi delle elites che di fronte al possibile naufragio degli strumenti grazie ai quali hanno acquisito un potere avulso da qualsiasi mandato diretto cercano di delegittimare il voto con l’ausilio del codazzo di cortigiani intellettuali che cominciano a dare i numeri e a perdere la testa. Il danno è minimo visto il valore d’uso della stessa, ma la scompostezza delle reazioni testimonia della durezza del colpo, del riemergere prepotente e inatteso della volontà popolare e soprattutto di blocchi sociali che si davano ormai in via di estinzione.
Per questo adesso anche la formalità della democrazia comincia a dare fastidio e si cercano a tentoni correttivi che evitino qualsiasi sorpresa in futuro, si fa rotta verso una deriva plebiscitaria, mentre la democrazia stessa si trasforma nelle definizioni in populismo: insomma sta emergendo la vera natura del liberismo e della Ue. Che naturalmente è assecondata dai complici e funzionalmente seguita dagli imbecilli, spesso riuniti in una stessa persona. Così una giornalista nota solo per essere nipote di Tullia Zevi e moglie di uno dei più cialtroni e incompetenti tromboncini da talk ci spiega che ” si è creata un assurda convinzione basata sul fatto che ciò che viene deciso a maggioranza sia democrazia”. Giusto meglio la minoranza, meglio ancora uno solo.
Fonte: Il Simplicissimus
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