di Michele Prospero
In grave deficit di consenso per la battaglia referendaria di ottobre, Renzi (così riporta il “Fatto” di oggi) ha deciso di reagire chiedendo il soccorso a sponsor estranei alla politica. Il guru americano Messina gli ha suggerito di ricorrere a testimonial come Buffon, Benigni e Jovanotti e di fare delle riforme del senato una passerella con stelle varie, come fanno oltreoceano per sensibilizzare il pubblico sulle grandi questioni, dalla fame nel mondo all’effetto serra. Invece della ragione, l’emozione dello spettacolo. Visto quello che il presidente del consiglio ha scritto sull’Unità di ieri viene però il dubbio che di altri aiuti avrebbe bisogno il malconcio timoniere del governo ignaro delle procedure di riforma della costituzione: “chi ha paura dei rischi non può fare politica.
Dal primo giorno abbiamo detto che il voto finale delle riforme sarebbe arrivato dai cittadini, qualunque fosse stato il quorum. Non cambieremo certo idea per paura”.
Dal primo giorno abbiamo detto che il voto finale delle riforme sarebbe arrivato dai cittadini, qualunque fosse stato il quorum. Non cambieremo certo idea per paura”.
Amante del rischio delle fughe plebiscitarie, il padre costituente Renzi, proprio come già ha fatto la madre costituente Boschi, non sospetta neppure cosa preveda l’articolo 138, che disciplina le modalità e i tempi per le riforme. Il governo sfida il brivido dell’imprevisto pronunciando delle vere castronerie dal punto di vista della tecnica costituzionale.
La Carta esclude che, con il raggiungimento di una maggioranza qualificata dei due terzi nella seconda votazione, si possa celebrare il referendum che è un istituto con una funzione garantista e oppositiva, non plebiscitaria. La consultazione popolare, in assenza di procedure speciali e derogatorie di revisione, non è obbligatoria e necessaria ma facoltativa. Quando Renzi asserisce che “qualunque fosse stato il quorum” avrebbe comunque convocato il referendum, sostiene perciò una cosa piuttosto grossolana in mancanza di speciali procedure derogatorie ad hoc per aggirare le clausole dell’art. 138.
Per una grande costituzione firmata da Terracini, essere riformata da governanti così disinvolti nella stessa comprensione dei fondamentali è forse il peggiore degli oltraggi. Un senso di imbarazzo dovrebbe diffondersi in ciascuno per aver disperso un grande patrimonio storico esprimendo e tollerando una classe politica di tal rango.
Fonte: pagina Facebook dell'Autore
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.