di Fabio Marcelli
Con il voto favorevole delle forze politiche dell’ancien régime italiano e su iniziativa di un politicante come Pierferdinando Casini, che di tale ancien régime è un esponente esemplare, da sempre capace di restare a galla nella palude della politica italiana, il Senato italiano ha approvato, la scorsa settimana, una sciagurata mozione sulla situazione del Venezuela. A favore hanno votato, come accennato, Pd e Forza Italia e Lega Nord, contrari Movimento Cinque Stelle e Sinistra italiana.
Si tratta di una mozione sciagurata perché contravviene in modo evidente al principio di non ingerenza, non limitandosi a esprimere solidarietà al popolo venezuelano, cosa indubbiamente legittima e anzi auspicabile, purché si tenga conto di tutte le componenti di tale popolo, ma si colloca in modo aperto dalla parte dell’opposizione, rinunciando in tal modo a svolgere ogni possibile ruolo costruttivo nell’indispensabile dialogo promosso da Papa Francesco e vari politici come l’ex primo ministro spagnolo Zapatero.
Essa, fra l’altro, attribuisce tutta la responsabilità dell’attuale situazione di difficoltà economica al governo bolivariano, senza prendere in considerazione gli effettivi fattori di crisi, sia strutturali che congiunturali, esistenti e si erge a giudice della situazione costituzionale, affermando l’esistenza, tutta da dimostrare, di una pretesa violazione del principio di separazione dei poteri e della stessa Costituzione bolivariana vigente, sempre ovviamente da parte del governo.
Come un elefante in una cristalleria la maggioranza del Senato italiano fa propri senza alcuna riserva i punti di vista dell’opposizione venezolana (“Sembra scritta sotto dettatura dell’opposizione”, ha opportunamente osservato il senatore De Cristofaro), nel momento in cui sarebbe stata invece necessaria molta cautela e molto equilibrio, per entrare nel merito dei problemi auspicando e suggerendo soluzioni costruttive.
Casini era noto finora più che altro per aver a suo tempo espresso solidarietà a Dell’Utri, condannato per mafia, e per averlo fatto nella veste che allora aveva di presidente della Camera, suscitando critiche puntuali da parte di attori istituzionali responsabili, specie afferenti alla magistratura italiana. Sembrerebbe che ora egli voglia rinverdire i suoi fasti con la promozione di una mozione che costituisce un atto di sabotaggio nei confronti dei negoziati in corso fra governo e opposizione per evitare un peggioramento del confronto politico in Venezuela. Un chiaro, inammissibile appoggio, insomma, all’ala dell’opposizione venezuelana meno disposta al dialogo e che continua, sperando anche in Trump e nell’ascesa al potere della peggiore destra statunitense, a puntare le proprie carte sulla guerra civile che le forze responsabili presenti nel Paese vogliono invece giustamente evitare. Sulla stessa scia va registrata la presa di posizione dell’improbabile ministro degli esteri Alfano, che anch’egli sembra dare per prematuramente falliti i negoziati di pace.
Casini era noto finora più che altro per aver a suo tempo espresso solidarietà a Dell’Utri, condannato per mafia, e per averlo fatto nella veste che allora aveva di presidente della Camera, suscitando critiche puntuali da parte di attori istituzionali responsabili, specie afferenti alla magistratura italiana. Sembrerebbe che ora egli voglia rinverdire i suoi fasti con la promozione di una mozione che costituisce un atto di sabotaggio nei confronti dei negoziati in corso fra governo e opposizione per evitare un peggioramento del confronto politico in Venezuela. Un chiaro, inammissibile appoggio, insomma, all’ala dell’opposizione venezuelana meno disposta al dialogo e che continua, sperando anche in Trump e nell’ascesa al potere della peggiore destra statunitense, a puntare le proprie carte sulla guerra civile che le forze responsabili presenti nel Paese vogliono invece giustamente evitare. Sulla stessa scia va registrata la presa di posizione dell’improbabile ministro degli esteri Alfano, che anch’egli sembra dare per prematuramente falliti i negoziati di pace.
In modo ben più obiettivo e responsabile, la mozione proposta dai Cinquestelle faceva invece ampio riferimento ai successi ottenuti, nonostante tutto, dal governo venezuelano nei settori dell’alimentazione, della salute e dell’educazione e si concludeva impegnando il governo sui seguenti punti:
1) ad avviare un dialogo con il governo venezuelano, nel pieno rispetto del principio di non ingerenza negli affari interni di altri Stati, al fine di tutelare la sicurezza e il benessere dei cittadini venezuelani e in particolare degli Italo-Venezuelani;
2) a rigettare con forza qualsiasi posizione oltranzista e ogni pratica violenta, supportando, con ogni mezzo necessario, l’iniziativa di pace della Santa Sede;
3) a chiedere a Caracas di aumentare le misure di sicurezza a protezione della comunità italiana, predisponendo quanto necessario a garantire una vita tranquilla agli italo venezuelani nel Paese;
4) a chiedere all’opposizione venezuelana di fare quanto possibile per isolare i violenti e ripristinare le condizioni di dialogo nell’interesse del popolo venezuelano;
5) ad avviare una contrattazione per ripristinare i voli aerei da e per Caracas dal nostro Paese, agevolando i nostri concittadini nel Paese latino americano, anche con tariffe scontate;
6) a sostenere procedure di pagamento dei crediti vantati dalle imprese italiane anche attraverso contropartite in petrolio, di cui il Paese è particolarmente ricco e i cui prezzi sono in ripresa, permettendo così il recupero delle ingenti somme vantate dalle nostre imprese in tempi più rapidi.
Il Parlamento dei nominati, di cui speriamo di sbarazzarci il prima possibile, ha invece preferito di seguire Casini e Alfano sul cammino inaccettabile dell’ingerenza e del sostegno di una delle due parti in causa, in netta contraddizione con gli auspici ufficiali di successo del negoziato formulati, fra gli altri, da esponenti come Giro e Mogherini. Una pagina indubbiamente buia della politica estera italiana.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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