di Gianni Bortolini
Forse è vero. Forse hanno ragione loro. Esiste una Sinistra che dice sempre No. Una Sinistra che preoccupa molto gli intellettuali e i commentatori politici più autorevoli: Michele Serra, Corrado Augias, e altri. Una Sinistra che vive in un paese immaginario, che confonde i propri poetici desideri con le aspirazioni, decisamente più prosaiche, degli italiani. Una Sinistra che non tiene in nessuna considerazione il contesto internazionale e che sopravvive creandosi continuamente un nemico malvagio a cui attribuire tutte le bruttezze di questo mondo. Tuttavia, esiste anche un'altra Sinistra (che i commentatori politici di solito non prendono molto in considerazione), ed è la Sinistra che dice sempre Sì. Di questa Sinistra vorrei parlare oggi.
Vorrei parlare, cioè, della Sinistra che in questi anni ha detto Sì alla riforma Fornero (una riforma che ha innalzato l'età pensionabile a 70 anni); che ha detto Sì al Jobs act e ai licenziamenti facili; che ha detto Sì al peggioramento della normativa sugli appalti pubblici; che ha detto Sì al dilagare dei voucher, alle norme che consentono il demansionamento e i controlli a distanza. Vorrei parlare di questa Sinistra qui, vorrei cercare una spiegazione, ma è complicato.
Però c'è una cosa che non è complicata, che è evidente a chiunque. La Sinistra che dice sempre Sì contiene al proprio interno due anime ben distinte: un'anima problematica, forse disorientata, che dice Sì turandosi il naso (che si rende conto; che non è giusto, però), e un'anima priva di sensi di colpa, vigorosa, pienamente immersa nei valori dominanti della società.
Così, mentre i primi non fanno altro che addurre giustificazioni imbarazzate alle proprie scelte politiche ed economiche: "La riforma Fornero? Purtroppo ce l'ha chiesta l'Europa"; i secondi, che non nutrono dubbi né incertezze, rivendicano con orgoglio anche i provvedimenti più impopolari: "L'articolo 18? Una norma vecchia che deve essere superata!"
C'è un passo piuttosto celebre di Cento anni di solitudine, il romanzo di Gabriel Garcia Marquez, in cui queste due anime sono rappresentate con grande efficacia. A un certo punto alcuni emissari del Partito rivoluzionario si recano dal colonnello Aureliano Buendia (uno dei protagonisti del libro) per informarlo della nuova linea assunta dal partito.
Si tratta di una linea che contraddice valori e obiettivi per i quali Aureliano e i suoi compagni avevano sempre combattuto. C'è imbarazzo e incertezza, ma la risposta di Aureliano sorprenderà tutti.
Gli chiedevano, per prima cosa, di rinunciare alla revisione dei diritti sulla proprietà delle terre per recuperare l'appoggio dei latifondisti. Chiedevano, poi, di rinunciare alla lotta anticlericale per ottenere l'appoggio del popolo cattolico.
Chiedevano, per ultimo, di rinunciare alle aspirazioni all'uguaglianza di diritti tra figli naturali e legittimi per preservare l'integrità delle famiglie. "Vuol dire", sorrise il colonnello Aureliano Buendia, "che stiamo lottando solo per il potere". "Sono riforme tattiche", ribatté uno dei delegati. "Per ora, la cosa essenziale è allargare la base popolare della nostra lotta. Poi vedremo. (...)
Stava per continuare, ma il colonnello lo interruppe con un cenno. "Non perdiamo tempo", disse. "La cosa importante è che da questo momento lottiamo solo per il potere."
Come dicevo, esiste una Sinistra che dice sempre Sì. Una Sinistra che non preoccupa molto gli intellettuali e i commentatori politici più autorevoli, ma che spaventa e fa arrabbiare i giovani, i lavoratori e i disoccupati. Forse è vero, forse i giovani, i lavoratori e disoccupati non hanno ragione. Ma c'è qualcuno che può dargli torto?
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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