di Vittorio Emiliani
In Italia, si sa, il consumo di suolo è stato pazzesco e non è servita la lunga crisi edilizia a ridurlo anche di poco. La corsa non si è mai fermata portando alcune regioni a picchi insostenibili. Nella pianura padana - che vanta questo primato assieme a quello dell'inquinamento atmosferico - svettano nel 2015 la Lombardia seguita dal Veneto e, subito dopo, dall'Emilia-Romagna. Complessivamente - dice l'ultimo rapporto Ispra - in Italia il 54.9 % delle aree "è alterato direttamente o indirettamente dal consumo di suolo" e in questa classifica l'Emilia-Romagna risulta nettamente in testa col 65,3% del proprio territorio.
Aggiungiamoci che col Veneto essa detiene il record di cementificazione e asfaltatura delle zone costiere e abbiamo il quadro completo del disastro ambientale.
Aggiungiamoci che col Veneto essa detiene il record di cementificazione e asfaltatura delle zone costiere e abbiamo il quadro completo del disastro ambientale.
Per queste e per altre ragioni ci si aspettava che la nuova legge urbanistica - annunciata dalla Regione all'insegna, finalmente, del risparmio di suoli liberi - invertisse una tendenza "suicida", anche perché accoppiata all'estrazione per decenni dissennata di acque di falda e di gas metano con sprofondamenti e autentici scassi del territorio. Laddove, non per caso, è stato più grave l'ultimo terremoto.
Purtroppo non è così. Martedì scorso "Italia Nostra" regionale ha tenuto una conferenza stampa a Bologna confermando il proprio severo giudizio sulla nuova normativa della Giunta Bonaccini. Intanto si giudica ancora troppo alta la quota del 3 % di consumo annuo predefinita dalla legge in gestazione che si vorrebbe approvare agli inizi del 2017. "Con questa quota città come Ferrara, Modena, Parma, Ravenna e Reggio Emilia", fanno osservare, "si amplierebbero di circa 2 Kmq sufficienti ad accogliervi altri 20mila abitanti o 10mila posti di lavoro".
Ma non basta: vi sono nella legge regionale tante e tante deroghe ed eccezioni, per complessi industriali o grandi infrastrutture, da raddoppiare facilmente quel 3 % urbanizzando così altre vastissime porzioni di campagna. Eppure nel testo regionale si parla spesso di "riqualificazione e rigenerazione urbana", affidate però ad "accordi operativi" coi privati sui quali i Comuni non possono mettere bocca essendo loro vietato (sembra incredibile) di stabilire la capacità edificatoria e di dettare precisi parametri urbanistici ed edilizi. Così "Italia Nostra" in un chiaro e dettagliato documento firmato dal presidente regionale Giampaolo Masini.
Serve il colpo di grazia? Le stesse norme nazionali in materia "di densità, altezze, distanze sono rese liberamente derogabili, la dotazione di verde e servizi (oggi prevista in almeno 30 mq per abitante) possono venire azzerate.
Sono lontani, certo, i tempi in cui l'Emilia-Romagna e in particolare Bologna costituiva la grande vetrina del riformismo "rosso". Nei primissimi anni '60 la Giunta Dozza vincolò a verde agricolo 2500 ettari di collina bolognese che, a differenza di quella torinese o genovese, si presenta, tuttora, intatta e verdeggiante. Una misura "rivoluzionaria", oggi addirittura eversiva. Analoga a quella assunta dalla Giunta Fanti, assessore Pier Luigi Cervellati, che nell'anno di moratoria della legge-ponte 1968-69 fu quella che in Italia rilasciò il minor numero di licenze edilizie (mentre nella comunista Livorno si batteva il primato opposto).
Sono lontani, certo, i tempi in cui Bologna e in misura minore altre città emiliane redigevano coraggiosi e innovativi piani di recupero e di restauro dei quartieri popolari del centro storico applicandovi le norme della legge 167 sull'edilizia economica. Allora, col piano Cervellati, Bologna e l'Emilia-Romagna si fecero conoscere durevolmente in tutta Europa per questo riformismo avanzato e illuminato.
Oggi la nuova legge proposta dal Pd in Regione non dedica neppure un articolo a questi temi tuttora cruciali, ma vi accenna solo di sfuggita, come se si trattasse di una marginale chincaglieria. E l'edilizia sociale? La cessione gratuita di un quinto delle nuove aree edificabili per residenza - prevista nella legislazione vigente - è evaporata.
Riformismo padano, dove sei finito? A casa o in archivio. Alle ultime elezioni regionali del resto ha votato in Emilia-Romagna appena il 37% degli aventi diritto, il restante 63 % (circa 2 milioni di elettori) o è rimasti casa o ha votato scheda bianca e nulla.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.