di Francesco Saraceno
C'è una grande confusione sotto il cielo, e mi sembra che i creditori si muovano in ordine sparso. È successo qualcosa di particolarmente sconvolgente, quando l'Eurogruppo ha sospeso i pagamenti per il salvataggio della Grecia dato che essa si è impegnata ad aumentare qualche spesa. Si tratta di spese destinate ai pensionati e alle isole greche che affrontano i costi legati alla crisi dei rifugiati. Inaspettatamente, la Commissione è dalla parte della Grecia, con Pierre Moscovici a dire che il paese è sotto controllo e che finora ha compiuto un notevole sforzo. Infatti, la Grecia si sta comportando così bene da aver superato l'obiettivo del surplus strutturale per il 2016 e sta impegnando queste extra-risorse per allentare l'impatto dell'austerità.
A questo punto c'è il Fondo Monetario Internazionale che, oltre ad essere accusato dalla Grecia di fare pressioni per aumentare l'austerità, è sotto attacco anche da parte delle istituzioni dell'Unione Europea (Eurogruppo e Commissione) per essersi rifiutato di far parte del pacchetto di salvataggio. Il Fondo ha risposto alle accuse, in un blog post in qualche modo irrituale, firmato da Maurice Obstfeld e Poul Thomsen (non proprio due componenti di staff qualunque) e non sembra disposto a giocare il ruolo di capro espiatorio in un programma che, secondo loro, è nato male. In effetti, più che la Grecia, penso che Maurice Obstfeld e Poul Thomsen lo abbiano scritto pensando agli altri creditori.
Faccio in proposito due considerazioni, una economica e l'altra politica.
- Sono dalla parte del FMI in questa occasione, almeno del FMI più recente. Fin dall'inizio il Fondo ha considerato irrealistico il pacchetto di salvataggio accordato dopo il referendum del 2015. Lo sforzo richiesto alla Grecia (l'infame 3,5% di surplus strutturale da perseguire nel 2018) è stato riconosciuto come un auto-disfatta, e il Fondo ha chiesto più enfasi sulle riforme, in cambio di un approccio più morbido e realistico sulla politica fiscale: sollievo sul debito e livelli più bassi di surplus (1,5% del PIL). In altri termini, l'FMI sembra avere imparato a sue spese, dal disastro dell'austerità fra il 2010 e il 2014, che bisogna porre lo sguardo sulla coerenza macroeconomica del pacchetto di riforme. Continuo a credere che il salvataggio sarebbe dovuto essere incondizionato e le riforme sarebbero dovute essere chieste dopo la ripresa (in sequenza, in sequenza, e ancora in sequenza). Ma, se non altro, almeno l'FMI ha ora una posizione coerente. Anche Moscovici sembra ora (si veda il suo articolo sul Financial Times) seguire questa direzione, dicendo che nulla di più può essere chiesto alla Grecia. Taglia corto riconoscendo che il pacchetto è irrealistico, ed evita di incolpare il paese. E poi c'è l'Eurogruppo, dove Mr Dijsselbloem e Schauble (diciamo i nomi) non si sono spostati di un centimetro rispetto al 2010 e non vedono proprio che le loro richieste stanno lentamente (?) strangolando l'economia greca e vanificano ogni tentativo di ammorbidire l'asprezza dell'aggiustamento.
- La considerazione politica è che i falchi danno tuttora le carte, dato che dominano l'Euroruppo. Ma ora sono più isolati. Si accumulano, in una misura che è ormai impossibile nascondere, le prove di una cattiva gestione della crisi nell'eurozona, e che il pacchetto di riforme pro-austerità che Berlino ha imposto all'eurozona è in buona parte la spiegazione della disgregazione politica a cui assistiamo nel continente. La più sfumata posizione della Commissione e la sfida del FMI alle politiche dettate dai falchi, rappresentano quindi un opportunità. C'è chiaramente uno spazio politico per un'alternativa alla visione di Berlino e alle disastrose politiche sin qui seguite. Il quesito è quale governo avrà la volontà (e la capacità) di cogliere l'occasione. Temo di conoscere la risposta.
Articolo tratto dal blog dell'Autore
Originale: https://fsaraceno.wordpress.com/2016/12/15/killing-them-softly/
Originale: https://fsaraceno.wordpress.com/2016/12/15/killing-them-softly/
Traduzione cura di Sergio Farris per facciamosinistra!
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