di Giulio Marcon
Crozza ha ragione: ma Padoan non è titubante ed evanescente in televisione. Lo è anche in Parlamento quando viene audito - come giovedì - in Commissione Bilancio sul decreto 50, la cosiddetta manovrina, il cui scopo principale è la correzione dello 0,2% dei conti pubblici in omaggio ai diktat della Commissione europea. Un decreto "monstre": 67 articoli che trattano le materie più disparate, con alcune misure effettivamente urgenti e altre decisamente no. Una sorta di "omnibus" buono per tutte le esigenze e le richieste più disparate. Un provvedimento incostituzionale, eterogeneo e per il quale non ci sono i requisiti di urgenza previsti dalla Costituzione.
Evanescente e titubante come sempre Padoan: non ci dice come disinnescherà per intero le clausole di salvaguardia (appena sfiorate da questo decreto), non ci anticipa nulla della prossima manovra di bilancio (ormai ci siamo, c'è stata anche l'approvazione del DEF pochi giorni fa), non ci dà alcune elemento plausibile per farci capire l'attendibilità delle previsioni macroeconomiche, che come ci hanno gà detto Fondo Monetario Internazionale e in modo più felpato l'Ufficio Parlamentare di Bilancio sono tutte da rivedere.
E non ci dice, Padoan, le cose peggiori di questa "manovrina": sorvola sullo spot milionario per la Ryder Cup di tennis, non fa cenno alla possibilità (assurda) per gli sponsor privati di pagare i dipendenti pubblici che magari potrebbero occuparsi anche di appalti (alla faccia del conflitto di interessi), non ha il coraggio di dirci che nella manovrina c'è un altro condono fiscale a danno dei contribuenti onesti e di quelli che hanno già pagato le dovute sanzioni.
E inoltre, su tutto il resto - lavoro, crescita economica,investimenti pubblici - Padoan temporeggia e non dice nulla di concreto. Ma il paese non può più aspettare.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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