di Giuseppe Di Lello
La sortita del procuratore della Repubblica di Catania, con una specie di “avviso ai naviganti” delle Ong sulle loro possibili connessioni con i trafficanti, ha scatenato l’ennesima tempesta istituzionale nei già agitati rapporti tra politica e magistratura, con il consueto intervento di parlamentari, ministri, Csm e mezzi di comunicazione. Tutto già ampiamente visto e scontato e tutto, di qui a poco, sulla via dell’oblio (o dell’archiviazione, trattandosi di magistrati) perché, appunto, non c’è nulla di eccezionale.
Il procuratore, come ha chiaramente esplicitato, ha voluto lanciare un messaggio alla politica perché il governo in primis si facesse carico di una indagine sull’operato di alcune Ong che, forse, sulla base di indizi, intercettazioni, testimonianze, potevano essere in combutta con gli scafisti: materiale assolutamente non utilizzabile in sede giudiziaria, ma suscettibile di verifiche e approfondimenti da parte dell’esecutivo dotato di corpi molto più efficaci della magistratura, sia per indagare e scoprire che, eventualmente, (ma questo lo pensiamo noi, non il dottor Zuccaro) per occultare e insabbiare.
Il messaggio, però, come effetto collaterale inavvedutamente o colposamente non voluto, è arrivato anche agli eventuali destinatari dell’inchiesta che d’ora in poi, nel caso avessero qualche progetto di collaborazione con gli scafisti, starebbero molto più attenti a cancellare prove dei misfatti o a lasciarne in giro altre. In parole povere, ha bruciato molte possibilità di approdare a qualche risultato concreto e ciò ha fatto incavolare altri inquirenti di altre procure, determinando il tempestivo intervento del Csm che ha aperto le dovute pratiche, una a favore di Zuccaro per tutelarne l’indipendenza, si suppone, e un’altra contro per censurarne il maldestro operato.
Speriamo che il dottor Zuccaro non passi nessun guaio disciplinare, così come non lo hanno passato in questi ultimi anni tutti quei suoi colleghi che hanno inviato messaggi, per lo più di biasimo, ai governi, hanno fatto conferenze stampa, comizi, cortei, raccolte di firme per avere surrettiziamente il sostegno popolare alle proprie inchieste non ancora concluse o mentre erano al vaglio di un collegio giudicante, che sono stati sospettati di passare tempestivamente notizie alla stampa (assurdità!), che sono andati a riaprire la tomba di un bandito morto settant’anni or sono per accertare se c’era ancora o se non c’era mai stato, senza che mai si sia mossa una foglia dentro il Csm: se la legge o i regolamenti sono uguali per tutti, il crucifige del dottor Zuccaro è del tutto fuori luogo.
Nel nostro mare si sta svolgendo una immensa tragedia sotto lo sguardo indifferente dell’Europa ed è davvero pazzesco che il mondo politico ed istituzionale nostrano si distragga con gli incauti messaggi del procuratore di Catania. Ci potrebbe pure essere, tutto da verificare, qualche magagna in qualche Ong ma nel complesso stanno salvando migliaia di vite umane, lavoro che spetterebbe agli stati e che questi non fanno. Anzi, accorciando il percorso tra le coste libiche e le acque internazionali, stanno realizzando una specie di corridoio umanitario, meno insicuro e meno costoso, da molti auspicato e mai realizzato.
Anche la politica ha fatto la sua parte, schierandosi aprioristicamente a favore o contro le Ong senza attendere nessuna verifica e ora cerca di rispondere con provvedimenti abbastanza bizzarri come quello di negare l’attracco ad una nave non in regola con le norme in corso di emanazione: se il nostro e altri la respingono, oltre ai barconi avremo alla deriva una moderna “stultifera navis” di foucaultiana memoria che vaga senza meta!
Fonte: Il manifesto
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