di Anna Maria Merlo
Emmanuel Macron non convince il nocciolo duro dell’elettorato di Jean-Luc Mélenchon: dalla consultazione online, a cui hanno risposto solo 243mila persone sui 440mila iscritti, è venuto fuori che il 65% ha scelto il voto «bianco» o l’astensione e solo il 35% Macron. Nella consultazione c’erano solo tre opzioni – Macron, voto bianco o astensione – ma un sondaggio dell’istituto Ipsos rivela che il 19% di chi ha votato per la France Insoumise al primo turno, il 7 maggio, al secondo, sceglierà Marine Le Pen (il 47% Macron). Mélenchon ha rifiutato di scegliere pubblicamente tra «estrema finanza e estrema destra», anche se ha affermato: «Qualcuno può dubitare che mi opporrò all’estrema destra?».
Le scelte degli elettori di Mélenchon sono vicine a quelle di François Fillon, candidato sconfitto della destra neo-gollista: il 20% dei suoi elettori dice che voterà per Marine Le Pen.
Le scelte degli elettori di Mélenchon sono vicine a quelle di François Fillon, candidato sconfitto della destra neo-gollista: il 20% dei suoi elettori dice che voterà per Marine Le Pen.
ANCHE SE SULLA CARTA Emmanuel Macron dovrebbe vincere con il 60% circa (ma secondo un ultimo sondaggio è in calo di due punti), il rischio che non possa farcela resta viste le intenzioni di voto di una buona parte dell’elettorato che non ha scelto al primo turno i due finalisti. Si chiama «meccanica differenziale»: Macron ha tutto da perdere da una forte astensione (o voto bianco). Una vittoria risicata sarebbe una spada di Damocle sulla testa del nuovo presidente. Non solo il «fronte repubblicano», che nel 2002 aveva respinto Jean-Marie Le Pen con più dell’80% dei voti per Jacques Chirac, non si è costituito quest’anno, ma sembra addirittura appassito l’antifascismo più elementare. Una fetta di elettori della destra classica ha ormai passato il Rubicone, sulla scia di Nicolas Dupont-Aignan, ex gollista, indicato da Marine Le Pen come suo primo ministro. Ma anche una parte molto consistente degli elettori della sinistra radicale non ha più un riflesso tradizionale antifascista. Macron e Le Pen sono posti su uno stesso piano, come se fossero due destre. Macron ha ricordato che contro la sua politica si potrà sempre protestare nell’ambito del dibattito democratico. Non così nel caso di vittoria di Marine Le Pen.
È IL RUSH FINALE della campagna elettorale: lunedì la leader del Front national ha raccolto i suoi vicino Parigi, dal palco ha pronunciato frasi altisonanti di nazionalismo di bassa lega, peccato abbia copiato alcune parti da discorso pronunciato da Fillon il 15 aprile.
Le manifestazioni del primo maggio, con i sindacati divisi, con una scarsa partecipazione e momenti molto violenti (soprattutto a Parigi, dove ci sono stati vari feriti, tra manifestanti e polizia) hanno rimandato l’immagine di una Francia lacerata, irriconciliabile. Macron non viene visto come una risposta adeguata alla rabbia sociale. Mélenchon gli aveva chiesto un «gesto»: l’abbandono della prevista riforma del codice del lavoro facendo ricorso al voto di fiducia per fare più in fretta. Macron non ha accettato: «Non modificherò il mio progetto per convincere elettori che non hanno votato per me al primo turno», pur promettendo una modifica della direttiva sui lavoratori distaccati e una commissione per valutare gli effetti del Ceta (accordo Ue-Canada).
MÉLENCHON punta ormai alle legislative, con la speranza di conquistare numerosi seggi all’Assemblée. Ieri, Pierre Laurent, segretario del Pcf – che ha invitato a votare Macron al ballottaggio contro l’estrema destra – ha proposto un accordo alla France Insoumise per le legislative (il Front de Gauche è morto, tra Pcf e Mélenchon il clima è teso e potrebbero esserci candidati concorrenti).
Macron ha ottenuto nuovi appoggi. C’è stato un appello di scienziati, una manifestazione del mondo della cultura alla Cité de la Musique, contro «l’arrivo delle tenebre». Yanis Varoufakis invita a votare Macron e ritiene «scandaloso per ogni progressista» mettere i due candidati sullo stesso piano, anche se ci sono «tutte le ragioni per essere in collera» contro il rappresentante di En Marche!. «Macron è stato il solo ministro in Europa a fare tutto il possibile per aiutarci» ha rivelato l’ex ministro greco.
Fonte: Il manifesto
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