di Geraldina Colotti
Per comprendere la natura e le origini del conflitto armato in Colombia, occorre partire da una data cruciale: l’assassinio Jorge Eliecer Gaitan, il popolare leader liberale, ucciso il 9 aprile del 1948. Dopo la sua morte, si aprì un periodo di forti turbolenze, chiamato il Bogotazo. Soprusi, ingiustizie, chiusura degli spazi democratici e delle garanzie di sicurezza per una vera opposizione, accompagneranno da allora il sistema politico colombiano. Le Farc vengono fondate nel 1964 come braccio armato del Partito comunista, a difesa dei contadini poveri in lotta contro i latifondisti e i loro “pistoleros”, messi a difesa degli interessi dei due schieramenti di potere, il partito Liberale e quello Conservatore.
Nella grande spinta che attraversava il continente sull’onda della rivoluzione cubana vittoriosa, i contadini avevano organizzato comuni agricole, perseguite dall’esercito.
Nella grande spinta che attraversava il continente sull’onda della rivoluzione cubana vittoriosa, i contadini avevano organizzato comuni agricole, perseguite dall’esercito.
Il 30 maggio del 1964, molti dei sopravvissuti alla feroce repressione della più grande delle comuni – la Repubblica di Marquetalia – dettero vita alle Forze armate rivoluzionarie colombiane. Il loro leader era Pedro Antonio Marin, che verrà conosciuto con il nome di battaglia di Manuel Marulanda, detto anche Tirofijo, per la precisione del suo tiro.
Nel corso degli anni, le Farc – un’organizzazione marxista-leninista – sono arrivate a controllare ampie porzioni di territorio e a raggiungere il numero di oltre 20.000 effettivi nel 2002. Vi sono stati tre tentativi di trovare un accordo di pace, tutti falliti: durante le presidenze di Belisario Betancourt (1982-1986), Cesar Gaviria (1990-94) e Andres Pastrana (1998-2002). Altissime le perdite subite dai guerriglieri ai più alti livelli di comando. Marulanda è morto di malattia nel 2008, ma molti sono caduti sotto il fuoco dei soldati, del paramilitarismo o degli omicidi mirati, aumentati in modo esponenziale durante la presidenza di Alvaro Uribe, che ebbe come ministro della Difesa Manuel Santos.
Il 1° marzo del 2008, nella regione di Sucumbios, in Ecuador, venne bombardato un campo delle Farc, e persero la vita una ventina di guerriglieri, quattro studenti messicani e un cittadino ecuadoregno, molti dei quali finiti a sangue freddo con colpi di calcio di fucile e spari alla schiena durante l’invasione di truppe colombiane dopo il bombardamento. Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa ruppe allora le relazioni con la Colombia.
Le Farc hanno sempre cercato una mediazione, anche nel pieno della guerra che, nel 2011 li ha privati di Guillermo Leon Sanchez, alias Alfonso Cano, subentrato a Marulanda. Ma chi ne ha preso il posto, Rodrigo Londono, detto Timochenko, ha guidato l’organizzazione armata nel negoziato che ha portato agli accordi di pace, dopo una trattativa iniziata in Norvegia quattro anni fa su iniziativa di Hugo Chavez e proseguita poi all’Avana.
Fonte: il manifesto
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