di Ivan Marquez
Abbiamo concluso a L’Avana, Cuba, l’accordo di pace più anelato della Colombia. Terra, democrazia, vittime, politica senza armi, implementazione di accordi sotto il controllo internazionale sono, tra gli altri, gli elementi di un accordo che dovrà essere trasformato, quanto più presto tanto meglio, dal costituente primario in una norma marmorea che garantisca un futuro dignitoso per tutti e tutte. Possiamo proclamare la fine della guerra armata e l’inizio del confronto delle idee. Confessiamo di aver concluso la più bella di tutte le battaglie: quella per mettere le basi per la pace e per la convivenza.
L’accordo di pace non è un punto di arrivo, ma piuttosto il punto di partenza perché un popolo multietnico e multiculturale, unito sotto la bandiera dell’inclusione, sia orefice e scultore del cambiamento e della trasformazione sociale richiesta a gran voce dalle maggioranze.
L’accordo di pace non è un punto di arrivo, ma piuttosto il punto di partenza perché un popolo multietnico e multiculturale, unito sotto la bandiera dell’inclusione, sia orefice e scultore del cambiamento e della trasformazione sociale richiesta a gran voce dalle maggioranze.
Oggi stiamo consegnando al popolo colombiano la potenza trasformatrice che abbiamo costruito in più di mezzo secolo di ribellione, affinché, con essa e con la forza dell’unione, inizi a costruire la società del futuro, quella del nostro sogno collettivo, con un santuario consacrato alla democrazia, alla giustizia sociale, alla sovranità e ai rapporti di fratellanza e di rispetto di ognuno.
Abbiamo sottoscritto impegni sui sei punti che compongono l’Agenda dell’Accordo Generale:
Accordo “Verso una nuova terra colombiana: Riforma Agraria Integrale”, che si propone di trasformare le condizioni di miseria e disuguaglianza che imperano nelle zone rurali del nostro paese, applicando i piani e programmi per il “buen vivir” e per lo sviluppo a partire dal riconoscimento della proprietà delle terre in possesso delle comunità rurali.
Accordo “Partecipazione politica: apertura democratica per il raggiungimento della pace”, che si incentra sull’eliminazione dell’esclusione a partire dall’allargamento della democrazia in modo da permettere l’ampia partecipazione della cittadinanza nella definizione del futuro del paese.
Accordo “Soluzione al problema delle droghe illegali”, che disegna una nuova politica di lotta agli stupefacenti di uso illegale, tenendo conto delle loro connotazioni sociali e partendo da una prospettiva incentrata sui diritti umani che superi gli errori della fallita “guerra contro le droghe”.
Accordo sulle Vittime, consistente in un “Sistema Integrale di Verità, Giustizia, Riparazione e Non Ripetizione”, una “Giurisdizione Speciale per la Pace”, un’Unità per la Ricerca di Persone date per Scomparse nel contesto e a motivo del conflitto, piani di riparazione integrale, misure di restituzione di terre e garanzia di non ripetizione, tra le altre cose.
Accordi sul punto Fine del Conflitto: “1. Il Cessate il fuoco e la fine delle ostilità bilaterale e definitiva; 2. L’abbandono delle armi; 3. Il Meccanismo di Monitoraggio e verifica che le Nazioni Unite hanno avviato attraverso l’invio di osservatori di paesi della CELAC; 4. Sono stati definiti accordi su garanzie di sicurezza e di disarticolazione del fenomeno del paramilitarismo con la creazione di un’Unità di Indagine e Smantellamento dei gruppi organizzati criminali, inclusi quelli che sono stati considerati come successori del paramilitarismo, e le relative reti di supporto, ma con una visione non militarista bensì di ricerca di soluzioni che evitino ulteriori spargimenti di sangue e dolore; 5. Come quinto punto, ciò che è stato concordato più recentemente sono stati gli accordi sul reinserimento delle FARC-EP nella vita civile – per quanto riguarda il profilo economico, sociale e politico, cosa che, a partire dall’indulto e dalla più ampia amnistia politica, apre la strada per la nostra trasformazione in partito o movimento politico legale nel nuovo scenario sociale che emerge dall’insieme degli Accordi di Pace.
Abbiamo anche un Accordo sull’implementazione, la convalida e la verifica, che fissa le garanzie per la pianificazione, il finanziamento e il budget, nonché per la realizzazione dei cambiamenti normativi che permetteranno la concretizzazione degli impegni.
Durante la discussione di ogni punto, in parallelo, si sono svolti i lavori della Sottocommissione sul Genere in merito all’analisi dell’insieme dei testi concordati e dei temi in discussione, che hanno fornito materiali tali da aprire la strada alla piena rivendicazione della dignità dell’essere umano.
Abbiamo portato a termine il compito. Nei prossimi giorni saremo in Colombia per realizzare la Conferenza Nazionale Guerrigliera, la nostra massima istanza di autorità, alla quale dobbiamo subordinazione, per sottoporre al suo giudizio l’azione politica rappresentata dall’Accordo Speciale di Pace dell’Avana. Confessiamo che è stata una costruzione dura e piena di difficoltà, con luci e a volte con ombre, ma elaborata con il cuore pieno di amore per la patria e per i poveri della Colombia. Ci assiste la convinzione di aver interpretato fedelmente il sentimento dei nostri compagni e compagne d’armi e di idee, che hanno sempre combattuto pensando alla soluzione politica del conflitto e, soprattutto, alla possibilità di una patria giusta, senza quegli abissi orribili che oggi si frappongono tra lo sviluppo e la povertà.
Ai compagni e alle compagne reclusi nelle prigioni e nelle celle del paese e fuori dalle frontiere, va il nostro messaggio d’amore con la speranza di averli molto presto con noi a costruire in libertà la Nuova Colombia sognata dai nostri padri fondatori.
Abbracciamo con tutta la forza del nostro cuore il popolo della Colombia, per ripetere ad esso che la lotta guerrigliera che è stata messa in atto in tutti i punti della geografia nazionale non ha avuto altra ragione se non la nobilitazione della vita umana, nel quadro del diritto universale che legittima tutti i popoli del mondo a ribellarsi con le armi contro l’ingiustizia e l’oppressione.
Purtroppo, in ogni guerra, ma specialmente in quelle di lunga durata, si commettono errori e si danneggia involontariamente la popolazione. Con la firma dell’accordo di pace, che comporta un impegno implicito di Non Ripetizione, speriamo di allontanare definitivamente il rischio che le armi vengano rivolte contro i cittadini.
La pace è per tutti e abbraccia tutti gli strati della nostra società chiamandoli alla riflessione, alla solidarietà, e ci dice che è possibile portare avanti il paese. Agli strati che sopravvivono nelle catacombe della disperazione, dell’oblio e dell’abbandono ufficiale, diciamo che è possibile, confidando nella forza interiore e nella decisione che tutti abbiamo dentro, uscire dalla miseria e dalla povertà. Finché avremo vita, tutto è possibile, e ancor più se lo faremo in modo organizzato. Per quello ci sono i giovani della Colombia, sempre generosi, dai collegi docenti e dalle università, disposti ad aiutare nella ricerca collettiva di soluzioni alla problematica sociale.
Ai contadini, uomini e donne pieni d’umiltà e di purezza, che cercano nella coltivazione per mezzo del loro lavoro e del loro sudore la sovranità alimentare della Colombia, offriamo una posizione di combattimento nella Riforma Agraria Integrale concordata. Alle comunità afro della Colombia, ai popoli indigeni, lanciamo un invito a guardare nella geografia di quanto concordato la prospettiva etnica differenziale, ottenuta con la loro stessa lotta. Alle donne, diciamo che faremo valere la prospettiva di genere che si respira nell’Accordo Speciale di Pace.
Non sarà possibile fermare la poderosa forza del cambiamento generata nei sogni e nelle speranze di un popolo che reclama i suoi diritti. Nulla potrà farci deviare dal cammino. Il popolo colombiano esige risposte alle sue richieste e il governo deve darle con azioni tangibili.
Vi sarà controllo internazionale per gli impegni delle due parti, non solo per la guerriglia, come avrebbero voluto alcuni, ma anche per gli impegni del Governo in temi fondamentali per la fine del conflitto, come il reinserimento in ambito politico, economico e sociale, le garanzie per la sicurezza e il passaggio da guerriglia a movimento politico legale.
Suscita in noi una grande aspettativa lo sviluppo dell’impegno delle riforme e degli adeguamenti istituzionali necessari per far fronte alle sfide della costruzione della pace. Per questo, riteniamo, deve essere aperto il campo per un GRAN ACCORDO POLITICO NAZIONALE post plebiscito, proposto dalle parti, al quale invitiamo le forze vive della nazione affinché in tale spazio pensiamo ad una nuova cornice di convivenza politica e sociale che garantisca tranquillità alle generazioni future.
Avremo la pace se si rispetteranno gli accordi. Il popolo deve costituirsi in garante principale del loro compimento. Accordo Speciale di Pace e popolo devono essere una cosa sola come mare ed onda, dove gli accordi sono il mare ed il popolo l’onda persistente che ne esige il rispetto.
In nome delle FARC mi rivolgo alle nazioni del mondo, chiedendo ai popoli e ai governi la loro solidarietà, il loro appoggio in ogni senso affinché il più lungo conflitto del continente diventi un riferimento e un argomento del passato che non deve essere ripetuto da un popolo.
Al Governo degli Stati Uniti, che così a lungo ha sostenuto la guerra dello Stato contro la guerriglia e contro la protesta sociale, chiediamo che continui ad appoggiare in modo trasparente gli sforzi colombiani per ristabilire la pace, sempre aspettandoci da Washington gesti umanitari in accordo con la bontà che caratterizza la maggior parte del popolo statunitense, amante della concordia e della solidarietà. Restiamo in attesa della liberazione di Simón Trinidad.
Speriamo che l’ELN possa trovare una strada di avvicinamento affinché la pace che desideriamo sia abbondantemente completata includendo in tal modo tutti i colombiani.
Infine, le FARC esprimono la loro più profonda gratitudine al governo comandato dal Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz e al popolo di Cuba per tutto quello che hanno fatto per la pace in Colombia, gratitudine eterna alla patria di Martí. Grazie anche al Regno e al popolo di Norvegia per il loro contributo generoso e per l’accompagnamento come garante negli sforzi della riconciliazione del paese. Il nostro riconoscimento e affetto alla Repubblica Bolivariana di Venezuela, per l’incoraggiamento permanente alla sorella Colombia, nella realizzazione dell’accordo di pace. Grazie Nicolás Maduro, di continuare l’opera che le è stata affidata dal Presidente Chávez. Un ringraziamento alla presidentessa Michelle Bachelet e al popolo del Cile per il suo supporto straordinario a una pace che sanno molto bene essere essenziale per consolidare la pace nel continente.
Ci si permetta di rendere il più sentito omaggio ai caduti di questo lungo conflitto fratricida. Alle famiglie, le madri, le vedove, i fratelli, i figli e gli amici le nostre condoglianze per il lutto e per la tristezza della guerra. Uniamo le nostre mani e le nostre voci per gridare MAI PIÙ, MAI PIÙ.
Dal conclave dell’Avana è salita una fumata bianca. Habemus Pacem, abbiamo la pace. Viva la Colombia ! Viva la Pace!
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Traduzione di Barbara Fiorellino
Fonte: Rifondazione.it
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