di Alfio Mastropaolo
Orrore, pietà, ma anche indignazione di fronte alle immagini trasmesse dalla tv. A sette anni dal sisma dell’Aquila, a quattro da quello in Emilia, per non risalire troppo indietro, si è ripetuto il medesimo tragico copione. Con un bilancio non meno grave. Non bisogna cedere all’antipolitica. Ma se volevamo altre prove, quest’ultima sancisce il definitivo fallimento della classe politica che ci governa. Le parole di cordoglio del capo del governo sono di sicuro sincere, ma sono ciò malgrado insopportabili. Sono più o meno le stesse che a suo tempo aveva pronunciato Berlusconi e che sentiamo ripetere ogni volta.
Non ci sono scuse. Tutti quei morti si potevano evitare.
Li hanno sulla coscienza i governanti, che disastro dopo disastro, funerale dopo funerale, nulla hanno fatto per mettere in sicurezza il territorio.
E ce li ha sulla coscienza pure il paese, li abbiamo tutti noi, che non abbiamo la forza di ribellarci, che siamo sprovvisti della sensibilità collettiva di pretendere da chi la governa di prevenire simili disastri.
Guardiamo con pietà tutti coloro che piangono, che sono rimasti senza un tetto, pensiamo con ancora a chi è stato ucciso dai crolli.
Guardiamo con ammirazione a coloro che si sono precipitati a soccorrere i terremotati, quelli che scavano senza fermarsi, anche a mani nude. Nelle disgrazie gli italiani danno la miglior prova di sé. Smettono di essere quel popolo di incontenibili autori di sms e di tifosi di calcio che incontriamo tutti i giorni. E apprezziamo del pari la professionalità e l’efficienza della macchina dei soccorsi.
Ma tanta efficienza non consola neanche un poco.
E’ giunto il momento di dire basta.
Di distinguere chi ha fatto qualcosa e chi non ha fatto nulla. Dal governo Berlusconi, che imbastì un’indecorosa speculazione sul terremoto aquilano, si sono susseguiti quattro governi. Dopo di lui sono arrivati il governo tecnico presieduto da Monti e il terremoto in Emilia. Poi altri due governi.
Cosa è stato fatto? Certo, ci sono ministri e parlamentari che si sono attivamente adoperati per la ricostruzione. Ma chi ha pensato, dal governo, dall’opposizione, dalle amministrazioni pubbliche, a predisporre una seria politica di messa in sicurezza del territorio? Ci interesserebbe saperlo.
La messa in sicurezza sarebbe persino economicamente conveniente.
Prevenire è assai meno costoso che soccorrere e ricostruire. Non prevenire è uno spreco mostruoso di soldi degli italiani e anzi la prevenzione darebbe una spinta vigorosa alla nostra asfittica economia. Invece ci si attarda a progettare sgangherate riforme istituzionali, pasticciate leggi elettorali e inutilissime olimpiadi.
Svegliamoci. Chissà se questa può essere l’occasione di una presa di coscienza collettiva.
Il Palazzo pensa ad altro. Che ci pensino i cittadini.
Perché non immaginare una competente, autorevole e indipendente Commissione d’inchiesta che accerti le responsabilità dei politici, che prenda in esame gli atti parlamentari, che indaghi sulle iniziative dei ministeri, e che magari elabori lei la proposta di un grande piano di tutela del territorio da imporre alla politica?
Forse in questo caso la rete potrebbe essere utile per indicare e selezionare i candidati.
Fonte: il manifesto
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