di Marco Cochi
In occasione della presentazione della Marcia della Pace Perugia-Assisi 2016 sul tavolo dei relatori c’erano due bandiere piegate: una dell’Unione europea e l’altra delle Nazioni Unite. Un gesto simbolico attuato dal coordinatore nazionale della Tavola della Pace, Flavio Lotti, per «richiamare l’attenzione dei due organismi internazionali sulla necessità di mettere in atto un’azione seria e decisa per fermare tutti i conflitti in corso e proteggere la moltitudine umana che abbandona il proprio paese per fuggire dalle guerre. I due grandi attori internazionali devono dimostrare la loro capacità di affrontare le grandi sfide del nostro tempo e garantire i diritti fondamentali, come per esempio il lavoro».
Lotti ha poi spiegato che «è arrivato il momento di reagire cessando di continuare ad assistere inerti alle stragi. Per questo, domenica cammineremo lungo la strada tracciata 55 anni fa da Aldo Capitini, assumendoci la responsabilità di dire basta e costruire la pace». Il coordinatore nazionale della Tavola della Pace ha quindi sottolineato «l’urgente necessità di una politica di pace e di dare una risposta al grido di dolore che arriva da coloro che perdono la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, dai siriani che vivono nel quotidiano terrore dei bombardamenti ad Aleppo e dalle città dove la guerra continua a dettare legge. Non a caso, quella di domenica sarà la più imponente manifestazione contro il conflitto in Siria».
Ha precisato infatti che «fino al 4 ottobre, ben 464 comuni hanno confermato la loro presenza con delegazioni e lo stesso hanno fatto 90 province su 105 in totale. Mentre le adesioni complessive di associazioni e istituzioni sono 769. Le scuole presenti all’iniziativa sono 102, una presenza massiccia di istituti scolastici, che non registra nessun’altra manifestazione italiana».
Il portavoce della Rete della Pace, Sergio Bassoli, ha sottolineato «come tra le numerosissime adesioni ci saranno anche le principali reti dei paesi arabi, che si impegnano quotidianamente per affermare i valori che hanno guidato le Primavere arabe». Bassoli ha poi messo in evidenza che alla Marcia interverranno anche figure di grande rilievo come Houcine Abassi, Segretario generale dell’Unione tunisina del lavoro, una delle organizzazioni della società civile che compongono il “Tunisian national dialogue quartet”, il quartetto per il dialogo in Tunisia, vincitore del Premio Nobel per la pace nel 2015.
Altro personaggio di indubbio spessore, che ha assicurato la sua presenza all’evento è l’egiziano Kamal Abbas, leader della Federazione di sindacati indipendenti. Abbas, 61 anni, passato dalla catena di montaggio di un’acciaieria all’organizzazione delle rivendicazioni salariali in Egitto, aveva incontrato due volte il giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, prima della suo rapimento e uccisione.
Alla Marcia ci sarà anche Nermin al-Sharif, responsabile del sindacato dei portuali e dei marittimi in Libia, scampata nel novembre 2015 a un attentato del gruppo Stato islamico (Is) nei pressi di Bengasi. Al-Sharif, nota attivista per i diritti delle donne nel mondo arabo, è stata costretta a lasciare il suo paese. Infine, ha assicurato la sua presenza anche la giornalista e scrittrice italiana Luciana Castellina, compagna di viaggio della prima ora del movimento per la pace in Italia, nota per il suo impegno politico nelle file del Pci e presidente onoraria dell’Arci dal 2014.
Anche padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, ha rivolto, al telefono, un invito generale a partecipare e a portare la sete di pace presso la tomba di San Francesco: «Desideriamo incontrare tutti per sensibilizzare e vincere l’indifferenza che rende la vita sterile e senza pace».
Da segnalare la non adesione alla manifestazione del Movimento Nonviolento, che pure è stato fondato da Aldo Capitini, ideatore della marcia. Il Movimento Nonviolento fa parte della Rete della pace e nelle scorse settimane ha reso noto un documento nel quale argomenta le ragioni della scelta. Spiega che l’appello “Contro la violenza e l’indifferenza” lanciato dagli organizzatori, contiene affermazioni «troppo generiche, prive di qualunque impegno e obiettivo politico stringente all’altezza della tragica realtà dei nostri tempi». Rivolgendosi soprattutto alle Reti che hanno voluto l’Arena di Pace e Disarmo (25 aprile 2014) e che ora sono impegnate a gestire la comune “Un’altra difesa è possibile”, il movimento Nonviolento ribadisce che «l’unità del movimento la si costruisce quotidianamente impegnandosi a fondo sui contenuti».
Fonte: Nigrizia.it
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