di Il Simplicissimus
Si dice che coccodrilli e caimani abbiano fauci tra le più potenti del regno animale, ma che i muscoli deputati ad aprire le mascelle siano al contrario molto deboli, tanto che basta una mano per impedire loro di aprire la bocca. E’ naturale dunque che queste bestiacce e ancor più i loro metaforici analoghi umani, abbiano una qualche renitenza o difficoltà ad aprire la bocca e parlare e quando lo fanno c’è sempre una ragione d’allarme. Per esempio cosa ha indotto Ferruccio De Bortoli sul Corriere della sera ad rendere nota la liason segreta fra Montepaschi e J. P Morgan con il risultato di mettere in luce non soltanto le oscure cose bancarie e governative, forse su mandato di qualcuno, ma illuminando anche per chi non è ancora orbo, tutto il sinistro significato del renzismo e della riforma costituzionale.
Dunque De Bortoli ci informa che il 7 settembre scorso è stato lo stesso ministro Padaon. su incarico specifico del guappo di Rignano a licenziare con una telefonata l’amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola, per sostituirlo seduta stante con Marco Morelli, un uomo di J.P. Morgan e commenta: “La forzatura è figlia di un accordo tra il governo e la banca americana JP Morgan del quale non sappiamo nulla. Renzi incontra a pranzo a palazzo Chigi il numero uno Jamie Dimon su sollecitazione di Claudio Costamagna, presente l’ex ministro Vittorio Grilli (ex ministro del Tesoro di Monti ndr) oggi in Jp Morgan. Una delle più grandi banche d’investimento mondiali promette di impegnarsi nell’aumento di capitale di Siena, nella concessione di un finanziamento ponte finalizzato alla successiva cartolarizzazione dei crediti in sofferenza . Agli americani Viola non piace, preferiscono Morelli che ha lavorato con loro. La Bce non gradisce la sostituzione”.
Secondo De Bortoli l’operazione che finora è tutta condotta sottobanco, di cui era trapelato qualcosa a luglio salvo dire che era stata sventata, consisterebbe in questo: Mps cede 9 miliardi di sofferenze nette su 28 lorde. Svalutandole in bilancio, prima della cessione, si crea un ammanco di capitale che va coperto. A fronte della cessione di 9 miliardi di sofferenze, Mps dovrebbe ottenere 7,6 miliardi, di cui 1,6 da Atlante e 5 da JP Morgan ( con una commissione del 4,75% considerata altissima ndr) come prestito ponte per 18 mesi. Il prestito guidato da JP Morgan però sarebbe concesso con la garanzia di tutti i crediti in sofferenza. Se qualcosa dovesse andare storto, la banca d’affari si prenderebbe tutti i 28 miliardi a un prezzo effettivo di 18 centesimi contro i 33 riconosciuti alla banca, di cui 27 pagati subito. Il margine di guadagno potenziale sarebbe elevatissimo. E Atlante, cui partecipano 69 istituzioni italiane, compresa la Cassa depositi e prestiti con i soldi del nostro risparmio postale, perderebbe tutto”.
E’ chiaro cosa vuole dire in sostanza De Bortoli senza chiarirlo esplicitamente: gli strozzini di oltre atlantico hanno un basista in Italia e abita a Roma in Piazza Colonna 370, ovvero a Palazzo Chigi. Tuttavia l’ex direttore del Corsera e del Sole 24 ore non immagina di aver acceso un potente riflettore su una realtà di cui amici e nemici di Renzi, clientes e schifati del Pd rifiutano di prendere atto, ovvero il grembo oscuro, finanziario e piduista da cui nasce il Renzi premier. La concessione di enormi vantaggi a J.P Morgan a danno del Paese non viene a caso, ci sono due circostanze che fanno tremare.
L’ascesa di Renzi come personaggio nazionale e come competitor per la segreteria del Pd avviene a fine maggio del 2012 in occasione di un convegno appositamente organizzato dalla J.P. Morgan a Firenze. Calano su Palazzo Vecchio Tony Blair, consulente della banca e la ministra tedesca del lavoro, braccio destro della Merkel , Ursula von der Leyen, i quali mettono in piedi una pantomima di incontri e dichiarazioni che lanciano Renzi da personaggetto provinciale con Leopolda pagata a piè di lista, come principale personaggio delle primarie del Pd. Dopo un tete a tete a pranzo (pagato da noi) fra Renzi e Blair all’hotel St. Regis di piazza Ognissanti, l’ex svenditore inglese del Labour dice che si è parlato di primarie e di aver chiesto delucidazioni in merito alla partecipazione del sindaco che avrebbe dovuto essere nella rosa delle primarie. In pratica l’imposizione di un candidato che per regolamento nemmeno avrebbe potuto correre e un endorsement per far capire come a Renzi non sarebbero mancati né gli appoggi, né le risorse.
Esattamente un anno dopo, nel 2013 la J. P, Morgan decide di uscire allo scoperto e di pubblicare un documento i cui viene denunciato l’eccessivo socialismo delle Costituzioni europee: lasciano troppo spazio alle articolazioni locali, garantiscono la protezione dei diritti dei lavoratori e contemplano il diritto alla protesta, tutte cose che ovviamente spiacciono alle multinazionali. Per di più – ecco il raccordo con l’oligarchia europea – “i sistemi politici e le costituzioni di alcuni paesi del Sud presentano caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. Il che vuol dire in poche parole che la democrazia è un ostacolo per il liberismo, il profitto e pure per l’Europa. E’ particolarmente interessante da un punto di vista storico e teorico che la banca giustifichi i suoi “consigli” antidemocratici con il fatto che le riforme liberiste non hanno sortito gli effetti voluti nel sud Europa (nemmeno nel Nord per la verità) e dunque visto che le stravaganti teorie economiche per ricchi non funzionano, la colpa è evidentemente della democrazia. Ma approfondire questo ci porterebbe fuori strada.
Le rivelazioni di De Bortoli sulle concessioni segrete alla banca americana aggiungono un tassello logico e rendono consistente un quadro deprimente e oscuro che non può più essere messo a margine nemmeno dai ciechi migliori, vale a dire quelli che proprio non vogliono vedere, forse per evitare di guardarsi allo specchio. La manipolazione costituzionale, pur nel suo infantilismo pasticcione e spottesco di un clan di boy scout grassatori, esprime i desiderata della banca e della finanza nell’auspicata “diminuzione della democrazia”, nella rimozione della partecipazione reale e dunque verso un regime autoritario che soffochi la protesta e protegga le oligarchie. Di Renzi e del suo governo non c’è che la forma ridicola, la sostanza della riforma costituzionale e di J. P. Morgan che del resto se lo merita con tutto quello che ha speso per la sua creatura, per far volare un asino. Una tesi più volte emersa e sommersa da una sua presunta e mai argomentata incredibilità. Ora però è talmente evidente che persino i grandi chiosatori del regime la fanno intendere fra e dentro le righe.
Fonte: Il Simplicissimus
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