di Campagna Noi Restiamo
Tre notizie emerse in questi giorni confermano quanto andiamo dicendo da un po' e rafforzano la necessità di costruire il #nosociale al governo Renzi, in vista del referendum costituzionale del 4 Dicembre. La prima: l'OCSE ha certificato, se mai ce ne fosse bisogno, che il problema dei NEET, i giovani che non lavorano o studiano, è enorme. In Italia sono il 27 per cento (più di un quarto!) dei giovani fra i 15 e i 29 anni a trovarsi in questa situazione, secondi solo alla Turchia fra i paesi OCSE. Spagna e Grecia sono subito dopo di noi, a dimostrazione di quanto le politiche di austerità abbiano provocato disastri sociali in tutta la periferia europea. I dati sono riportati in questo articolo del Sole24 ore.
La seconda: il report prodotto dall'INPS suoi voucher ha certificato che questi strumenti non servono affatto a far emergere il lavoro nero. Appare sempre più chiaro che i buoni lavoro altro non sono che la nuova frontiera di sfruttamento e precariato del mercato del lavoro italiano. Su questo si veda l'ottimo articolo di Marta Fana uscito sul Fatto Quotidiano oggi.
La seconda: il report prodotto dall'INPS suoi voucher ha certificato che questi strumenti non servono affatto a far emergere il lavoro nero. Appare sempre più chiaro che i buoni lavoro altro non sono che la nuova frontiera di sfruttamento e precariato del mercato del lavoro italiano. Su questo si veda l'ottimo articolo di Marta Fana uscito sul Fatto Quotidiano oggi.
Infine sono stati presentati oggi i risultati dell'indagine a cura della Fondazione Migrantes, che confermano che sono sempre di più i giovani e non che se ne vanno dall'Italia per non fare ritorno. Il rapporto certifica che dal 2006 al 2016 gli italiani all’estero sono aumentati del 54.9 per cento. A gennaio 2016 sono 4.8 milioni gli iscritti all’AIRE (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero), un aumento del 3.7 per cento rispetto all’anno precedente, a dimostrazione che il fenomeno è ancora in crescita. E vale la pena di ricordare che i dati dell’AIRE sottovalutano sistematicamente il fenomeno, poiché l’iscrizione al registro è un diritto/dovere, ossia non è ancora obbligatoria per legge.
È un fenomeno che riguarda tutta Italia, perché le prime due regioni di emigrazione sono Lombardia e Veneto, e riguarda tutte le fasce di età, anche se spicca la predominanza dei giovani fra i 18 e i 34 anni (il 36.7 per cento fra gli emigranti del 2015). Difficile non vedere un collegamento con i dati sui NEET e sui voucher.
E nonostante la stampa amica del governo si affanni a dire che non è una fuga ma "una scelta per coltivare ambizioni e nutrire curiosità" (parole tratte dall'articolo di Repubblica a commento dei dati), è invece evidente che le politiche di austerità promosse dall'Unione Europea e implementate dai vari in governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno il risultato di promuovere l'emigrazione verso il "centro" produttivo (la prima meta per gli emigranti è la Germania), lasciando la periferia europea sempre più desertificata.
Per questo occorre mobilitarsi il più possibile in vista del referendum del 4 dicembre, costruendo una campagna del No davvero "sociale". Le prossime importanti date sono quelle del 21 ottobre, in cui ci sarà lo sciopero generale promosso dall' Unione Sindacale Di Base, dall' Usi, dalla Confederazione italiana di base Unicobas e a cui hanno aderito Sindacato Intercategoriale Cobas e Adl Cobas, così come il 22 Ottobre, in cui urleremo tutta la nostra rabbia contro il governo Renzi e i suoi alla manifestazione nazionale del #norenziday a Roma.
Fonte: Contropiano
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