di Geraldina Colotti
Per applicare la Carta democratica al Venezuela, “ci vuole un bagno di sangue”. Così la pensano i circoli “uribisti” di Colombia e chi ne tira i fili a Washington. Secondo un’informativa dei servizi segreti venezuelani, illustrata ieri dall’ex presidente della Camera, Diosdado Cabello, un gruppo di 7 ufficiali e sottufficiali delle forze speciali Usa si è riunito a fine maggio sull’isola di Aruba. Ha soggiornato al Marriot Aruba Resort e trascorso la notte al casino Stelaris dell’hotel. Gli ufficiali hanno fatto ritorno alla base del Comando Sur, in Florida, “a bordo di un Atr 42 bianco-azzurro, identificato con il numero 38-106”. Secondo l’intelligence bolivariana, si è trattato di una ricognizione a fini bellici “per paralizzare le attività delle raffinerie del Paraguana e lasciare senza combustibile buona parte del paese”.
L’Organizzazione degli stati americani (Osa) si è recentemente pronunciata a favore del dialogo fra governo venezuelano e opposizione: sotto l’egida di Unasur e di alcuni ex presidenti guidati dallo spagnolo José Zapatero. Tuttavia, il segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, insiste nel voler applicare al Venezuela la Carta democratica interamericana, che prevede la sospensione dall’Osa e sanzioni economiche, possibile precondizione a un intervento militare. Dal 13 al 15 giugno, a Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, si svolge la 46ma Assemblea generale dell’Osa, a cui partecipa anche il Venezuela. La crisi che attraversa il paese bolivariano non è in agenda, ma Almagro ha già fatto sapere che, per dritto o per rovescio riuscirà a farcela entrare. Per questo, per il 12 ha invitato Marco Ponce, un personaggio ben identificato con l’opposizione, direttore della Ong Osservatorio venezuelano sulla conflittività ed ex coordinatore generale dell’associazione Provea, che fornisce le sue parzialissime “indagini” alle grandi ong internazionali.
Mercoledì a Caracas si è svolta una riunione straordinaria dell’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America, ideata da Cuba e Venezuela. I ministri degli Esteri dei 10 paesi membri hanno diffuso un comunicato di sostegno al presidente Nicolas Maduro, al suo impegno “nella difesa della pace e delle istituzioni democratiche e alla sua determinazione nel garantire i diritti umani del popolo venezuelano”. L’Alba ha ribadito il diritto di ogni stato a scegliere “il proprio sistema politico, economico, sociale e culturale” come condizione per consolidare il continente come Zona di Pace, in base alla dichiarazione dell’Avana, del 2014. Ha riconosciuto il dialogo avviato nella Repubblica dominicana tra governo e opposizione venezuelana come strumento adeguato alla risoluzione dei conflitti interni, ha respinto i tentativi di Almagro di applicare la Carta democratica.
Ha denunciato anche la risoluzione “di ingerenza emessa l’8 giugno dal Parlamento europeo contro il Venezuela e la sua mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni e dello stato di diritto”. Su indicazione dell’Ecuador, che ha invitato l’Alba ad analizzare il ruolo dei media contro i governi, l’Alleanza ha rivolto un appello ai mezzi di comunicazione affinché non “falsifichino, manipolino o distorcano la realtà politica dei nostri paesi”.
In questi giorni, Telesur ha divulgato un’inchiesta sull’ingerenza della Cia in Ecuador, in base a documenti del Pentagono desecretati e confermati dal presidente ecuadoriano Rafael Correa. E anche Evo Morales ha denunciato il ruolo della Cia nella costruzione di un’”alternativa” politica al campo che egli rappresenta. La ministra degli Esteri Delcy Rodriguez ha espresso solidarietà a Telesur, espulsa dall’Argentina dal governo Macri.
“Dobbiamo prepararci in fretta a forme di attacco non convenzionali contro il nostro proceso”, ha detto.
Ieri, manifestanti di opposizione hanno attaccato a Caracas le forze di polizia provocando alcuni feriti. Altri attacchi si registrano in diverse parti del paese, amplificati da alcune reti sociali, che moltiplicano anche i video di linciaggi, iniziati nel bastione dei gruppi oltranzisti a Los Ruices. Ieri, in sostegno al governo, hanno sfilato lavoratori e collettivi delle Misiones, i programmi sociali rivolti ai settori popolari.
Fonte: il manifesto
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