di Giorgio Cremaschi
I militanti che lasciano la Cgil e che si riuniscono in assemblea a Roma l’11 giugno hanno fatto tutto ciò che era possibile per restare nell’organizzazione. Ovviamente per restarci restando sé stessi. Ma i gruppi dirigenti della Cgil e della FIOM hanno posto a loro esemplarmente, cioè in modo che risultasse da esempio per tutti, l’aut aut. Se quei militanti sindacali avessero continuato nel loro impegno, sarebbero divenuti incompatibili con il loro sindacato, se invece si fossero piegati all’organizzazione, allora questa li avrebbe ancora benignamente compresi nelle sue fila. A Termoli e Melfi un gruppo di delegati della FIOM aveva deciso di organizzarsi per resistere alla oppressione dei ritmi sempre più intensi e della flessibilità selvaggia.
Una lotta semplice e giusta per diritti elementari del lavoro, che era parte della storia più antica e forte della Cgil e della FIOM. Una storia che i gruppi dirigenti hanno evidentemente messo in archivio, perché proprio per questo impegno contro la Fiat di Marchionne, i delegati FIOM di Termoli e Melfi sono andati sotto processo nella organizzazione. Il resto è venuto di conseguenza, Sergio Bellavita è stato destituito per aver espresso solidarietà e sostegno ai delegati, e chiunque abbia fatto lo stesso è stato posto in liste di proscrizione a scadenza più o meno ravvicinata.
Mentre in Francia militanti della CGT vengono accolti in trionfo al loro congresso, dove esibiscono il contatore elettrico tolto dalla villa del presidente della Confindustria di quel paese, da noi gli scioperi degli straordinari in Fiat sono sotto accusa in FIOM e di in Cgil. Mentre la Francia dimostra cosa potrebbe ancora fare un movimento sindacale non totalmente compromesso con le compatibilità, la CGIL e la FIOM condannano chi lotta.
Quando una organizzazione sindacale colpisce chi è più attivo e coraggioso tra le sue file, dice che non vuole più lottare davvero. Questa è la sostanza e sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Qui non parliamo dei documenti, dei convegni, delle interviste o anche delle manifestazioni rituali fatte periodicamente, qui c’è il comportamento vero, quello che fa capire al padrone ed al potere cosa sia disposta a fare davvero la sua controparte. Dichiarando incompatibili coloro che scioperano in Fiat, i gruppi dirigenti della Cgil e della FIOM hanno dichiarato sé stessi indisponibili a riprendere a lottare davvero.
Chi cerca allora una via per la ripresa del conflitto fuori dalla Cgil, perché dentro non ne vede più nessuna, ha ragione. Dentro CGIL CISL UIL oggi non c’è alcuna possibilità di organizzare qualcosa di diverso dall’amministrazione dell’esistente. Chi cerca di forzare è incompatibile.
Non è detto che fuori dai grandi sindacati confederali si riesca a costruire quella ripresa del conflitto che è indispensabile al mondo del lavoro, ma è sicuro che dentro è impossibile.
Oggi la Cgil non riesce neppure a schierarsi per il NO al referendum sulla controriforma costituzionale di Renzi. Con quale credibilità si raccolgono firme per i diritti del lavoro, quando non si ha il coraggio di difendere la Costituzione fondata sul lavoro?
Le compagne e i compagni che lasciano la Cgil per organizzarsi fuori da essa fanno la scelta giusta per continuare, le difficoltà saranno enormi, ma il futuro di costruisce solo così.
Fonte: Contropiano
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.