di Mario Pierro
Si nasce sempre meno, si fugge all’estero per lavorare e vivere. E in Italia l’aspettativa di vita diminuisce e continua il declino programmato della sanità pubblicata, uccisa per tagli, per il blocco del turn-over e il precariato sempiterno di medici e infermieri. In questa cornice il bilancio demografico nazionale, pubblicato ieri dall’Istat, conferma la diminuzione delle nascite in atto dal 2008. Nel corso del 2015 sono state registrate 485.780 nascite e 647.571 decessi. Il saldo naturale (differenza tra nati e morti) è negativo per 161.791 unità; bisogna risalire al biennio 1917-18 – cioè l’ultimo anno della Prima Guerra mondiale – per trovare un dato peggiore. Delle oltre 485 mila nascite (-17% rispetto al 2014), circa 72 mila stranieri (14,8% del totale). I 647 mila decessi sono quasi 50 mila in più rispetto al 2014.
Per l’istituto nazionale di statistica quest’ultimo è un incremento da attribuire a fattori sia strutturali sia congiunturali. L’eccesso di mortalità si è affermato soprattutto nei primi mesi del 2015 e ha avuto un picco in luglio. I decessi sarebbe stati causati dal consueto picco delle temperature registrato per un periodo di tempo prolungato.
Per l’istituto nazionale di statistica quest’ultimo è un incremento da attribuire a fattori sia strutturali sia congiunturali. L’eccesso di mortalità si è affermato soprattutto nei primi mesi del 2015 e ha avuto un picco in luglio. I decessi sarebbe stati causati dal consueto picco delle temperature registrato per un periodo di tempo prolungato.
Gli italiani sono una popolazione che continua ad invecchiare: l’età media dei 60 milioni e 665 mila residenti è di 44,7 anni. In un anno c’è stato un calo di 141.750 abitanti. Sono diversi i fattori ad avere causato una simile diminuzione: il calo delle nascite, l’aumento dell’emigrazione all’estero, la mortalità. E poi anche il decremento dei flussi migratori: a dispetto della propaganda xenofoba, e delle paure create ad arte, l’Italia è sempre meno considerata come un punto di approdo, ma come un paese di passaggio. Rispetto agli anni nei quali i flussi migratori riuscivano a compensare il calo demografico degli italiani di nascita in atto da anni, nel 2015 il consistente saldo naturale negativo, unito alla continua diminuzione del saldo migratorio, ha portato all’attuale decremento della popolazione.
Andamento simmetricamente opposto è quello del saldo naturale dei cittadini stranieri pari a 5 milioni di residenti. Crescono di quasi 66 mila unità, mentre per gli italiani il deficit è pari 227.390 unità. A questi dati si accompagna quello sulla crescita delle acquisizioni di cittadinanza: nel 2015 178 mila persone sono diventate cittadini italiani. La popolazione straniera presente in Italia è composta da circa 200 nazionalità. Per oltre il 50%, pari a oltre 2,6 milioni di individui, si tratta di cittadini di un Paese europeo. La cittadinanza maggiormente rappresentata è quella rumena (22,9%) seguita da quella albanese (9,3%). Il movimento migratorio con l’estero mostra un saldo positivo di circa 133 mila unità, seppure in flessione rispetto agli anni precedenti. Restano stabili le iscrizioni dall’estero, pari a 280.078 e per il 90% riferite a stranieri. Si conferma la maggiore attrattività delle regioni del Nord e del Centro, verso le quali si indirizzano i flussi migratori provenienti sia dall’estero sia dall’interno.
L’Istat registra un’inversione di tendenza anche nelle nascite dei cittadini stranieri in Italia. La natalità delle donne straniere mostra un’inversione di tendenza. Fino al 2008 era dato in crescita e questo era dovuto principalmente a loro. Negli ultimi tre anni, invece, il numero di stranieri nati in Italia è diminuito prograssivamente: gli attuali 72.096 nati sono inferiori di 7.798 nati rispetto al 2012.
Fonte: il manifesto
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