di Martino Mazzonis
I Tifosi rumeni o britannici o italiani che siano saranno accolti dalla puzza dell’immondizia che nessuno raccoglie da giorni nelle strade di Parigi a causa del blocco degli inceneritori. Stasera allo Stade de France, a Saint Denis, nella banlieue parigina, si apre l’Europeo di calcio e il Paese ospitante non è messo tanto bene: i servizi pubblici sono in sciopero da giorni, una parte importante dei giovani è in rivolta contro la riforma del codice del lavoro e il presidente socialista è impopolare almeno quanto lo era Bush alla fine del secondo mandato. E in strada ci sono 3mila tonnellate di rifiuti da raccogliere. Gli stessi tifosi, stasera, torneranno allo Stade De France dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre. Le ultime immagini dello stadio dove gioca la nazionale francese sono quelle del campo pieno di gente spaventata che scappa mentre fuori si sentono delle esplosioni.
Per cercare di non trasformare gli Europei nell’ennesimo disastro politico e di immagine, il presidente Hollande si è appellato ai sindacati, fondamentalmente alla CGT, che è alla guida degli scioperi di queste settimane: «Mi appello al senso di responsabilità di tutti – ha detto il presidente – affinché questo evento sia una festa condivisa». A lui ha fatto eco il ministro dello sport Braillard: «Ci sono momenti in cui fare sciopero è lecito, ma in questo caso, scioperando, impediranno a tanti sostenitori delle squadre di arrivare agli stadi»· Per evitare che gli 80mila che hanno un biglietto per la partita inaugurale tra la nazionale transalpina e la Romania non riescano ad arrivare allo stadio a causa degli scioperi della SNCF (la compagnia delle ferrovie), è previsto un servizio di navette.
Più politico e meno istituzionale il premier Manuel Valls, che in un comizio a Parigi ha difeso la legge El Khomri, dal nome della ministra del lavoro, e attaccato il modello sociale della destra «regressiva» che quando è stata al potere ha fatto solo tagli «e oggi, nelle figure dei candidati alle primarie de Les Republicains (Sarkozy e l’ex premier Alain Juppé) propone altri tagli per 100 miliardi». Valls è, come da par suo, molto duro anche con la sinistra «che vuole l’immobilismo e si auto marginalizza» e la attacca: «La democrazia è il voto, non le piazze». Per il governo lo scontro è sia a destra che a sinistra, dunque.
A sinistra c’è la CGT che risponde agli appelli del governo per bocca di Berenger Cernon, capo degi ferrovieri alla Gare de Lyon a Parigi: «Non siamo noi a fare il calendario: c’è un grande evento e c’è un movimento sociale in campo. Noi vogliamo un negoziato sugli accordi collettivi aperto a tutti e quindi, certo, disturberemo gli Europei». Anche nel Partito socialista è in corso una rivolta guidata da Martin Aubry, che ha scritto un documento che verrà diffuso il prossimo 18 giugno e che è stato firmato anche da ambientalisti – tra cui Daniel Cohn Bendit – ricercatori, intellettuali. Forse lo potrebbe firmare anche l’ex ministra Taubira, uscita dal governo dopo la proposta di riforma costituzionale che prevede di togliere la cittadinanza alle persone coinvolte in qualche forma in atti di terrorismo islamico.
A proposito di terrorismo, oltre all’immondizia e ai trasporti, la Francia è anche in grande allerta: a Parigi sanno di essere un obbiettivo e sanno che i grandi eventi sono il luogo perfetto nel quale colpire per seminare terrore. Del resto la notte degli attacchi del Bataclan, i primi kamikaze si fecero esplodere proprio allo Stade de France. In queste settimane 90mila poliziotti e militari saranno di pattuglia per sorvegliare le aree a rischio. Solo a Parigi saranno in 13mila. Le autorità hanno negato che il prefetto di Parigi abbia suggerito di chiudere la Torre Eiffel. In effetti organizzare un evento internazionale che attira turisti per poi chiudere uno dei monumenti più visitati di Francia sarebbe un disastro di immagine. Tra le misure messe in campo per garantire la sicurezza Saip una app del governo che segnala allarmi terrorismo e da informazioni nel caso di attacchi. Non rassicurante.
La polizia francese avrà anche a che fare con i fans organizzati: a Marsiglia, che ospita la nazionale d’Inghilterra che sabato giocherà contro la Russia, ci sono stati scontri e incidenti tra tifosi francesi e britannici.
Cosa rimane a Hollande? La speranza che la squadra di Didier Dechamps, dopo diversi anni disastrosi – come del resto altri giganti del calcio europeo, Italia compresa – faccia bella figura o, magari, vinca la coppa. Dechamps ha una squadra nella quale alcune grandi stelle calcistiche, primo tra tutti l’attaccante del Bayern Monaco Ribery. La sua è una squadra che gioca un calcio all’attacco. In questi mesi Hollande ha sempre provato a giocare all’attacco per poi ritrovarsi in ritirata: i toni duri e definitivi dopo gli attentati a Parigi, la legge sul lavoro. Dechamps deve sperare di non fare la stessa fine. Ci spera anche Hollande, che di un successo di qualsiasi tipo, per il suo Paese, avrebbe bisogno.
Fonte: Left
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