Intervista a Noam Chomsky di Z Media Institute
Questa intervista è stata trascritta dallo Z Video “Che cosa ando’ storto”. Le domande furono poste da 35 studenti attivisti di ZMI in una sessione durata 90 minuti di Z Media Institute a Woods Hole, MA, nel 2010. L’intervista tocca molte questioni rilevanti anche nel 2016, particolarmente alcuni contenziosi durante la campagna elettorale (delle presidenziali del 2016, Ndt).
Domanda: Che cos’è la sinistra e che tipo di linguaggio dovremmo usare per descrivere il nostro movimento e le nostre posizioni alla gente?
Noam Chomsky: La Sinistra è il movimento che è a favore di tutte le cose decenti: la liberta’, la giustizia, la pace. Certo, dobbiamo definirla per noi stessi, ma tradizionalmente è il movimento che è a favore di più liberta’, più giustizia, più uguaglianza, più partecipazione, più controllo sulle nostre vite; tutte cose decenti. Questa è la Sinistra.
Domanda: Come possiamo descriverla alla gente?
Noam Chomsky: Onestamente, considerando semplicemente i problemi. Non c’è bisogno di formulazioni astratte. Chiunque potrebbe dire le stesse cose. Hitler potrebbe dirle. Ciò che noi dobbiamo fare è mostrare che noi le intendiamo davvero attraverso il modo particolare in cui noi le applichiamo ai problemi che la gente si trova ad affrontare, la volonta’ di perseguire quegli obiettivi, credo, sia ciò che ha sempre animato la Sinistra.
D: I cambiamenti che molti elettori speravano sarebbero avvenuti negli USA quando Obama fu eletto, non si sono mai realizzati. Che cosa andò storto?
NC: Ciò che andò storto fu la speranza. Non era mai esistita una ragione per essa. Non si può dare la colpa a Obama. Se avessimo consultato la sua pagina sulla rete, ci saremmo resi conto del contenuto limitato di ciò che Obama andava dicendo. Praticamente egli si presentava come un qualsiasi normale centrista democratico, non molto diverso, per quanto riguarda la politica internazionale, dal Bush del secondo mandato: il che vuol dire, molto aggressivo. Non c’era proprio niente di più di questo.
Io scrissi di lui (Obama, Ndt), anche prima delle elezioni primarie. Il suo sito sul web era perfettamente trasparente. Se la gente voleva essere presa in giro, questa era una decisione sua, certo. Quindi, nessun cambiamento si avverò e non c’era nessuna ragione di aspettarselo. Obama è stato una creatura delle istituzioni finanziarie e queste lo preferivano a John McCain. Il grosso dei suoi finanziamenti veniva dalle istituzioni finanziarie e queste si aspettavano di venir ripagate. Questo è il modo in cui la politica americana funziona. E infatti furono ripagate con un enorme salvataggio. Esse diventarono ancora più ricche di prima. Quindi la domanda che dovremmo porci dovrebbe essere: ”Che cosa possiamo fare per tutto questo”?
Tutto questo successe prima. La storia non si ripete esattamente come in passato, ma un’analogia è abbastanza simile da dover considerare. Se andiamo indietro agli anni ’60, John F. Kennedy venne eletto sulla base di simili illusioni: un sacco di clamore, tanto scintillio, Camelot e così via. Nei giovani, che pensavano che il mondo stesse per cambiare dopo gli anni noiosi e terribili di Eisenhower, suscitò un entusiasmo mai visto prima. Bene, non ci volle molto perché queste illusioni fossero fatte a pezzi a causa proprio dalle azioni di Kennedy.
Ciò che fu interessante è come la gente reagì. Non reagì dicendo “ abbandoniamo tutto, le illusioni sono finite”. Reagì invece facendosi coinvolgere profondamente nell’attivismo che più tardi portò all’attivismo degli anni ’60.
Il vero problema adesso è come, coloro che furono fuorviati dalle illusioni create intorno alla presidenza di Obama, reagiranno. Ci sono due possibilità: si può reagire dicendo che non esiste più nessuna speranza; abbandoniamo e rientriamo nelle nostre vite private. Oppure si può dire: siamo stati presi in giro, e adesso andiamo davvero a perseguire quelle illusioni che sono state fatte a pezzi- che erano poi illusioni giuste- e facciamo partire un altro periodo di attivismo e di cambiamenti significativi. Credo che questo sia nelle mani di coloro che furono coinvolti nell’onda dell’entusiasmo erroneamente, ma si possono commettere errori, e si può guardare indietro e dire, come possiamo andare da qui a lì?
D: Hai qualche consiglio strategico su come la sinistra potrebbe organizzarsi intorno a problemi comuni di cui la destra si appropria?
NC: Ci sono molte cose che si possono fare. Dipende da chi siamo e dove ci troviamo. Io non posso andare a organizzare i metalmeccanici perché non sono un metalmeccanico. Ma possiamo fare un sacco di cose nelle nostre comunità. Consideriamo, per esempio, il deficit.
La propaganda oggi ci dice che abbiamo accumulato un enorme deficit e che dobbiamo impegnarci per pareggiarlo: deve scomparire tutto. Allora, prima di tutto, dal punto di vista economico questo non ha senso. In una recessione si vuole avere un deficit perché si vuole avere a disposizione uno stimolo per crescere e risalire fuori dalla recessione economica: 17 milioni di disoccupati (negli USA nel 2010, Ndt) e così via. Ma mettendo questo da parte per un momento, dobbiamo chiederci: che cos’è il deficit? Se si ascolta la NPR (National Public Radio, il servizio radiofonico semi-pubblico, Ndt) il deficit è costituito dalla Social Security (il sistema pensionistico pubblico) e da Medicare (l’assistenza sanitaria pubblica per gli anziani oltre i 65 anni di eta’ Ndt). Ma questo è solo perché i ricchi e i privilegiati stanno tentando da anni di distruggere questi due sistemi.
Il Social Security non ha nessun problema. Medicare sta avendo problemi perché è legato al sistema sanitario privatizzato che è in cattive acque. Diamo un’occhiata al deficit. Circa la metà è dovuta a spese militari che sono aumentate sotto Obama. Infatti hanno raggiunto picchi di spesa mai raggiunti prima e nessuno parla di tagliare quelle spese. Quindi, quando questa gente parla di tagliare il deficit, sappiamo già, immediatamente, che non parla seriamente.
L’altra meta’ del deficit è costituita praticamente dai costi della sanità che continuano a crescere in questo sistema completamente disfunzionale. I costi arriveranno a sommergere il budget federale e questa non è una cosa negativa per coloro che sono felici che il sistema assistenziale venga fatto a pezzi. I ricchi otterranno ancora ciò che desiderano. Noi abbiamo già un sistema sanitario che è razionato sulla base della ricchezza e se lo diventa ancora di più non sentiremo sicuramente nessuna lamentela da parte dei ricchi e privilegiati.
Il Deficit
Il deficit è un problema attorno al quale è facile organizzarsi: è vero, esiste un deficit e possiamo dare un’occhiata per vedere da dove origina. Dobbiamo davvero spendere quanto tutto il resto del mondo, insieme, per una forza militare sempre più avanzata tecnologicamente, e con centinaia di migliaia di basi intorno al mondo? Non credo che il conto sia mai stato fatto ma se guardiamo semplicemente al costo delle armi posizionate per essere pronte a sparare intorno al mondo e alla marina militare che gli USA hanno disseminato intorno al mondo, facendo niente, semplicemente preparandosi nel caso sia necessario usare le armi predisposte per l’aggressione dovunque possa avvenire. Questi costi, se potessimo calcolarli, sarebbero astronomici.
Tutto questo è davvero necessario? È un bene per il mondo? È una buona cosa per noi sviluppare la tecnologia avanzata dei droni così che possiamo produrre droni miniaturizzati che possono trovare la via per arrivare nelle sale da pranzo e assassinare una certa persona che era già sotto sorveglianza? È questo che ci serve veramente? C’è un sacco da fare intorno a queste cose e nessuna di esse viene discussa pubblicamente.
La Sanita’
Recentemente stavo ascoltando il programma radiofonico settimanale di NPR (National Public Radio) circa il deficit . C’erano due esperti, tutti e due falchi rispetto al problema. Il loro unico suggerimento per riparare il deficit era di tagliare il sistema pensionistico e i benefici di Medicare (l’assistenza sanitaria gratuita pubblica per gli anziani). Non dissero una parola riguardo al budget militare e sul perché i costi della sanità stanno andando alle stelle. La riforma della sanità (Obamacare Ndt) fu osteggiata da due terzi della popolazione, ma se diamo un’occhiata ai sondaggi ci rendiamo conto che larga parte della popolazione si oppose perché la riforma non riformava abbastanza: praticamente dava via tutto. Noi possiamo rivolgerci a questa gente perché essi pagano per un sistema sanitario che costa due volte tanto quanto costa nel resto del mondo industrializzato e con i risultati peggiori.
Potremmo pubblicizzare le cose che la stampa non pubblica, riportando le morti delle partorienti durante il parto che costituiscono i numeri più alti del mondo. O potremmo citare gli studi comparativi sulla salute che dimostrano che a Cuba, una nazione povera, i risultati della sanità sono più o meno gli stessi degli USA, mentre però la spesa di Cuba è solo il 5 percento della spesa sanitaria USA, perché il sistema sanitario cubano è basato sulla medicina preventiva, con cliniche disseminate e medici che offrono le cure prenatali e che vanno a casa a visitare le madri con i neonati.
Quindi, queste due cose da sole stanno causando l’enorme deficit – quello militare e quello sanitario- e offrono molte opportunità per organizzare e possono anche portare verso altri orizzonti.
La Chiusura delle Fabbriche
Se per caso abitate nel centro del Michigan, allora potreste organizzare intorno ad altre cose. Per esempio, il governo adesso praticamente possiede la maggioranza delle industrie automobilistiche e ha imboccato la strada di tutti i sistemi corporativistici statali degli ultimi 30 anni: trasferire le produzioni industriali all’estero. Non si tratta di interrompere completamente la produzione industriale ma piuttosto di continuare il processo da qualche altra parte dove la manodopera è meno cara: il Messico, la Cina, il Vietnam e così via, anche se poi i profitti ritornano sempre qui. Le banche sono felici e così pure i dirigenti e i proprietari; il processo però sta’ distruggendo la società. Quando si chiude una fabbrica di automobili, non si distrugge solamente la forza lavoro ma tutta la comunità. Le comunità sono costruite sostanzialmente intorno agli impianti industriali. È proprio necessario chiuderli? Allora, ci sono tante cose necessarie in queste situazioni.
Infatti, potremmo far risaltare che quando Obama stava chiudendo gli impianti della GM (General Motors), egli mandò il suo segretario dei trasporti in Europa per fare un contratto, usando soldi dei contribuenti intesi per lo stimolo per ditte industriali in Europa- principalmente la Spagna- per costruire ferrovie ad alta velocità, di cui abbiamo un enorme bisogno negli USA e che potevano essere costruite negli impianti chiusi in Michigan. I treni qui non possono essere comparati con quelli in Europa, in Giappone o in Cina, o quasi nessun altro posto al mondo. Questo non è qualcosa che successe per caso, ma fu il risultato di una pianificazione attenta e programmata da parte dello stato per disegnare un tipo particolare di società, una che spreca enormemente, alimentata da combustibili fossili che disperdono la gente e distruggono le città. Il processo risale agli anni ’40 e ha determinato una situazione che è pericolosa per chiunque eccetto i ricchi. Qual è la strategia ovvia in questo caso? La strategia ovvia sarebbe che i lavoratori si prendano in mano le industrie, le facciano funzionare, le amministrino e producano equipaggiamento ferroviario ad alta velocità o qualsiasi altra cosa che è necessaria alla società.
Non si tratta di un cambiamento enorme, radicale. È qualcosa che è appena sotto la superficie nella stessa America. Se andiamo indietro agli anni ’30, la classe imprenditoriale si prese un grosso spavento per via degli scioperi in cui i lavoratori smettevano di lavorare e si sedevano per terra. I “sitdown strikes” (scioperi con sit-in Ndt.) sono distanti solamente un pensiero dall’impossessarsi delle fabbriche e dall’autogestione, e quindi dal dare un calcio nel culo ai padroni.
E poi ci sono molti altri problemi attorno ai quali ci si può organizzare. Dopotutto ci troviamo di fronte a due crisi che hanno, letteralmente, a che fare con la sopravvivenza della specie. Una di queste è rappresentata dagli armamenti nucleari; un’altra ha a che vedere con la distruzione dell’ambiente.
Per rimanere a quanto pubblicato nelle prime pagine dei giornali: ci si preoccupò molto per la catastrofe ecologica causata dalla BP nel Golfo del Messico. Ci sarebbe molto da dire a riguardo, ma c’è qualcosa d’altro che è devastante quanto il disastro causato dalla BP, almeno per quanto riguarda gli standard globali, ed è quanto succede nel Delta del Niger, in Nigeria; è molto peggio e sta andando avanti da decenni. Le compagnie petrolifere stanno distruggendo la regione con il risultato di enormi perdite di greggio nell’ambiente, gente che viene assassinata e nessuno sembra essere molto interessato a tutto questo. Ciò che succede in Nigeria è dovuto, in massima parte, al collasso dell’apparato regolatore sotto il fanatismo neoliberale dell’ultima generazione, che è praticamente lo stesso che determinò la crisi finanziaria. Eccetto che non ci fu nessuna crisi finanziaria dal 1930 fino agli anni ’70, perché il sistema di controllo finanziario e il sistema finanziario erano più o meno regolati. Ma con l’esplosione della finanza e l’eliminazione dei controlli si determinano crisi ripetute che diventano sempre peggiori. E lo stesso avviene anche per le crisi ecologiche. Tutte queste cose -praticamente qualsiasi cosa presente nelle vite della gente- possono rappresentare occasioni per organizzarsi. E questa è la missione della Sinistra.
D. Che forma di resistenza ci può aiutare a fermare i sentimenti razzisti, contro gli immigrati, che sembrano aumentare sempre di più?
NC. Gli atteggiamenti contro gli immigrati sono straordinari. Qui, negli USA, la gente ha la sensazione che “loro” ci stanno portando via tutto. Noi abbiamo lavorato duramente per ottenere ciò che abbiamo e “loro” ce lo stanno portando via. Bene, ma chi sono “loro”? “Loro” sono gli immigrati clandestini.
I sentimenti sono genuini e devono essere analizzati, in parte spiegando come stanno i fatti veramente. Prima di tutto, perché gli immigrati vanno dall’Africa all’Europa invece di andare in direzione contraria? Perché l’onda della migrazione va dal Sud al Nord? Consideriamo, per esempio, l’immigrazione dal Messico e dall’America Centrale verso gli Stati Uniti. Qual è la causa del fenomeno? Allora, la ragione dell’immigrazione dall’America Centrale verso gli USA sta nelle guerre terroristiche di Reagan che fecero a pezzi quelle nazioni. Nei territori Maya in Guatemala, negli anni ’80, fu portato a termine un genocidio, letteralmente, supportato dagli USA. Quindi non è solamente che la gente migra qui per rubare, la gente si muove perché noi abbiamo distrutto le loro vite. Questo è qualcosa che la gente dovrebbe sapere. Infatti, l’America Latina ha una storia orribile di repressione e violenza: le cause includono l’imperialismo occidentale del secolo scorso, principalmente da parte degli USA, e poi le proprie élite nazionali che hanno agito in maniera feroce, brutale e selvaggia. Tra l’uno e l’altro i paesi dell’America Latina furono distrutti. La gente è molto povera; stanno un po’ meglio adesso, ma se guardiamo alla maggioranza del loro miglioramento, deriva dai soldi che gli immigranti spediscono indietro dagli USA. Infatti, questi soldi spediti all’America Latina sono di più degli aiuti internazionali ed equivalenti agli investimenti diretti esteri. Questi paesi sopravvivono su queste basi, dopo aver sofferto anni di violenza e oppressione.
Perché i Messicani vengono da noi? Vediamo un po': c’è qualcosa che si chiama NAFTA (North American Free Trade Agreement Ndt), che fu realizzato nel 1994, fatto passare dai liberali sopra le teste dell’opposizione del pubblico Americano, quello Messicano e Canadese. Ci sarebbero potute essere delle alternative proposte dal movimento sindacale, ma i mass media non le riportarono neanche nei loro giornali e TV. Così Clinton poté spingere la versione esecutiva di NAFTA. Se guardiamo al background, è abbastanza chiaro di cosa si trattava.
Quando NAFTA fu realizzato, fu subito chiaro che avrebbe distrutto l’agricoltura messicana e l’industria messicana. L’agricoltura messicana non avrebbe potuto competere con il mercato agricolo degli USA che riceve sussidi massicci dal governo, sotto la NAFTA, e così, per forza, devastò l’economia e la gente cominciò a fuggire. Dove possono fuggire? Certo non in Guatemala, e quindi vanno verso gli USA.
Che cosa si può fare? Clinton capì perfettamente che cosa bisognava fare. Il confine tra il Messico e gli USA era stato praticamente, fino ad allora, un confine aperto. Era stato stabilito, certo, da conquiste e quindi praticamente la stessa gente viveva in tutti e due i versanti, così la gente poteva attraversarla tranquillamente per andare a visitare i parenti dall’altra parte.
Nel 1994, l’anno in cui il NAFTA fu fatto passare, Clinton iniziò la militarizzazione del confine. Operazione Separazione. Perché? Perché chiunque poteva rendersi conto che l’impatto del NAFTA sarebbe stato terribile e avrebbe determinato un flusso migratorio che avrebbe richiesto l’uso della forza per essere fermato. Questo è il problema dei migranti, questa è la base del problema.
La cosa vera è che, quando un immigrato arriva, determina crescita economica. Gli immigrati fanno la maggior parte dei lavori sporchi della società in cambio di bassi salari e cattive condizioni. Non possono lamentarsi per ovvie ragioni- non hanno documenti- e quindi sono facilmente sfruttabili. Mandano soldi indietro nei loro paesi e spendono soldi, cosicché l’effetto netto, da un punto di vista economico, è positivo per l’economia- e non portano via il lavoro a nessuno.
Esiste una quantità di problemi che possono essere discussi per controbattere l’isteria anti-immigrati. Dobbiamo riconoscere il fatto legittimo che la gente si sente minacciata, che il loro modo di vita venga portato via dagli immigrati, ma non sono gli immigrati che lo portano via, il loro stile di vita viene portato via dai dirigenti di Goldman-Sachs. Ci vuole del lavoro, ma questo rappresenta l’impegno di organizzare, raccogliendo le lamentele della gente, riconoscendo la legittimità delle loro lamentele, e mostrando le cause e le fonti e ciò che essi rivelano di sé stessi e delle società in cui vivono, e la propaganda a cui sono soggetti.
D. Che cosa possiamo aspettarci dalla situazione in Iraq?
NC– Dipende da due cose, principalmente dagli iracheni e secondariamente dagli USA. Ciò che successe in Iraq è che gli USA furono in realtà sconfitti, il che è abbastanza raro. Se guardiamo agli obiettivi della guerra degli USA in Iraq, si tratta di una sconfitta- una sconfitta seria. Il primo fattore è stato la resistenza non violenta. Gli USA riuscirono a sterminare gli insorti- noi siamo molto bravi a uccidere la gente; abbiamo un’incredibile macchina omicida- ma non potevamo confrontarci con centinaia di migliaia di persone nelle strade che chiedevano le elezioni. Gli USA tentarono di bloccare le elezioni con ogni mezzo.
Contrariamente ai titoli di testa nei giornali, gli USA cercarono disperatamente di prevenire qualsiasi forma di democrazia in Iraq, ma passo dopo passo gli USA dovettero arretrare e lasciar perdere. Fino al gennaio 2008, la posizione ufficiale del governo USA, enunciata dal Presidente, era che gli USA erano determinati ad assicurare che ci fossero basi militari USA in Iraq, opzioni permanenti per azioni militari USA in Iraq e accesso privilegiato per le multinazionali USA al petrolio Iracheno. Questo obiettivo era sempre stato in secondo piano ma, nelle fasi iniziali della guerra era rimasto nascosto sotto la pentola della “democrazia”. Quando la situazione divenne sempre più disperata per gli USA, allora dovettero venir fuori con la verità e, verso la fine del 2007/inizio 2008, se guardiamo con più attenzione, le dichiarazioni ufficiali dicevano esattamente ciò che la Sinistra aveva continuato ad affermare- cioè che l’obiettivo della guerra era di stabilire uno stato vassallo degli USA con una massiccia presenza militare USA, posizionata per controllare la regione e, certo, per controllare le risorse energetiche e assicurarsi che le corporazioni USA avessero un accesso privilegiato al greggio.
Se qualcuno avesse affermato queste cose durante la guerra sarebbe stato considerato anti-americano, un lunatico proveniente da Marte. Ma verso il 2008 questa gente dovette ammettere pubblicamente che la guerra aveva degli obiettivi e che questi dovevano essere abbandonati. Si dia un’occhiata all’Accordo sullo Stato delle Forze. Gli USA dovettero rinunciare a ognuno di quei punti , allo stesso modo di come furono costretti a ritirarsi passo dopo passo, anno dopo anno, dai loro sforzi per prevenire le elezioni e qualsiasi forma di democrazia. Fu una grossa sconfitta.
Quindi, ciò che accadrà in Iraq dipenderà dagli Iracheni. Ma c’è anche qualcosa da imparare per noi. Perché gli USA furono forzati ad abbandonare? La ragione principale fu la resistenza non violenta degli Iracheni, un’enorme trionfo per la non-violenza. Ma c’è anche un’altra ragione: la popolazione degli USA non tollerava la guerra.
C’è quasi un principio: se leggi qualcosa che viene accettato convenzionalmente, si può, quasi con certezza, assumere che sia falso e che l’opposto sia vero. Si dice comunemente, attraverso tutto lo spettro politico, che non ci fu opposizione alla guerra in Iraq negli USA. La gente si lamenta che non fu come il Vietnam, dove si sviluppò un’enorme opposizione; per l’Iraq però non ci fu nessuna opposizione. Il caso fu esattamente l’opposto.
Consideriamo prima la guerra in Vietnam. In qualsiasi momento, corrispondente allo stesso momento della guerra in Iraq, non esisteva nessuna opposizione. Non solo nessuna opposizione ma qualsiasi sforzo per esprimere opposizione veniva represso in maniera violenta. Nell’Ottobre 1965, dopo tre anni di guerra in Vietnam, un paio di migliaia di soldati presenti e il Sud Vietnam praticamente distrutto, noi tentammo la nostra prima manifestazione pubblica contro la guerra.
Si trattava di una piccola marcia da Harvard Square a Boston Commons-poche migliaia di persone. Erano previsti discorsi ma furono repressi violentemente da studenti. La sola ragione per cui non ci furono morti o feriti fu perché erano presenti un paio di centinaia di poliziotti dello stato.
Il giorno dopo, il Boston GLobe- un giornale liberale- riporto’ con grandi applausi la contro-dimostrazione con una foto di un veterano ferito in prima pagina e la denuncia dei dimostranti che chiedevano cose così gentili da essere imbarazzanti (di smettere i bombardamenti). Eravamo nel 1965. Mi ricordo che forse si poteva tenere un discorso in una chiesa con quattro persone- il ministro, l’organizzatore, un ubriaco che era entrato dalla strada e qualcun altro che voleva solo farti fuori. Quindi Kennedy e Johnson non ebbero nessun problema nell’autorizzare l’uso del napalm, i bombardamenti a saturazione dei B-52, la guerra chimica- nessuna protesta.
Bernard Fall- uno storico militare francese ed esperto del Vietnam, molto conosciuto e rispettato- scrisse nel suo libro Last Reflection on a War (L’Ultima Riflessione su una Guerra), che venne pubblicato nel 1967, che egli aveva dubbi sul fatto che il Vietnam sarebbe sopravvissuto, come entità culturale e storica, ai massicci attacchi da parte della macchina militare più straordinaria che fosse mai stata scatenata contro un territorio di quelle dimensioni.
A quel punto c’erano più di mezzo milione di soldati USA nel Sud Vietnam, gli USA stavano bombardando a tappeto il Nord Vietnam e avevano esteso la guerra al Laos e alla Cambogia. Così cominciarono proteste più grandi e vigorose. Non ci furono mai proteste tra le élite. Nella popolazione generale, tuttavia, le cose stavano cambiando e le dimostrazioni contro la guerra e l’attivismo divennero significativi. Nel Gennaio 1968, fu lanciata l’Offensiva del Tet (Il Nuovo Anno Vietnamita), un evento che è stato distorto in maniera grossolana nella storia. Fu un evento incredibile. Coloro che sono interessati ai movimenti popolari dovrebbero dare un’occhiata da vicino a quanto accadde. Il Sud Vietnam era completamente saturato da più di mezzo milione di truppe e probabilmente altri 100.000 o più mercenari della Korea del Sud, Taiwan, le Filippine e così via- un’enorme esercito clientelare. Ogni villaggio sciamava di ufficiali del governo e dello spionaggio. Però nessuno sapeva che l’offensiva del Tet stava per arrivare. Si trattò di una rivolta simultanea in tutto il Sud Vietnam e prese tutti di sorpresa.
Il significato fu che in ogni villaggio del Sud Vietnam la gente era già organizzata a sollevarsi a un preciso momento contro l’occupazione. Voleva anche dire che nessuno parlò dell’evento, o se qualcuno ne parlò, gli occhi non videro e le orecchie non udirono. Io non credo che ci sia mai stato un evento come quello nella storia delle rivolte spontanee popolari.
Gli USA riuscirono a domare la rivolta usando una violenza tremenda, e adesso l’evento viene trattato come una sconfitta del Nord Vietnam. In realtà il Nord Vietnam non era neanche presente. Le truppe Nord Vietnamite erano al confine cercando di attrarre le truppe americane fuori dai centri di rivolta così che la rivolta potesse avere successo. Nonostante tutto venne definita una sconfitta del Nord Vietnam perché gli USA riuscirono a spegnere la rivolta usando un enorme volume di armi e munizioni. Questo è come un evento passa alla storia. Ciò che avvenne realmente, però è davvero incredibile e i centri di potere negli USA lo capirono molto bene. Gli intellettuali non lo capiscono neppure oggi, ma la comunità imprenditoriale lo capì molto bene. A quel punto esisteva un gioco di potere molto interessante. C’era un gruppo di persone chiamato dei saggi- pezzi grossi di Wall Street- che andarono a Washington e lessero al Presidente Lyndon Johnson la Legge Sulle Rivolte (Riot Act). Gli dissero, guarda, tu devi smettere l’escalation della guerra, sta costando troppo, sta indebolendo l’economia, la gente è incazzata, devi smettere di bombardare il Nord Vietnam e devi iniziare a ritirare le truppe, devi dichiarare che non ti presenterai alle prossime elezioni. E il presidente fece tutto ciò che gli era stato ordinato di fare, immediatamente. Questo ci dice come funziona la politica americana.
Nella comunità intellettuale successe qualcosa di molto interessante. Tutto a un tratto sembrò che tutti erano stati opposti alla guerra da lungo tempo. Così i biografi dei Kennedy- ci furono molte memorie circa Camelot e come il tutto fosse così meraviglioso. Allora, i biografi dei Kennedy, Arthur Scheringer, Ted Soresen e tutto il resto- immediatamente riscrissero le loro storie, inventandosi la fiaba che Kennedy stava cercando di porre fine alla guerra. Non esiste neanche un briciolo di evidenza per questa balla.
Allora, gli effetti dei movimenti contro la guerra negli anni ’60 e l’espansione degli stessi movimenti popolari determinarono una situazione in cui il pubblico non tollerava le misure che venivano prese per il Sud Vietnam. Le stesse persone (i politici, Ndt) non poterono fare le stesse cose con l’Iraq. Così la resistenza domestica e in Iraq hanno determinato la sconfitta degli USA.
L’Iraq deve adesso fronteggiare il fatto che l’invasione creò conflitti settari, che non erano davvero esistiti nel passato. Fino al 2005 gli Iracheni affermavano che non ci sarebbe stato nessun conflitto settario. Quando alla fine la situazione esplose, si trasformò in un disastro attraverso tutto il Medio Oriente. La guerra degli USA in Iraq ha creato un enorme conflitto settario che minaccia di fare a pezzi tutta la regione.
La sinistra può fare ciò che può per tentare di prevenire l’imposizione di un’amministrazione coloniale; può provare a forzare il governo USA a rispettare ciò che è stato formalmente accettato nell’Accordo sullo Stato delle Forze che Obama certamente non ha intenzione di rispettare. Fateci caso, nessuno parla più di ciò che sta accadendo alle basi militari. Io so che sono state date in mano a contrattisti. Gli USA le hanno, in un certo senso, date in mano alle corporazioni militari private che continuano a costruire enormi basi militari con l’intenzione di, in qualche modo, invertire le sconfitte.
Che cosa succederà nel futuro dipende da noi. Vogliamo spendere milioni di dollari all’anno per costruire città in Iraq, Pakistan, Afghanistan per assicurare che gli USA controllino le regione unitamente a basi militari, camere di tortura e così via? Dipende da noi- la scelta è nostra. Lasciamo perdere? O premiamo per maggiore libertà, più giustizia, più uguaglianza, più partecipazione, più controllo sulle nostre stesse vite- tutte cose decenti?
Da ZNet- Lo Spirito della Resistenza è Vivo
www.znetitaly.org
Traduzione di Francesco D’Alessandro
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