di Stefano Fassina
Martedì 20 dicembre è stata un’altra giornata triste per Roma. Non abbiamo gioito per l’ennesimo “incidente” dell’amministrazione di Virginia Raggi. Sin dall’avvio della consiliatura, SinistraXRoma si è comportata da minoranza costruttiva, non da opposizione pregiudiziale. Siamo convinti, infatti, che il fallimento della giovane esperienza di governo votata da due terzi dei romani pochi mesi fa diventerebbe un problema politico sistemico, fonte di ulteriore sfiducia dei cittadini verso le istituzioni di rappresentanza e governo.
Oltre che sulle nomine connesse a una compromessa filiera politico-affaristica, i limiti politici e amministrativi dell’esperimento in corso al Campidoglio sono esplosi sul bilancio di previsione per il triennio 2017-19.
L’inciampo è figlio di inconsapevolezza. Quindi del tentativo di affrontare attraverso strumenti ordinari una fase straordinaria: come abbiamo dichiarato sin dall’inizio in consiglio, un documento contabile in continuità in un quadro finanziario insostenibile.
L’Organismo di revisione economico finanziaria (Oref), con una severità inedita, ha messo in evidenza i nodi strutturali veri che soffocano le prospettive di Roma: la sistematica accumulazione di debiti fuori bilancio; le enormi passività finanziarie delle aziende partecipate da Roma Capitale, di Metro C e delle linee A e B per irrinunciabili interventi di ammodernamento, dei Punti Verdi Qualità, dei contenziosi e altro ancora. Sono nodi stretti intorno al collo della città dalle amministrazioni Alemanno e Veltroni. Si sommano, non sono compresi, nel debito storico definito alla chiusura della lunga stagione glorificata nel Modello Roma: circa 13 miliardi, nonostante l’intervento del bilancio dello Stato per 300 milioni all’anno e i 200 milioni annui di super addizionale comunale all’Irpef fino al 2040.
Il punto politico, tuttavia, è che l’Oref ha assegnato al primo bilancio Raggi una mission impossible: farsi carico di problemi insolubili nel quadro dato.
Da parte sua l’amministrazione Raggi ha la colpa politica grave dell’inconsapevolezza. Invece di limitarsi a insistere, nonostante le macroscopiche contraddizioni, su onestà e trasparenza come caratteri distintivi e qualificanti, avrebbe dovuto riconoscere quanto SinistraXRoma ha messo al centro della campagna elettorale e ripetuto sin dal primo consiglio comunale. La sindaca Raggi e il suo assessore, prima dell’avvio della sessione di bilancio, sarebbero dovuti venire in aula e mettere i dati di realtà di fronte alla città: 1) l’insostenibilità del piano di rientro approvato, in altrettanta inconsapevolezza, dalla giunta Marino, in particolare senza una brutale svendita e “valorizzazione” del patrimonio immobiliare capitolino e senza dannose privatizzazioni di servizi essenziali; 2) le note passività finanziarie elencate dal parere dell’Oref; 3) Roma come “questione nazionale” e 4) la necessità e urgenza di un attivo e solidale coinvolgimento del governo e del parlamento per la ristrutturazione del debito storico e delle passività accumulate.
È necessaria una ripartenza. Richiede condizioni politiche e amministrative oggi difficili da intravedere. Ma si deve provare.
Il Pd e le destre non sono in condizioni di dare lezioni. Devono essere all’altezza della sfida. Ma l’onere principale ricade, come sempre in democrazia, su chi è stato scelto con una larghissimo consenso per il governo della città. Il M5s deve, innanzitutto, evitare di assumere come vincoli immutabili gli impegni ereditati. L’assessore al bilancio deve motivare l’impossibilità di corrispondere, oggi, ai rilievi dell’Oref. Il M5S deve valutare freddamente le sue capacita di inversione di rotta. Insieme, governo e parlamento devono indicare la disponibilità a sostenere la Capitale con un «Patto per Roma» orientato alla ristrutturazione dei debiti e a un programma strategico di sviluppo, poggiato sul riassetto amministrativo (potenziamento di funzioni e elezione diretta della città metropolitana e innalzamento dei municipi a comuni metropolitani).
Senza alleggerimento della zavorra del debito e senza rivoluzione amministrativa nessuno può avviare la ricostruzione morale e economica di Roma. Sarebbe da irresponsabili ignorare i danni sistemici del fallimento di Roma, Capitale d’Italia.
Fonte: Il manifesto
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