di Carlo Troilo
Dinanzi alle reazioni emotive provocate dalle immagini che i media ci offrono quotidianamente e soprattutto per contrastare le strumentalizzazioni razziste della Lega e della destra, è doveroso tentare una “diversa narrazione” del problema della immigrazione. Lo si può fare partendo dal lavoro svolto dai Radicali Italiani, prima con una approfondita ricerca di Roberto Cicciomessere e Vitaliana Curigliano e poi, nei giorni scorsi, con un convegno che ha coinvolto il presidente del Senato Grasso, il presidente della Regione Toscana Rossi e una numerosa rappresentanza di sindaci guidata dal sindaco di Catania (e vice presidente dell’ANCI) Enzo Bianco.
Tema dell’evento, il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare per superare la legge Bossi – Fini, che non ha risolto alcuno dei problemi legati all’arrivo di migranti ma, dando vita all’assurdo reato di “immigrazione clandestina”, ha solo criminalizzato gli sventurati esuli ed ha ulteriormente aggravato i problemi della nostra giustizia e del sistema carcerario.
Tema dell’evento, il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare per superare la legge Bossi – Fini, che non ha risolto alcuno dei problemi legati all’arrivo di migranti ma, dando vita all’assurdo reato di “immigrazione clandestina”, ha solo criminalizzato gli sventurati esuli ed ha ulteriormente aggravato i problemi della nostra giustizia e del sistema carcerario.
Del dibattito svoltosi venerdì al Senato cito subito un passaggio della relazione di Emma Bonino: dobbiamo sempre ricordare ai nemici degli immigrati che fra le due grandi guerre del secolo scorso venti milioni di italiani, anche delle regioni oggi più ricche, sono stati costretti ad emigrare e spesso hanno subito le umiliazioni e le pene di coloro che oggi cercano rifugio in Europa. Ed evidenzio anche la coraggiosa (e solitaria) osservazione di Enrico Rossi sul fatto che la protesta dei leghisti e dei loro compari diviene assai più forte quando il colore della pelle dell’immigrato è nero: un indegno razzismo nell’era della globalizzazione.
Ma vediamo le verità sugli immigrati.
1) Non è un’invasione. Su 500 milioni di europei solo il 6,9 per cento è costituito da immigrati. L’Italia con una quota di immigrati dell’8,2 per cento (5 milioni di persone) è allineata agli altri grandi paesi europei come la Germania (9,3 per cento), il Regno Unito (8,4 per cento) e la Francia (6,6 per cento).
2) Gli immigrati sono sempre di meno. In Italia nel 2014 erano arrivati 248mila migranti, molto meno che in Germania (790mila arrivi) e soprattutto il 51,8% in meno rispetto al 2007, quando erano arrivate 512mila persone. Nel 2016 gli arrivi sono scesi a 168mila.
3) Gli immigrati non rubano il lavoro agli italiani. Gli stranieri non riducono l’occupazione degli italiani, ma occupano le posizioni meno qualificate che nel corso degli anni sono state abbandonate dagli italiani, soprattutto nei servizi alla persona (le badanti sono oltre 800mila: due su tre non in regola), nelle costruzioni e nell’agricoltura. Anche in Italia, il tasso di disoccupazione degli immigrati è superiore a quello degli italiani ed è aumentato nel periodo di crisi economica.
4) Il lavoro degli immigrati contribuisce per l’8,7% al totale del nostro PIL, come ci dice una fonte non sospetta quale il Centro studi di Confindustria. Nel 2016 i loro contributi hanno pagato la pensione a 64mila italiani.
5) L’Italia ha bisogno di più di 150mila immigrati all’anno. Considerando il calo demografico e l’aspettativa di vita media nel paese, per salvaguardare la forza lavoro indispensabile per garantire la capacità produttiva dell’Italia e per rendere sostenibile il sistema previdenziale, è necessario che arrivino in Italia almeno 150 mila migranti all’anno per i prossimi dieci anni.
Concludo con alcuni punti salienti della relazione di Emma Bonino al convegno di venerdì scorso.
- L’immigrazione in Italia (e in Europa) non è “una emergenza”, durerà per diverse generazioni perché da un lato in Europa (anche nei paesi dell’Est) vi è denatalità, dall’altro l’Africa ha un boom demografico (entro il 2.050 la sola Nigeria passerà da 100 a 200 milioni di abitanti) e vive il dramma delle sanguinose guerre civili (ultima, quella del Gambia, un paese per noi quasi sconosciuto)
- La percezione diffusa, anche a causa dei media, é che gli immigrati siano il 30% della popolazione, mentre i “regolari” sono 6 milioni (8,2% della popolazione)
- A causa della Bossi – Fini i 500mila irregolari non possono “emergere” (e con loro restano “in nero” gli stipendi e non vengono versati i relativi contributi)
- Il 50% delle richieste di accoglienza sono respinte ma è molto difficile realizzare il “rimpatrio” forzato (specie in situazioni come quella della Libia)
- C’è il gravissimo problema dei minori non accompagnati. Si stima che in un anno se ne siano “persi” 20mila, probabilmente destinati a prelievo di organi, prostituzione, delinquenza minorile, ed anche facili prede degli arruolatori di terroristi
- I Centri di impiego, in Italia, sono un ostacolo alla ricerca di un lavoro e quindi alla integrazione degli immigrati. Essi si occupano di trovare lavoro sia per gli immigrati sia per gli italiani, per cui non si può dire che i primi siano privilegiati. Il punto è che non sono messi in grado di funzionare, come dimostra il confronto con la Gran Bretagna. Infatti, in GB gli operatori addetti sono 78mila e lo Stato paga 6 miliardi di stipendi. Però spende solo 5 miliardi in sussidi. In Italia gli addetti sono solo 9mila e gli stipendi 475 milioni. Però l’Italia paga 25 miliardi di sussidi. Il Ministro del Lavoro conosce questi dati?
Fonte: MicroMega online
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