di Gianluca Graciolini
Primo. Mélenchon e la France Insoumise hanno ottenuto un grandissimo risultato, (neanche il 2% sotto la Le Pen) nonostante il consueto oscuramento dei media, appena interrotto quando alle prorompenti avvisaglie di crescita della sinistra radicale nelle preferenze dei francesi i mercati finanziari cominciavano a fibrillare e il mainstream si è messo a contrapporle il solito spauracchio dell'apocalisse finanziaria. Non a caso, Hollande, silente per quasi tutta la campagna elettorale, è intervenuto solo per agitare quello spauracchio proprio contro il candidato della Francia ribelle. È oramai un segreto di Pulcinella vedere che il capitalismo finanziario e gli artefici del regime neoliberista preferiscano governare la crisi divorziando con la democrazia e trovino senz'altro più conveniente spianare la via al fascismo, al razzismo e alla guerra tra poveri che lascia intatti, se non più solidi, tutti i loro poteri, piuttosto che ridurre i loro privilegi e redistribuire ricchezza. La bulimica presenza della Le Pen sui loro media da tanti anni a questa parte ne è la dimostrazione.
Secondo. Il risultato elettorale del primo turno delle presidenziali è scritto da tempo ed è figlio del disastroso governo Hollande-Valls e della miserabile, ingloriosa, fine dei socialisti francesi. Ne avevo già scritto qui o qui nel dicembre 2015.
Terzo. Tutti i pennivendoli al servizio permanente effettivo delle élites finanzcapitaliste e bancocratiche si sono ben guardati dal descrivere cause, caratteri ed esiti definitivi della liquefazione dei socialisti francesi, la variante transalpina del catastrofico fallimento della cosiddetta terza via social-liberista. A questi pennivendoli e a quel che resta dei socialisti francesi basta ora rifugiarsi nell'uomo di Rotschild e delle banche, con la scusa dell'Union sacrée rattoppata contro la Le Pen e con l'intento di difendere lo status quo austeritario, liberista e neocoloniale.
Quarto. Merita ora di sottolineare la prova di Hamon. Appena vinte le primarie del suo partito, con l'ignobile sconfitto Valls a fare da subito outing a sostegno del centrista Macron, ha perfino avuto la presunzione di "unire" lui la sinistra e di proporre il ritiro a Mélenchon. Ridicola superbia da uno che ha preso poco più del 6% ed è stato asfaltato dal ben più credibile, coerente e generoso progetto di radicale cambiamento della politica francese, delle relazioni europee ed internazionali e dell'assetto sociale ed economico promosso da Mélenchon.
Quinto. A quest'ultimo proposito è doveroso spendere delle parole anche per chi, in Italia e a sinistra, è stato capziosamente incapace di leggere questa realtà e le aspettative popolari ad essa sottintese. Silenzio assoluto su Mélenchon, lo smunto e incolore Hamon presentato come speranza per la sinistra. Ed oggi, alla luce dei risultati elettorali, neanche un pò di cenere sulla testa: nessuno degli ex teorici del voto utile all'italiana si sta ovviamente stracciando le vesti e si mette a demolire Hamon e quel che resta dei socialisti francesi per aver di fatto lasciato perdere Mélenchon, dimostratosi davvero l'unica speranza per la sinistra (quella vera). So di toccare un punto dolentissimo se dico che in questa cieca compagnia di comari è normale vedere dalemiani, pisapii ed ex sellini, ma è tristissimo, per esempio, averci visto e vederci chi dà la linea editoriale a il manifesto o a Left, ovvero alle due uniche testate resistenti ancora in vita, da cui sarebbe lecito attendersi ben altro contributo a leggere le dinamiche della sinistra radicale in Europa e a costruire un'ipotesi di una nuova sinistra in Italia, fuori dalle secche nostalgiche del cadaverico centrosinistra o di una sinistra unita, ma già vecchia e consunta, o nascitura e già morta, perché pronta a ripetere coattivamente svarioni e contraddizioni del passato od idiozie rituali che non fregano niente a nessuno.
Sesto. La Francia e le sue elezioni hanno dunque parlato anche a noi, come a tutto il continente. Ci hanno detto che solo la sinistra radicale può cambiare davvero lo stato di cose esistente e salvare l'Europa e i suoi popoli. Il tentativo di Mélenchon e della Francia Ribelle ha dato i suoi primi frutti e rappresenta un grande avanzamento della sinistra europea. Mettiamoci al lavoro, il tempo degli indugi è finito, o altrimenti la notte calerà sulla sinistra come su ogni Paese d'Europa.
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