di Bia Sarasini
Fa sognare tanti, in Italia, il 19,2% di Melenchon, in Francia. Ma è un sogno che da svegli lascia molto confusi. Come capire altrimenti Massimo D'Alema? Da un lato constata lucidamente che questo risultato vuole dire che "una sinistra che torni ad avere una identità forte è in grado di contenere le spinte a destra. Con una candidatura più debole dell'estrema sinistra la Le Pen avrebbe avuto un risultato maggiore?". E, nello stesso tempo, un D'Alema che immagina di poter attribuire a se stesso, al proprio progetto, le stesse possibilità?
Come fosse un gioco delle tre carte, che sposti in continuazione, senza mai capire cosa è veramente in gioco? Tra socialismo, di cui non si vuole vedere lo stato agonico in tutta Europa, centrosinistra e sinistra? Un mescolamento di etichette che non dice nulla e non si ferma mai, vive del continuo rimbalzare di nomi e ipotesi politiche, trattate come fossero tutte equivalenti e che non sono per nulla uguali tra loro, un affastellamento che genera ansia in chi partecipa al gioco, e noia, in chi dovrebbe assistere.
Per esempio, il centrosinistra. Come mai tutti gli incontri, le interviste, le proposte di accordo che compaiono nelle interviste e nei titoli di giornali e tv, lo inseguono come se fosse un sacro Graal che tutto può redimere, e che soprattutto conterrebbe la magica virtù di far sparire quella "sinistra" neanche estrema, ormai inconcepibile qui in Italia? Perché scompare sempre il punto centrale: a chi ci si rivolge, chi si vuole rappresentare, che sarebbero poi chi dovrebbero votare? Per esempio, i lavoratori dell'Alitalia, chi li rappresenta? Chi rappresenta questi uomini e queste donne che hanno detto di no?
E se fosse un mito, il centrosinistra, uno di quelli che accecano e conducono alla rovina? Un luogo comune caro a coloro che ne furono gli ideatori, ma che con tutta evidenza non ha più nessuna presa nella realtà? Come si fa a ricostituire una forza, se non si guarda con attenzione tutto il quadro? Da Syriza a Podemos, a France Insoumise. E in modo diverso Bernie Sanders e Jeremy Corbin, che agiscono dentro partiti-contenitori, – che non hanno eliminato le "estreme" interne, come direbbero gli analisti italiani – anche quando erano minoranze. Insomma l'Europa è lo spazio politico in cui è in corso un grande cambiamento, pieno di tensioni ma dall'esito aperto.
Non sarà che in Italia l'antica conventio ad escludendum, quella che nella Prima Repubblica ha tenuto fuori il Pci dal governo, agisce ora verso la sinistra, che viene sempre qualificata come estrema, quindi ricacciata nel cono d'ombra delle posizioni inutilizzabili? Non sarà questa la malattia – una delle malattie – del sistema italiano? Questa ragionevolezza presunta che in realtà non funziona, non risolve e non convince, e lascia crescere il consenso ai progetti – quelli sì estremi- di una destra cupa, fascista?
E poi, cosa c'è di estremo nel parlare a chi lavora, e a chi il lavoro non ce l'ha, a chi è escluso, a chi vive nel disagio? È così estremo avere chiaro che manager milionari o i palazzinari non riguardano il progetto comune di una forza alternativa? E fare scelte politiche di conseguenza? Non è questo che si aspetta chi vota? Non in questa direzione che dovrebbero andare i progetti comuni che siano chiari e onesti?
Perché i sogni sono necessari, è dai sogni che prendiamo ispirazione. Basta capirli bene.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autrice
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