di Chiara Cristini
Più di due anni fa, a Pordenone, dove sono consigliera di parità dal 2012, è stato sottoscritto un accordo di collaborazione territoriale per la promozione della conciliazione famiglia-lavoro nel mercato del lavoro[1]. Un'esperienza che ha cercato di trasformare quello che comunemente è percepito come “problema” in un’opportunità di innovazione e sviluppo locale, e che può essere considerata come un “laboratorio” nella gestione del work life balance. Vorrei spiegare nel dettaglio in cosa consiste questo accordo e quali effetti ha avuto su un territorio come quello pordenonese.
L’importanza di un’analisi di genere nel mercato del lavoro locale
Il percorso che ha portato all’accordo si è basato sulle evidenze emerse dall’analisi di genere dei principali indicatori del mercato del lavoro locale, che hanno evidenziato come la crisi avviata nel 2008 abbia avuto un differente impatto per uomini e donne, misurati daigender gap nei livelli di partecipazione e di occupabilità.
Inoltre, particolarmente utili sono stati i dati relativi alle dimissioni delle lavoratrici madri[2] forniti dalla direzione territoriale del lavoro alla consigliera di parità locale, che hanno evidenziato come nell’arco di un quadriennio (2010-13) siano state oltre 300 le dimissioni convalidate di neomadri, motivate prevalentemente dalla difficoltà di conciliare i tempi lavoro-famiglia, dall’impossibilità di fruire di forme di orario parziale o flessibile, dalla mancanza di familiari cui affidare i figli, dal costo elevato dei servizi alternativi. Un numero significativo per il territorio.
Inoltre, particolarmente utili sono stati i dati relativi alle dimissioni delle lavoratrici madri[2] forniti dalla direzione territoriale del lavoro alla consigliera di parità locale, che hanno evidenziato come nell’arco di un quadriennio (2010-13) siano state oltre 300 le dimissioni convalidate di neomadri, motivate prevalentemente dalla difficoltà di conciliare i tempi lavoro-famiglia, dall’impossibilità di fruire di forme di orario parziale o flessibile, dalla mancanza di familiari cui affidare i figli, dal costo elevato dei servizi alternativi. Un numero significativo per il territorio.
Il riscontro “qualitativo” è emerso dai casi seguiti dalla consigliera di parità e dai sindacati, che hanno evidenziato come la difficoltà di conciliazione dei tempi rappresenti ancora il principale motivo di discriminazione e malessere sul luogo di lavoro.
Il contesto, tuttavia, si caratterizza per la presenza di “buone prassi” aziendali, attente alla gestione “family friendly” delle risorse umane: realtà che possono fungere da “volano” presentando le proprie soluzioni di welfare aziendale e mettendosi a disposizione di altre organizzazioni e del territorio attraverso la creazione di reti.
Supportare l'occupabilità femminile
La sfida alla base dell’accordo è dunque quella di volere affrontare la “questione conciliazione” cercando un approccio innovativo e partecipato, recuperando alcune esperienze in essere, ma guardando alle nuove strategie europee in materia di qualità del lavoro, impresa inclusiva, responsabilità sociale di impresa e secondo welfare. L’esperienza pordenonese si caratterizza per avere voluto affrontare il “nodo” della conciliazione dei tempi a partire dalla dimensione del lavoro, pur nella consapevolezza di agire entro un “ecosistema complesso” afferente a più sistemi - politiche del lavoro, politiche sociali, di pari opportunità - e più attori - pubblico, privato, terzo settore - abituati a dialogare e creare sinergie, ma non su questo specifico tema.
L’esigenza alla base dell’accordo è stata dunque quella di supportare l’occupabilità femminile - delle madri in primis, ma anche di tutte le persone con carichi di cura -, promuovendo localmente soluzioni innovative e flessibili di work life balance e di welfare aziendale, in grado di agire sulle molteplici dimensioni del “problema”. Si è dunque progressivamente adottata la visione della conciliazione da “problema individuale delle donne”, come ancora inteso in molti contesti, a opportunità di innovazione aziendale e sociale, connessa alla responsabilità sociale di impresa, al miglioramento delle performance aziendali e dunque della competitività, alla capacità di creare reti strategiche tra tutti gli attori del territorio: privato, pubblico/privato, profit e non profit, affiancando ma non sostituendo il welfare “tradizionale”.
Figura 1 – Soggetti e dimensioni su cui agisce l’accordo di collaborazione territoriale di conciliazione
Condividere il welfare
L’accordo è stato sottoscritto con la finalità di costituire un modello operativo di collaborazione tra i soggetti firmatari, finalizzato alla progettazione condivisa di azioni positive innovative a supporto della conciliazione vita-lavoro, della competitività del sistema economico locale, della realizzazione delle pari opportunità. Tra gli obiettivi principali:
sviluppo di progettualità condivise per la creazione di reti (tra imprese ma anche tra pubblico e privato e con il terzo settore), attraverso la messa in campo di sinergie, servizi, soluzioni e strumenti di “secondo welfare” volti a rispondere in modo innovativo e flessibile alla domanda di conciliazione famiglia-lavoro, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese e grazie anche alle novità introdotte a favore del welfare aziendale e del “secondo welfare”;
fare emergere e valorizzare prassi family friendly e di welfare aziendale già esistenti nel territorio, offrendo così momenti di condivisione, confronto, formazione, passaggi-chiave per “mettere a sistema” le iniziative esistenti e promuoverne lo sviluppo e la moltiplicazione dei risultati;
informare sull’utilizzo di strumenti, soluzioni e incentivi: la diffusione capillare delle informazioni rimane ancora un obiettivo da raggiungere e richiede di coinvolgere soggetti-chiave quali sono per esempio gli enti di formazione e i consulenti aziendali.
Da un punto di vista operativo, punto di forza dell’accordo consiste nella possibilità per tutti i firmatari di proporre incontri tematici e di approfondimento tecnico, in cui coinvolgere le proprie reti di riferimento - utenti, iscritti, associati, altri stakeholder - avviando così un processo di attivazione, scambio, condivisione che coinvolge tutti i potenziali attori del territorio. La promozione di percorsi di informazione e formazione rivolta ai soggetti-chiave pubblici e privati del mercato del lavoro e del contesto socioeconomico del territorio può così favorire la diffusione capillare della conoscenza e l’utilizzo di strumenti, soluzioni, eventuali incentivi, ma anche promuovere la nascita di nuove sinergie rispetto a quelle tradizionali.
Uno dei risultati già ottenuti è stato il focus sulle buone prassi di conciliazione inserito nell’ Indagine congiunturale del IV Trimestre 2015/previsioni sul I trimestre 2016. Un set di informazioni utile e mai utilizzato in precedenza.
Ampliare il dialogo
Sensibilizzate le imprese, il passaggio successivo sarà quello di ampliare il dialogo con gli enti locali del territorio, che rappresentano i soggetti-chiave del welfare “tradizionale”: l’accordo può infatti favorire la diffusione di reti d’impresa - essendo prevalenti le piccole e medie imprese - e soprattutto innovare il rapporto tra imprese ed enti locali. Si tratta di un cambiamento culturale profondo, che sta spostando la “questione della conciliazione” dall’ambito delle “pari opportunità” a quello del welfare aziendale, verso una dimensione di welfare community, sviluppando un sistema integrato di servizi territoriali che si rivolge non solo a chi abita, ma anche a chi lavora in un territorio.
Riferimenti bibliografici
Cristini C., Molaro R.(2015), “Caratteristiche dell’occupazione e della disoccupazione femminile in Friuli Venezia Giulia”, in: Regione Friuli Venezia Giulia, Osservatorio mercato del lavoro, Il mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia. Rapporto 2015 ,Franco Angeli
IRES FVG, (a cura di) Cristini C., Russo A. (2015), Lavoro dipendente in Friuli Venezia Giulia, iReport 03/2015
Leonardi S. (2013), Pari opportunità, conciliazione e contrattazione collettiva: una panoramica nazionale e aziendale, Sintesi del rapporto di ricerca per la CGIL nazionale “Le donne cambiano la contrattazione”, di S. Leonardi e B. De Sario, Camera del Lavoro Metropolitana di Milano, 12/2/2013
Mallone G., Maino F. (a cura di) (2015), Dall’azienda al territorio le PMI incontrano il welfare, I quaderni di Sviluppo&Organizzazione, n.21
Piazza M. (2005), La conciliazione come ecosistema complesso, in "Prospettive sociali e sanitarie", n. 4-5
NOTE
[1] L'accordo è stato sottoscritto il 22 luglio 2014 da: Consigliera provinciale di parità, Provincia, Confindustria, Confartigianato, Confcooperative, Legacoop, Confcommercio, Cgil, Cisl, Uil, Cciaa
[2] Ex art.55 D.Lgs. 151/01
Fonte: ingenere.it
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