di Giulio Cavalli
Bene, alla fine sono riusciti ad incassare addirittura la solidarietà di Berlusconi che, come una vecchia comare ormai incarognita, ha detto che qui in Italia “non si può nemmeno più telefonare” dimenticandosi che probabilmente non avere amici mafiosi, fidanzati con conflitti d’interessi o fidanzate a noleggio con meno di 18 anni aumenterebbe la possibilità di non essere intercettati. Berlusconi che esprime solidarietà al governo Renzi, del resto, è l’ultimo atto di un fidanzamento che ormai non lascia spazio ai dubbi. Ci manca solo che vengano scoperti dalla bidella nei cessi a pomiciare. Solo questo.
Ma il fatto più sorprendente è che Renzi e renzini (che questa volta non so se l’avete notato ma hanno taciuto per un bel po’, prima di trovare una strategia del “noi laviamo comunque più bianco”) hanno pensato bene di scusarsi dicendoci quanto sia grave che la ministra Guidi non abbia detto “chi era il suo fidanzato”.
Giuro. Hanno detto così. Come quelli che alle feste “io ci vengo se non viene lui” oppure “io non mi diverto, questa è casa mia, e adesso tutti fuori”. Un’accolita di paninari cresciuti ministri e presidenti del consiglio. Una cosa così. Peggio di quegli altri perché questi hanno padri e fidanzati a loro insaputa, mica solo le case.
Giuro. Hanno detto così. Come quelli che alle feste “io ci vengo se non viene lui” oppure “io non mi diverto, questa è casa mia, e adesso tutti fuori”. Un’accolita di paninari cresciuti ministri e presidenti del consiglio. Una cosa così. Peggio di quegli altri perché questi hanno padri e fidanzati a loro insaputa, mica solo le case.
E non importa se la Guidi rassicurava al telefono il fidanzato dicendo che “anche Maria Elena è d’accordo”: eh, no, la Boschi non si tocca, dicono. E non spiegano nemmeno: probabilmente la Guidi avrà tenuto d’occhio il soffritto sul fuoco a Maria Elena chiedendole in cambio di inserire “quell’emendamento con la lingua” per il suo uomo. Ecco. Quindi siamo strani noi che andiamo a pensare chissà che cosa. “La Boschi non c’entra” è il nuovo “Dell’Utri è un bibliofilo”: una frase diventata mantra per non affrontare il cuore dell’argomento.
E mi piacerebbe questa mattina mettere anche tutti in riga i professoroni che ci stanno triturando l’anima in questi giorni per insegnarci che “il petrolio è bello ed è pulito” in una campagna referendaria che da parte del governo ha come strategia il “fare finta di niente”. Questa non è una legislatura: è una sit com che inscena una scampagnata adolescenziale di scout toscani in gita a Roma con l’onnipotenza orba del ragazzetto alla disperata ricerca di un souvenir.
Comunque resta il dato politico: per sprovvedutezza o per ben celata collusione l’azione politica del governo sembra affidata al favore personale, ad una rete di rapporti che hanno ben poco di politico e molto (troppo) di prossimità. Questa volta Matteo e Maria Elena sono scivolati su una pozza di petrolio come i peggiori lobbisti della prima repubblica e sempre di più sembrano le maschere (non credibili) di una restaurazione che sta avvenendo in piena regola. Non ci sono scuse: se un favore personale diventa un atto politico (di governo) che passa così liscio sotto così tanti occhi allora se non siete corrotti siete degli inetti. E in entrambi i casi la notizia è una pessima notizia.
Ora mettete in fila le dimissioni della Guidi, gli arresti che ci sono e che verranno, le aziende petrolifere gestite da infimi bottegai e pensate al referendum. Rileggetevi le parole convinte del PD e del governo che ci spiegavano come la “questione trivelle” sia un vezzo di gufi e ambientalisti. Pensate al petrolio. Rileggetevi la storia dell’Eni, da Cefis in poi. Fate una ricerca veloce su Shell e Total. Ecco: la banda è questa qui. L’odore è lo stesso odore di catrame, i soldi hanno lo stesso odore dei soldi. Altro che vento. Ah, la regione è quella delle “toghe lucane” che sono tutte una montatura, ovviamente.
Fonte: Left
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