di Guido Moltedo
La biografia di un personaggio pubblico noto, che ha vissuto diverse stagioni, sempre da protagonista, può gettare la giusta luce su una lunga epoca storica, ed esserne a sua volta illuminata dalla Storia in cui è dentro. È il caso della vita di Hillary Rodham Clinton, raccontata da Oliviero Bergamini in Chi è Hillary Clinton ? (ombre corte, pp. 182, euro 15). Una vita che s’intreccia con le vicende salienti dell’America contemporanea, dagli anni Sessanta a oggi, dal Watergate all’email-gate. Fino all’happy end della sua elezione, prima Madam President, se così decideranno gli indecisi elettori americani l’8 novembre. Ed è un grande se.
Un personaggio costantemente nelle cronache e spesso sulle prime pagine, del quale, dunque, si sa tutto e che, ciò nonostante, nella vulgata conserva e preserva lati oscuri e segreti, e pertanto resta un enigma, come sostiene il sottotitolo del libro di Bergamini.
Un tempo dovevano passare molti anni prima che si potesse scavare anche nella vita privata e personale di un personaggio pubblico, bisognava almeno aspettare che passasse a miglior vita. Guai solo ad alludere all’incontinenza sessuale dei Kennedy.
LA STORIA DI HILLARY, o, per meglio dire, dei Clinton, inizia invece proprio con un radicale cambiamento epocale del costume che, tra i suoi effetti collaterali, produce anche una trasformazione dei media. Giornali e tv iniziano – e lo faranno sempre più – a indagare su trame opache e mafiose del potere, e a rivelarle con clamore, ma anche sulle faccende più intime dei potenti. I Clinton diventeranno le vittime privilegiate dell’attenzione mediatica, sia sul lato del potere sia su quello della privacy, e infatti la relazione complicata con i media sarà una costante che caratterizzerà la saga clintoniana.
Contemporaneamente, negli stessi decenni, cresce nella società statunitense l’attenzione al linguaggio e ai comportamenti, nel segno del rispetto nei confronti delle minoranze e delle donne, e poi degli Lgtb. La correttezza politica. Che Trump demolirà con una disinvoltura spietata, il registro principale della sua comunicazione e, dunque, della sua capacità di conquistare consensi, mietendone sempre più proprio in rapporto a un’avversaria che è Hillary Clinton. La quale, questa volta, diversamente da quanto fece nel duello con Barack Obama, nelle primarie democratiche d’allora, si candida esplicitamente alla presidenza in quanto donna, non solo per la sua esperienza.
IL LIBRO di Bergamini attraversa tutti questi «territori» ed è una risposta esauriente all’interrogativo del titolo. Con una considerevole capacità narrativa ed esplicativa l’autore ripercorre la vita di HRC, in tutte le sue tappe. Come si è detto, molto si sa già di Hillary, e molto già è stato scritto sui Clinton, tantissimo abbiamo letto dacché è di nuovo in corsa per la Casa Bianca. Eppure il libro di Bergamini, anche nei passaggi più noti, come il caso Lewinski, si fa leggere con interesse, sia per il suo buon ritmo e per le connessioni riuscite tra le varie parti, sia per il tono giusto con cui affronta il personaggio.
Non mancano i giudizi, ma Bergamini non è giudicante, riuscendo così a dar conto di un personaggio complesso, ed è l’aggettivo più giusto, per un personaggio nel quale s’alternano e a volte s’incontrano fasi politicamente liberal a fasi centriste, atteggiamenti machiavellici a slanci quasi idealistici, rapporti intensi e ramificati con i potenti e i superricchi e un’attenzione non puramente propagandistica per la sorte degli americani «lasciati indietro».
UNA VITA DENSA e intensa, una lunga carriera, che, come tali, presentano numerose vulnerabilità e punti oscuri. Bergamini, come si è osservato, risponde esaurientemente all’interrogativo del titolo, ma non vuole o non riesce in fondo a tirare le somme.
Così quell’interrogativo, unito al sottotitolo, resta in realtà senza risposta, lasciando privo di un approdo il percorso di Hillary, e il libro stesso. Ed è esattamente lo stesso enigma che vivono milioni di americani, specie gli indecisi, sui quali un personaggio connotato da un grosso punto interrogativo identitario rischia di essere scartato a favore di un altro, il suo rivale, dall’identità controversa, ma non contraddittoria, e comunque molto fortemente delineata.
Fonte: Il manifesto
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