La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 29 dicembre 2016

Primo Levi, l’attualità di un testimone della Shoah

di Lia Tagliacozzo
Cinquanta pagine e un dvd ricostruiscono la storia «televisiva» di Primo Levi, la sua presenza, il suo essere interpellato di volta in volta come testimone della Shoah, scrittore, divulgatore in ambito scientifico, autore teatrale (Il veleno di Auschwitz . Il volto e la voce. Testimonianze in Tv 1963-1986, Marsilio, libro e divd euro 15). Nel dvd sette programmi documentano questa storia. Si tratta di immagini custodite nell’archivio audiovisivo delle teche Rai e i brani, diversi per lunghezza e contesto di messa in onda, coprono ventitre anni di apparizioni televisive dello scrittore torinese.
Il primo passaggio televisivo risale al 1958, una breve apparizione nel telegiornale della sera, in occasione di un premio attribuitogli per la seconda edizione di Se questo è un uomo (prima opera edita dalla casa editrice Einaudi dopo la pubblicazione, già nel 1947, presso la casa editrice De Silva), non compare nella raccolta ma ne viene proposta nel libro una recensione critica. Libro e dvd rimandano l’uno all’altro, il primo per godere delle parole e della lucidità di Levi, il secondo per comprendere il contesto critico.
PRIMO LEVI TORNERÀ in televisione nel 1963 in occasione dell’uscita de La tregua. Seguono le trasmissioni che documentano il suo ritorno ad Auschwitz nel 1974 e nel 1983 e le interviste sul mestiere di scrivere: «Ho scritto il libro (il primo, Se questo è un uomo) – spiega Levi nel 1963 – perché non potevo non scriverlo. Ricordo bene che fin dal tempo in cui stavo in campo di concentramento accanto al desiderio profondo e feroce di sopravvivere, viveva l’altro desiderio, altrettanto preciso, di tornare a casa per scrivere le cose che ho scritto. Il secondo libro (La tregua) ha una storia molto diversa, è nato quindici anni dopo, ed è la stesura dei racconti che ho fatto centinaia di volte, perché mi piace molto raccontare, agli amici e a tutti quelli che mi capitavano a tiro. Perché questo viaggio di ritorno è stato molto strano, molto imprevisto, e mi aveva dato occasione di trovarmi al centro di un mondo che raramente si conosce».
Dalle immagini, molte in bianco e nero e tutte, comunque, che conservano il segno inequivocabile dell’età e delle tecnologie superate, scaturisce un incanto feroce: il rigore di un italiano dimenticato, mai pedante, di una precisione cristallina, lucido, rigoroso.
IL LINGUAGGIO è in queste interviste l’ espressione della coerenza di una vita. Non a caso, scrive Stas’ Gawronski nel breve saggio introduttivo «sono passati solo quaranta anni dal tempo in cui queste interviste sono state realizzate eppure Primo Levi sembra provenire da un passato lontanissimo. La sobrietà dell’atteggiamento, la precisione e la franchezza delle risposte, la mitezza dello sguardo e la pacatezza dei toni (…) sono agli antipodi della cultura mediatica odierna». Un accenno che avrebbe forse meritato ben altri approfondimenti: sul ruolo della televisione pubblica, sulle sue politiche «della memoria» come della vita civile, o, semplicemente, sulla sua capacità di valorizzare e mettere al servizio dei cittadini l’imponente archivio di immagini che – come quelle proposte nelle interviste di Levi – raccontano la storia del nostro paese.
DEI DUE SAGGI di Frediano Sessi, il primo, Primo Levi alla Rai: il valore della testimonianza, ne ricostruisce la fortuna televisiva e radiofonica, prima solo testimone, poi scrittore e personaggio, mentre il secondo – Se questo è un uomo, breve storia di un libro – racconta in breve la genesi e le trasformazioni avvenute nelle diverse edizioni del primo volume di Levi.
Il libro e il dvd sono essenziali nella forma e nella sostanza, in sintonia con lo scrittore protagonista. Risentire le parole di Primo Levi è un grande regalo, capace di suscitare rabbia, gratitudine e nostalgia.

Fonte: il manifesto 

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