di Anna Maria Merlo
Cédric Herrou, un agricoltore di Breil-sur-Roya di 37 anni, giudicato per aver facilitato l’entrata in Francia di migranti dall’Italia e per averne ospitati qualche decina, sia in casa sua che in un centro di vacanze abbandonato della Sncf (ferrovie), è stato condannato a 3mila euro di multa, con la condizionale. Il pm aveva chiesto otto mesi di carcere (con la condizionale). Era comparso di fronte al tribunale di Nizza il 4 gennaio e il 18 gennaio era stato posto in stato di fermo per 36 ore. Ieri, sollevato per la pena leggera, Cédric Herrou ha affermato: «Continuerò». A gennaio, dopo il fermo, aveva dichiarato: «Resterò fedele alle mie convinzioni, la mia Francia continuerà a difendere i diritti di uomini, donne e bambini presenti sul suolo francese in nome dei valori che fondano la Repubblica».
Cédric Herrou è diventato un simbolo dell’accoglienza. Contro il «reato di solidarietà» che gli è stato imputato, numerose associazioni umanitarie (da Emmaus al Sécours Catholique, Sos Racisme e l’Unione juive pour la paix) hanno firmato di recente un manifesto. Amnesty International ha ricordato ieri che «non c’è diritto a rinviare i migranti in Italia, ci sono regole in Francia e in Europa che obbligano le autorità a verificare l’identità e se risultano minorenni non possono venire espulsi». Cédric Herrou ha ospitato decine di minorenni. Per Amnesty, l’obiettivo dell’accusa a Cédric era soprattutto di dissuadere altri a seguire la strada dell’accoglienza nella valle della Roya, che collega l’Italia alla Francia sopra Ventimiglia. Oggi, altre 25 persone sono accusate di aver aiutato dei migranti.
Manuel Valls, quando era ministro degli Interni, aveva attenuato il cosiddetto «reato di solidarietà», di cui dal ’95 il Gisti (organizzazione giuridica di aiuto ai migranti) chiedeva l’abolizione: con una legge del 2012 aveva esentato i responsabili, nel caso questo aiuto «non abbia dato luogo a nessuna contropartita diretta o indiretta e consista nel fornire consigli giuridici o prestazioni di ristorazione, di alloggio o di cure mediche destinate ad assicurare condizioni di vita degne e decenti allo straniero». Ma l’articolo 622-1 non è stato abolito, perché per il governo serve per reprimere i passeurs, che fanno commercio delle disgrazie altrui.
Sono vent’anni che in Francia c’è una battaglia contro l’articolo 622, battezzato «reato di solidarietà». È un articolo del 2005 ed è l’introduzione, nel Codice dell’entrata e del soggiorno degli stranieri, di una vecchia ordinanza del ’45, che a sua volta aveva ripreso i termini di un decreto legge del ’38, varato sotto l’occupazione tedesca (e poi confermato dal regime di Pétain). Il decreto legge del ’38 era stato seguito nel ’41 da un’ordinanza del Prefetto di Parigi che colpiva specificamente gli ebrei e puniva chi li ospitava senza denunciarli.
È tutto questo pesante passato che riemerge nel caso di Cédric Herrou, diventato un simbolo dell’etica contro l’ingiustizia codificata nella legge. Il Gisti sottolinea però che, dopo l’attenuazione del «reato di solidarietà» del 2012 «da un po’ di tempo» delle persone che vengono in aiuto dei migranti «sono perseguite sulla base di testi di legge che non hanno a vedere direttamente con l’immigrazione», per esempio vengono giudicati per ostruzione all’ordine pubblico, alla circolazione o cose del genere. Le autorità ricorrono a vari espedienti per rendere sempre più difficile la vita dei migranti: a Parigi, nei giorni freddi dello scorso gennaio, la polizia aveva sequestrato le coperte destinate ai migranti, ieri a Calais la sindaca ha messo delle barriere per impedire l’accesso alle docce organizzate dal Sécours Catholique (dopo lo smantellamento della «giungla» i migranti sono tornati, sempre con la speranza di andare in Gran Bretagna).
Dal giugno 2015 ufficialmente la frontiera con l’Italia è chiusa nella Roya, con la sospensione di Schengen. Cédric Hennau ha cominciato ad accogliere i migranti, che raccoglieva mentre erravano lungo la ferrovia tra Ventimiglia e Mentone (ci sono stati già sette morti). «Mi sono messo nell’illegalità perché lo stato si è messo nell’illegalità», spiega l’agricoltore, visto che non rispetta l’obbligo di proteggere i migranti minorenni e li rispedisce in Italia. «Il silenzio ci rende complici – ha detto Cédric – non voglio vergognarmi tra vent’anni». Cédric si considera un whistleblower, che lancia l’allerta sulle condizioni dei migranti a partire dalla valle della Roya.
Fonte: Il manifesto
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