L’ultimo crollo delle borse che ci troviamo a commentare –quello dell’11 febbraio, anniversario dei Patti Lateranensi- è qualcosa di significativo. Non per le dimensioni, comunque considerevoli, ma per la dinamica dei fatti. Dinamica di quelle, appunto, non da dimenticare e da far uscire dalla cronaca.
Prima di tutto le banche e la borsa italiana. Non c’è istituzione, decreto, effetto annuncio che plachi l’inquietudine dei mercati. Meglio distrarre, come ha fatto qualche tg, deviare sulla scienza spettacolo aprendo sulle nuove scoperte nel campo della fisica.
Fa tanto rassicurazione del pubblico, compresa la puntina d’orgoglio tricolore per la presenza italiana agli esperimenti Usa, soprattutto se si tace su una cosa. Ovvero che i modelli di previsione in borsa, le tecnologie che li sorreggono, si basano tutti emulando paradigmi e tecnologie della fisica. Se questo renda più inquietante la fisica o la borsa, è tema che lasciamo ad altro genere di articoli. Certo, se si resta sul mondo dei numeri, la borsa di Milano ha perso quasi il 30% del suo valore da gennaio, Monte dei Paschi il 60%, con un panorama complessivo di un mondo bancario-finanziario nazionale decisamente disastrato. Sulla compagnia di comici di provincia che recita il canovaccio della grande politica (Renzi, Padoan, Visco) meglio tagliare corto. Hanno perso il timone da tempo oppure lo tengono in mano senza rendersi conto che si è staccato dal meccanismo che dovrebbe governare.
Fa tanto rassicurazione del pubblico, compresa la puntina d’orgoglio tricolore per la presenza italiana agli esperimenti Usa, soprattutto se si tace su una cosa. Ovvero che i modelli di previsione in borsa, le tecnologie che li sorreggono, si basano tutti emulando paradigmi e tecnologie della fisica. Se questo renda più inquietante la fisica o la borsa, è tema che lasciamo ad altro genere di articoli. Certo, se si resta sul mondo dei numeri, la borsa di Milano ha perso quasi il 30% del suo valore da gennaio, Monte dei Paschi il 60%, con un panorama complessivo di un mondo bancario-finanziario nazionale decisamente disastrato. Sulla compagnia di comici di provincia che recita il canovaccio della grande politica (Renzi, Padoan, Visco) meglio tagliare corto. Hanno perso il timone da tempo oppure lo tengono in mano senza rendersi conto che si è staccato dal meccanismo che dovrebbe governare.
Sull’Italia vale questo articolo di Mike Shedlock, uno dei più seguiti analisti finanziari del mondo, già lucido anticipatore delle grandi cause della crisi del 2008. Shedlock ci parla di un mondo dove le chiacchiere di Renzi, le lettere del presidente del consiglio a Repubblica, i dibattiti pettinati e pettegoli, le notizie inesistenti gonfiate come epocali, non esistono. Nel mondo realmente esistente c’è infatti la fuga dei capitali dall’Italia, uno dei motivi forti per cui la crisi delle banche nazionali è più acuta.
Diciamo che, sulla banche la spirale fatta di difficoltà strutturali e di crisi di fiducia genere una fuga di capitali che è la netta riprova che alla propaganda del governo possono ormai credere solo nuclei di nostalgici del voto a Renzi durante le primarie PD. Il resto, come i soldi, rischia di evaporare seriamente.
Ma il punto veramente importante, quello che fa marcare il commento alla giornata dell’11 febbraio come qualcosa da ricordare, non è il -5,6% complessivo alla borsa di Milano. E’ che dall’Italia alla Francia (c’è un significativo commento di Les Echos in materia), agli Usa, alla Germania è venuta contemporanente meno la fiducia all’unico soggetto, fino ad oggi, reputato forte nella crisi delle borse: le banche centrali. Come testimona Wall Street Italia: “i mercati hanno perso fiducia nella capacità delle banche centrali di rilanciare la ripresa”.
Affermazione che fa eco a quello che sostiene lo stesso Financial Times, ovvero che le banche centrali sono impegnate in un gioco pericoloso (fatto di ribassi del tasso di sconto fino a tassi negativi) assieme agli attori privati. E, in attesa di uno Zero Hedge di sinistra, per avere una analisi tecnica di questa crisi di fiducia segnaliamo l’intervista a William Withe dell’Ocse, ancora membro senior della BIS (Banca dei regolamenti internazionali).
E’ lunga, vale la pena di leggerla e di tradurla, perché chiarisce come banche centrali semplimente inondino di liquidità i mercati finanziari con il solo effetto di gonfiare le bolle speculative fino a dimensioni inedite. Poi sono gli stessi mercati, consapevoli di quello che sta accadendo, a scommettere contro i provvedimenti delle bolle centrali, pur chiedendo maggiore liquidità, conoscendo bene gli effetti di queste politiche. E’ chiaro che finchè durano queste dinamiche la finanza globale è un vascello alla deriva. Oltretutto le borse sono in mano, con percentuali che vanno dal 50 al 75% del volume degli scambi a seconda della borsa presa in considerazione, a programmi di trading ad alta frequenza. Programmi di vendita ed acquisto in automatico, che agiscono a seconda dei dati che ricevono, che non leggono le dichiarazioni politiche, i messaggi sui media, le proposte di mediazione. Non fanno riunioni per una qualche tregua, caricanco come tori o come orsi vendendo o comprando enormi masse di denaro in automatico. E’ un problema che esiste già dal lunedì nero del 1987. Tanto più forte nel momento il cui il controllo e la fiducia verso le banche centrali hanno subito un vistoso allentamento. In una fase il cui il mercato si agita da solo, senza nemmeno i cow-boy a cavalcarlo ma direttamente col trading automatico.
Una ventina di anni fa un antropologo della politica, Peter Geschiere in un testo interessante (Modernity of Witchcraft) dimostrava come, nella porzione di Africa da lui studiata, il linguaggio della stregoneria e delle tradizioni magiche si adattava benissimo all’invasione di merci e di tecnologie occidentali. Tanto che le merci e le tecnologie occidentali vengono nominate, e codificate, col linguaggio della stregoneria. E questo avveniva anche per le pratiche politiche. Da noi è avvenuto un fenomeno comparabile con l’uso massiccio della metafora sportiva in politica. In occidente però la credenza verso il banchiere centrale, in una situazione del genere, somiglia a quella verso lo stregone. Solo che non ci sono antropologi a spiegarci che si tratta di credenze, mentre i giornalisti spingono per far credere che i banchieri centrali abbiano davvero poteri di guarigione dell’economia. Per farci capire che tanta fiducia verso i banchieri centrali è solo stregoneria abbiamo quindi due soggetti che si incaricano di spiegarcelo. Sono quelli che dovrebbero essere sotto controllo proprio delle banche centrali: l’uso delle tecnologie in borsa e il comportamento dei mercati. Entrambe le forze hanno disarcionato l’apprendista stregone, solo che pochi in occidente se ne sono accorti. Intendiamo in politica, il mondo poi è pieno di persone intelligenti.
Intanto ultimo bastione delle credenze di sinistra dell’ultimo quarto di secolo, l’indipendenza delle banche centrali, è crollato. Povera sinistra, ha mollato il socialismo in nome di miti della regolazione (costituzioni, banche centrali) che hanno fatto un botto e danni ben maggiori della caduta del muro di Berlino. Quanto al mercato, il bastione delle credenze della destra, il mercato, crolla a causa delle difficoltà delle banche centrali. Poi ci sono gli “austriaci”, gli anarcoliberisti che credono che tutto questo avviene perchè non c’è abbastanza mercato. Il mondo è pieno di gente curiosa.
Per un pò questi bastioni continueranno ad essere adorati, le credenze non temono smentita per i fedeli più calorosi, per un pò sembreranno stare in piedi in un equilibrio scenico, apparente. Una cosa pare certa: il capitalismo è ben all’interno di una crisi persino maggiore di quella degli anni ’70. E grazie alla globalizzazione finanziaria. Ovvero a ciò che ha permesso di uscire dalla crisi di allora. Si tratta di convulsioni che dureranno a lungo specie in assenza di alternative credibili. Ma molti idoli di pietra dovranno ancora essere adorati invano prima di intravedere una alternativa a questo disastro.
Fonte: senzasoste.it
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