La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 12 febbraio 2016

Il piano Obama sulle emissioni inciampa nella Corte Suprema. E adesso?







La strada della transizione energetica per gli Stati Uniti è segnata, ma non è certo sgombra da ostacoli. L'ultimo è lostop temporaneo imposto dalla Corte Suprema al Clean Power Plan (CPP), lo storico piano lanciato la scorsa estate dal presidente Barack Obama che per la prima volta impone limiti alle emissioni di CO2 delle centrali elettriche.
Martedì 9 febbraio – con 5 giudici favorevoli contro 4 contrari – la Corte ha infatti bloccato l'applicazione da parte della Environmental Protection Agency (EPA) delle misure previste dal CPP, in attesa del pronunciamento della Corte d'Appello su un ricorso presentato da 29 Stati e decine di associazioni dell'industria elettrica e del carbone, secondo cui il provvedimento "espande illegalmente i poteri di regolazione del Governo federale".
La sospensione disposta, nell'immediato riguarda in realtà solo l'obbligo degli Stati di presentare i loro piani per tagliare la CO2 del settore elettrico, mentre l'entrata in vigore vera e propria del CPP è comunque prevista per il 2022.
La risposta della Casa Bianca
La scelta della Corte Suprema, che raramente si pronuncia prima delle sentenze della Corte d'Appello, mostra un certo scetticismo di almeno 5 giudici riguardo al CPP ed è stata duramente criticata dalla Casa Bianca. "Il CPP – si legge in una nota della presidenza - si basa su solidi fondamenti legali e tecnici e dà agli Stati il tempo e la flessibilità necessari per sviluppare normative per la riduzione delle emissioni disegnate sulle esigenze locali ed efficienti dal punto di vista dei costi".
Cosa succederà adesso?
Il Clean Power Plan, che si inquadra nel Climate Action Plan per la lotta al cambiamento climatico, prevede l'introduzione di una serie di standard che dovrebbero portare ad una riduzione delle emissioni di CO2 del sistema elettrico del 32% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. È lo strumento più importante che gli Usa hanno per mantenere i loro impegni fatti alla CoP 21 di Parigi.
Cosa succederà dopo il congelamento delle misure imposto dalla Corte Suprema? Di sicuro la decisione della Corte inietta un bel po' di incertezza, anche perché non pone limiti di tempo alla sospensione delle misure (in attesa che la battaglia legale si concluda) e nel 2017 ci sarà il cambio di inquilino alla Casa Bianca.
La transizione energetica continua
Sembra però improbabile che il congelamento temporaneo delle misure fermi i cambiamenti che hanno già innescato. Oltre 30 Stati e un numero rilevante di utility infatti stanno già lavorando per raggiungere gli standard imposti al CPP.
Anche Fitch, la nota società di rating, sottolinea come diverse compagnie elettriche abbiano già iniziato a spostare gli investimenti sulle fonti pulite, per adeguarsi alle regole in arrivo.
“Il CPP resisterà alla battaglia legale”
Diversi governatori, tra cui quelli di California, Colorado e dello Stato di New York,dopo la decisione della Corte hanno dichiarato che proseguiranno comunque il cammino intrapreso per ridurre le emissioni del settore elettrico. La California, che ha il piano più ambizioso, si è impegnata ad ottenere entro il 2030 dalle fonti rinnovabili il 50% del suo fabbisogno elettrico.
D'altra parte Casa Bianca ed EPA sono fiduciose sul fatto che tutto si concluda con una conferma del CPP così com'è, quando la legge sarà esaminata dalla Corte d'Appello. Già tre sentenze della Corte Suprema, infatti, stabiliscono che l'EPA ha tutti i poteri per limitare anche i gas serra nell'ambito del Clean Air Act, la legge sull'inquinamento atmosferico. Per questo motivo la travagliata vicenda del Clean Power Plan potrebbe concludersi con una vittoria delle norme rivolte a tagliare la CO2.

Fonte: Qualenergia 

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