di Marianella Kloka
Cosa sta facendo questa folla eterogenea nel foyer del teatro People? Perché aspettano con ore di anticipo per un biglietto? Perché gli stranieri cercano in agonia un collegamento live in streaming? Alla fine della giornata, cos’è il cosiddetto DiEM25?
Il manifesto è stato pubblicato in 9 lingue, riconoscendo, e contemporaneamente cercando di superare, la difficoltà di base della Babele e trasformandosi in un movimento paneuropeo. Una cosa è evidente: l’Europa di oggi non è in grado di comunicare e accordarsi al suo interno.
Naturalmente, il fatto che il solo collante tra molti dei paesi coinvolti sia l’unione monetaria è peggio di questo effetto multi-linguistico. I primi trattati dell’Unione Europea erano uno sforzo per controllare prezzi e cartelli, nonostante il fatto che gli accordi economici non avrebbero dovuto essere la principale preoccupazione nell’unificazione delle nazioni di una regione. La prima parte del discorso di Varoufakis si è incentrata su questo punto e sul pericolo proveniente dagli sforzi delle voci del nazionalismo per costringerci a tornare agli stati nazionali.
Quindi cos’è DiEM25? Srećko Horvat, uno dei sostenitori di DiEM25, ha risposto a una domanda dal pubblico: “Se finirà come un altro partito, avremo perso, se finirà per essere solo un raduno spontaneo di persone che sarà dissolto dalle forze speciali nelle piazze là fuori o dall’incapacità di tradursi in qualcosa di più grande, anche in questo caso avremo perso”.
Così ho visitato il loro sito e compilato il modulo di domanda. Inserendo le mie informazioni di contatto ho ricevuto la risposta: “Ora sei un membro di DiEM25 e un volontario per le prossime grandi cose che verranno. Presto ti contatteremo e discuteremo di quale parte del processo si adatta ai tuoi interessi”.
Secondo Yanis Varoufakis le istituzioni europee sono seriamente malate, cosa chiaramente dimostrata dal video presentato durante il lancio di DiEM25 di ieri. Come primo “antidoto” a livello europeo è stata proposta una richiesta di trasparenza in tutti gli incontri ufficiali e istituzionali. Questa richiesta di trasparenza trova terreno fertile nella società civile, così come tra personalità politiche ed accademiche che, in un modo o nell’altro, hanno sperimentato gli effetti di decisioni prese a porte chiuse: la maggior parte delle negoziazioni su accordi transatlantici (TTIP, TTP, CETA), tutti gli incontri dell’Eurogruppo, le negoziazioni tra stati e istituzioni europee con le banche, le società farmaceutiche, ecc. Tutti i “principali pilastri” della politica economica globale ed europea sono perseguiti a porte chiuse o attraverso momenti manipolati senza considerazione per ciò che è davvero in discussione. Questa necessità di trasparenza è stata citata più di 15 volte durante l’evento di ieri e lo streaming dal vivo di tutti questi incontri è stata la prima richiesta di azione.
Come richiesta a medio termine è stata proposta la co-formulazione di un programma politico alternativo su questioni finanziarie, debito, povertà e lavoro. Cosa che sarà realizzata attraverso piattaforme via internet e arricchita da una vitale discussione. Come le questioni della lingua e dell’accesso saranno gestite nei forum online per argomento non è ancora stato chiarito. Sembra che DiEM25 cercherà di fornire le infrastrutture per facilitare questo dialogo, per far sì che le decisioni finali tra i popoli europei possano essere il più partecipate possibile. Restiamo in attesa di ciò.
L’obiettivo finale è creare un differente modello di governance che enfatizzi la comunità locale, in un’organizzazione orizzontale dove la sfida delle discussioni e delle proposte sia “dal basso verso l’alto” e non “dall’alto verso il basso”, come viviamo oggi. Ambizioso? Naturalmente. Necessario? Di sicuro.
Ma eterogenea non era solo la folla riunita alla Volksbühne. Di origini differenti e con serie differenze ideologiche e di priorità – come il tipo di azione immediata di cui hanno bisogno le nostre società oggi – erano anche i sostenitori ufficiali presentati dal Sig. Varoufakis. “Cambieremo le politiche climatiche al fine di godere di società più umanistiche o cambieremo il sistema per avere successo e migliori condizioni climatiche?” sono stati i due approcci dominanti tra le politiche ecologiste e di sinistra. “Dovremmo operare all’interno del sistema capitalista o l’orientamento dell’Europa dovrebbe essere diverso? E se è così, come?”. DiEM25 e tutte le persone che hanno parlato dal palco hanno concordato i seguenti punti di base:
Nessun europeo…
Può essere libero finchè viene violata la democrazia di un altro
Può vivere con dignità finchè a un altro viene negata
Può sperare nella prosperità se un altro è permanentemente spinto all’insolvenza e alla depressione
Può crescere senza beni di prima necessità per I suoi cittadini più deboli, sviluppo umano, equilibrio ecologico e una determinazione ad eliminare i combustibili fossili.
Nei discorsi dei sostenitori invitati sul palco ho potuto notare rabbia per la situazione odierna come risultato delle politiche di austerità, determinazione verso ciò che accadrà domani, la volontà di un’equa partecipazione dei gruppi rimasti indietro, trasparenza e coraggio. In più, tutti loro credevano che se la democrazia fosse davvero implementata, avremmo automaticamente il tipo di Unione Europea che vogliamo. Di questo dubito, dato che credo in un profondo cambiamento nei nostri valori perché possiamo avere il tipo di Europa e di mondo che vogliamo, che ponga l’essere umano al centro delle nostre politiche e delle nostre preoccupazioni, e questo non avviene automaticamente. Abbiamo bisogno di lavorare sui diversi livelli di violenza e paura prodotti e imposti da questo sistema, e sfortunatamente non solo a livello sociale.
Ma non intendo lasciar brulicare questi pensieri nella mia mente. Al contrario, come membro attivo del movimento umanista mondiale cercherò, insieme ad altre persone, di trasformarli in proposte concrete e di comunicarli a DiEM25, dato che è sicuramente la cosa più interessante che ho visto dai movimenti spagnoli e da Occupy.
Il pubblico ha adorato Ada Colau, Julian Assange, la giovane donna che rappresentava Blockupy, l’approccio artistico di Brian Eno. Ha applaudito con passione a ogni critica alle discussioni a porte chiuse dei trattati transatlantici e a ogni commento sui grandi sforzi compiuti da oltre un anno dai paesi mediterranei per affrontare la crisi dei rifugiati (principalmente Grecia e Italia). Ha applaudito all’ammissione di fallimento di Varoufakis come Ministro delle finanze, un fallimento del governo greco di ottenere anche una sola concessione da parte delle spietate istituzioni europee. Ha calorosamente accettato l’affermazione di Slavoj Žižek secondo cui ci si aspettava il fallimento, come sequel della sconfitta della scorsa estate, perchè la risposta deve arrivare da tutti I popoli d’Europa,
E infine abbiamo ricordato le parole di Samuel Beckett citate da Srećko Horvat: “Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”.
Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella
Fonte: Pressenza.com
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