di Paolo Ferrero
Sabato 13 si tiene a Roma, organizzato da Rifondazione comunista con il partito della Sinistra europea, un convegno dal titolo «Sinistra: in Europa la fanno plurale». Vi saranno molti ospiti europei — ed un intervento di un rappresentante del Frente Amplio uruguaiano — a testimoniare come la maggioranza delle forze politiche della sinistra antiliberista siano nate e cresciute in alternativa ai socialisti, come esperienze plurali, non come partiti monolitici.
La tesi che vogliamo proporre è semplice: in Italia serve una forza politica che diventi il punto di riferimento popolare per una alternativa antiliberista di sinistra.
Affinché questo sia possibile servono tre condizioni: che questa forza sia autonoma ed alternativa politicamente e culturalmente al Pd, al fine di costruire un polo politico , non l’ala sinistra del centrosinistra. Che sia unitaria, perché solo il tratto unitario rende credibile ed efficace la costruzione di uno spazio pubblico di aggregazione che vada molto oltre i confini di chi oggi sta nei partiti. Infine che abbia un carattere democratico e partecipativo, rifiuti la riedizione di forme pattizie che impediscono alle persone di contare effettivamente e determini un rinnovamento del personale politico, a partire dai volti più noti, come quello del sottoscritto. Ogni ambiguità su questi punti riproporrebbe errori già commessi negli ultimi vent’anni di divisioni a sinistra. Non possiamo permettercelo.
Per questo rispettiamo la proposta lanciata da Sel e di Sinistra Italiana di fare un nuovo partito, ma riteniamo dannoso che questo venga contrapposto all’avvio di un processo costituente di un soggetto unitario e plurale della sinistra antiliberista.
Il convegno di sabato vuole essere un momento di approfondimento e proposta sulle forme della politica.
In Italia vi sono centinaia di migliaia di uomini e donne di sinistra, impegnati su più versanti, che non fanno parte di alcun partito. L’aggregazione di questa militanza diffusa è decisiva per costruire una sinistra antiliberista che dia vita ad una organizzazione e ad un processo partecipativo popolare. Per aggregare queste persone è necessario un processo unitario che riconosca e valorizzi la pluralità delle appartenenze e delle forme di impegno sociale, culturale, politico, nei movimenti. In cui possano sentirsi a casa comunisti, socialisti, ambientalisti o chi ritiene che queste siano definizioni ideologiche sorpassate, senza che questo venga messo ai voti. In cui le differenze siano nominate e riconosciute ma non diventino elemento divisivo perché la ragione fondativa del processo unitario è la comune lotta contro il neoliberismo. In cui non si chiedano scioglimenti di organizzazioni o partiti purché questi accettino la piena sovranità del soggetto unitario per quanto riguarda la rappresentanza istituzionale, la definizione del programma, la scelta dei gruppi dirigenti. Un processo unitario e non due o tre, perché l’unitarietà è la condizione della sua credibilità ed efficacia. Senza chiedere a nessuno di “accasarsi” sotto l’ala di qualcuno ma costruendo insieme la casa comune della sinistra in forme democratiche — una testa un voto — mettendo al centro la costruzione della proposta e dell’iniziativa politica.
Sabato discuteremo cioè di come fare un soggetto unitario e plurale che si concentri sul 90 per cento che ci unisce e lasci fuori dalla porta il 10 per cento che ci divide.
Da questo punto di vista, le esperienze di aggregazione, chiaramente alternative al Pd e nel contempo plurali e partecipate che si stanno costruendo in varie città italiane, sono un incoraggiante segno di speranza, testimoniato dalla bella intervista che ha dato al manifesto qualche giorno fa Giorgio Airaudo, candidato sindaco a Torino. Noi, con quelle caratteristiche, vorremmo costruire un soggetto politico unitario.
Fonte: il manifesto
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