di Andrea Del Monaco
Mario Draghi, presidente della BCE, ha potenziato il suo bazooka, il Quantitative Easing. Weidmann, presidente della Bundesbank, non ha votato la proposta di Draghi nel consiglio della BCE. Nel contempo la Banca Centrale Europea discute una proposta tedesca pericolosissima per l’Italia: il bail sul debito sovrano, un disastro per le banche italiane, auspicato dal Ministro tedesco delle Finanze Schauble e da Weidmann. Per opporsi a questo nuovo bail in, il Presidente Matteo Renzi dovrebbe assumere come consulente il professor Bofinger: egli è l’unico dei cinque esperti del Consiglio Germanico dei Consulenti Economici (di Angela Merkel) ad essersi opposto al bail sul debito sovrano. Due forze si misurano. Da un lato, ieri Draghi ha portato gli acquisti del Quantitative Easing (QE) da 60 a 80 miliardi: il QE, comprando titoli di stato e titoli tossici presenti nei bilanci delle banche, ha tenuto basso lo spread BTP-BUND.
Dall’altro lato, Schauble e Weidmann, farebbero schizzare nuovamente lo spread BTP BUND: infatti attraverso il bail in sul debito sovrano, costringerebbero le banche italiane a vendere i loro BTP. La proposta tedesca minerebbe la solidità delle banche italiane e la sostenibilità del nostro debito pubblico. Il 15 febbraio lo ha dichiarato Bofinger al quotidiano britannico The Telegraph (http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/12158626/German-bail-in-plan-for-government-bonds-risks-blowing-up-the-euro.html). Vediamo come funziona il bail in sul debito sovrano. Schauble vuole una direttiva UE che imponga alle banche il limite del 25% del patrimonio in titoli di stato del proprio paese: per Schauble i titoli di debito pubblico non sono titoli sicuri e non possono essere considerati come liquidità. Al contrario oggi le banche possono inserire i titoli di stato, considerati liquidi e sicuri, nella percentuale obbligatoria delle riserve. I BTP sono trattati come contanti. Le banche italiane possiedono titoli di stato per circa 400 miliardi: da un lato, le nostre banche acquistando titoli italiani aiutano lo stato che s’indebita a basso costo; da un altro lato, le nostre banche danno tali titoli di Stato in garanzia alla BCE, e, Mario Draghi concede loro liquidità in prestito a bassissimo interesse. La proposta tedesca porrebbe fine a tale prassi e provocherebbe un nuovo attacco speculativo. Le banche italiane dovrebbero vendere i loro BTP, la loro quotazione calerebbe, i tassi di interesse e lo spread BTP-BUND aumenterebbero nuovamente. E il nostro debito salirebbe.
Oggi il bail in bancario costringe i correntisti a pagare di tasca propria l’eventuale fallimento di Banca Etruria. Allo stesso modo il bail in sul debito sovrano costringerebbe gli italiani a pagare l’aumento del rischio di fallimento del paese (quotato dallo spread). Non è finita qui. Le banche italiane svendendo i nostri BTP sarebbero costrette a comprare titoli di stato più solidi come quelli tedeschi, i BUND. Se il debito va in crisi e uno Stato Membro chiede aiuto al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), la Germania vuole applicare ai titoli pubblici lo stesso principio introdotto dal bail in con l’unione bancaria: allungamento delle scadenze e sospensione del pagamento degli interessi. Qual è lo scopo della Germania con l’unione bancaria? Creare con l’assenso della Francia un oligopolio bancario Nord europeo e indebolire i capitali più fragili del Sud Europa. I tedeschi vogliono separare definitivamente il rapporto tra banche centrali nazionali e stati di appartenenza; così potrebbero decidere chi finanziare e a quali condizioni. Concretamente: se il nuovo bail in sul debito sovrano imponesse a Unicredit la sostituzione dei BTP con i Bund si avrebbe un ingiusto trasferimento dall’Italia alla Germania. Un vero esproprio di liquidità da Roma a Berlino. Purtroppo il nuovo Ministro delle Finanze dell’area Euro serve a questo. Per opporsi Renzi assuma Bofinger come consulente.
Fonte: il manifesto
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