di Pietro Lunetto
Cambiamento o continuità? Difficile dare un giudizio netto in base ai risultati delle elezioni irlandesi del 28 febbario scorso. Con una percentuale di votanti di poco superiore al 50% - ma non e’ una novita in irlanda la scarsa partecipazione al voto – i partiti che hanno governato negli ultimi anni hanno subito una forte flessione. Il Labour party passa dai 37 deputati eletti nel 2011 ai 7, perdendo più di 12 punti percentuali, Fine Gael, il partito di centro destra liberista in economia ed abbastanza vanzato sui temi dei diritti sociali, passa da 76 a 49 deputati eletti, perdendo oltre 10 punti percentuali. Questi risultati hanno fatto perdere la maggioranza al governo uscente.
Un ottimo risultato lo fanno il Sinn Fein , la sinistra antiausterità repubblicana, trascinato dall’ inossidabile Gerry Adams, che guadagna 9 deputati arivando a 23,che però non sfonda fuori dalle tradizionali roccaforti nell’est del paese, e l’altro partito centrista, Fianna Fail, affiliato al gruppo ALDE al parlamento europeo , che passa da 19 a 44 deputati.
Grazie al complesso sistema elettorale, in questa tornata, sono stati premiati molto i candidati indipendenti e i piccoli partiti, che hanno tutti segnato un aumento dei voti. L’ Anti-Austerity Alliance–People Before Profit , la nuova organizzazione fondata da due partiti di estrema sinistra antisistema con lo scopo di avere un migliore risultato con una legge elettorale fortemente maggioritaria, guadagna due deputati , arrivando a 6. Il partito dei Verdi entra in parlamento con due deputati.
In questo quadro molto frammentato rispetto al passato, è molto difficile capire quali forze politiche potranno puntare a formare il prossimo governo. I due grandi partici centristi Fine Gael e Fianna Fail, raggiungerebbero insieme gli 8o deputati necessari ad avere la maggioranza, ma le due formazioni sono avversarie di fatto sin dai tempi della guerra civile, anche se oggi hanno programmi politici molto simili. Dovrebbero soprassedere ad un antico astio, per riuscire a formare un governo di coalizione.
In alternativa uno dei due partiti potrebbe tentare la strada inpervia di un governo di minoranza, supportato dalle astenzioni dei partiti minori, che contano dai 22 ai 33 deputati complessivamente.
Il Sinn fein registra i migliori risultati tra i giovani sotto i 35 anni mentre i partiti maggiori ottengono i migliori risulatti negli elettori piu vecchi di 50 anni e nelle zone rurali del paese. Molto interssante il voto agli indipendenti che e’ uniformemente distributo in tutte le zone del paese, indipendentemente dall’età e dalla condizione sociale degli elettori.
Le sinistre antiliberiste e anticapitaliste, pur registrando un forte progresso in termini di voti e seggi, anche grazie e diverse battaglie giocate ,e spesso vinte, a livello nazionale sui servizi pubblici e sul tema dei diritti civili, arriva adun terzo dei seggi, non avendo quindi nessuna possibilità di entrare nelle dinamiche per la formazione del nuovo governo. Purtroppo nessuna delle forze di sinistra è riuscita con il proprio programma a coinvolgere il largo fronte degli astenuti, che rimane comunque, il piu’ grande partito irlandese.
Fonte: controlacrisi.org
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