di Amnesty International
In seguito alla chiusura arbitraria e discriminatoria delle frontiere sulla rotta occidentale dei Balcani migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti sono bloccati in Grecia in condizioni disperate, senza accesso ad alcun tipo di protezione. Con migliaia di altre persone in arrivo, la situazione umanitaria andrà deteriorandosi, a meno che gli stati dell’Unione Europea non comincino a redistribuire urgentemente le quote di rifugiati presenti in Grecia.
Si stima che 10.000 rifugiati, richiedenti asilo e migranti, comprese dozzine di famiglie con bambini piccoli, persone malate e donne incinta, siano attualmente bloccate alla frontiera greca con la Macedonia. La chiusura a intermittenza della frontiera e le pratiche con lo scopo di rallentare il flusso attraverso la limitazione del numero di persone che intraprendono la rotta dei Balcani stanno intrappolando le persone in condizioni disperate.
A partire dal 19 febbraio Macedonia e Serbia hanno chiuso le proprie frontiere ai cittadini afghani, che rappresentano il 30% degli arrivi in Grecia. Le persone vengono lasciate senza un accesso regolare ai servizi sanitari, acqua e cibo. Molti dormono in condizioni di estremo disagio, esposti alle intemperie. La situazione sta avendo un impatto negativo sulla loro salute e l’accesso alle cure mediche è limitato. La situazione umanitaria si sta rapidamente deteriorando nel resto della Grecia e di conseguenza le autorità stanno cercando di rallentare le persone in transito tra le frontiere. L’accoglienza ad Atene ed altrove è vicina al limite. Amnesty International ha raccolto testimonianze di donne, uomini e bambini che dormono all’aperto per le strade del centro di Atene e nel porto del Pireo.
Migliaia di persone in fuga da violenze e conflitti arrivano ogni settimana nell’arcipelago greco; le condizioni di accoglienza sono anche qui al limite. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati gli arrivi giornalieri nelle isole della Grecia sono stati circa 1.900 e più di 2.700 durante i primi due giorni di marzo. Di questi arrivi, il 57% è composto da donne e bambini. Secondo le autorità greche, un totale di 32.000 persone sono attualmente bloccate in Grecia, mentre l’ACNUR prevede che nei prossimi giorni le persone intrappolate saranno 70.000. Ci troviamo di fronte ad una drammatica crescita del numero delle persone bloccate in Grecia in attesa della protezione internazionale. La Grecia lotta con l’estremo numero di arrivi. La condizione dei rifugiati impossibilitati all’accesso alle procedure di asilo nel paese è aggravata dal fallimento dello schema di ricollocazione dell’Unione Europea: delle 160.000 persone che l’Unione Europea ha deciso di ricollocare tra gli stati membri, solo 259 sono state in grado di lasciare la Grecia.
Appello al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk
Egregio presidente,
Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
Le chiedo di utilizzare ogni strumento possibile per accogliere i richiedenti asilo dalla Grecia compresa la ricollocazione di un grande numero di persone senza l’applicazione di criteri restrittivi di selezione, facilitare il ricongiungimento familiare e permettere ai richiedenti asilo di ottenere visti dalle rappresentanze degli stati membri in Grecia per intraprendere viaggi legali.
La sollecito a supportare un efficiente programma di soccorso per aiutare la Grecia a far fronte alla crisi umanitaria.
La invito a mettere fine alle pratiche discriminatorie alle frontiere e aiutare i paesi lungo la rotta occidentale balcanica, per assicurare ai rifugiati e richiedenti asilo la possibilità all’accesso alle procedure di asilo e ad adeguate condizioni di accoglienza.
La sollecito ad aprire ulteriori canali legali di transito per persone in cerca di protezione internazionale per garantire ai rifugiati di non dover intraprendere percorsi pericolosi in mare per accedere alla protezione in Europa.
La ringrazio per l’attenzione
Per firmare l’appello: http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/IT/appelliForm.php/L/IT/ca/240
Informazioni aggiuntive
Un esteso accordo di cooperazione è stato messo in atto il 18 febbraio tra i capi della polizia di Austria, Slovenia, Croazia, Serbia e Macedonia al fine di implementare procedure comuni di registrazione lungo la rotta occidentale balcanica, così come una limitazione del numero delle entrate. Inoltre, l’Austria ha annunciato a febbraio di limitare le domande di asilo a 80 al giorno. Queste restrizioni hanno scatenato ulteriormente le chiusure alle frontiere e pratiche discriminatorie lunga la rotta.
Le pratiche discriminatorie al confine in atto dal novembre 2015 si sono inasprite il 19 febbraio con l’esclusione dei cittadini afghani. Solo i cittadini siriani e iracheni sono autorizzati ad attraversare la frontiera e persino le persone di questa nazionalità spesso non sono autorizzate a passare senza tutti i documenti in regola. Un recente sondaggio dell’ACNUR ha rilevato che il 71% dei cittadini afghani arrivato in Grecia nel gennaio 2016 è scappato da violenze e conflitti.
Le autorità greche hanno annunciato l’apertura di nuovi centri di accoglienza per accogliere più rifugiati. Nonostante questo aumento le capacità di accoglienza sono insufficienti per via del numero di arrivi in seguito alla chiusura dei confine. Gruppi di volontari e ONG cercano di soddisfare i bisogni primari di coloro che sono bloccati in Grecia. Nel frattempo la situazione al confine greco- macedone è tesa. Il 29 febbraio 2016 Amnesty International ha documentato l’uso di gas lacrimogeno da parte della polizia macedone per respingere rifugiati e richiedenti asilo.
Fonte: Pressenza
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