di Maria Rita D’Orsogna
Sai che c’è qualcosa che non va quando gli stessi scienziati che in generale non si sbilanciano troppo usano parole come “assurdo”, “ridicolo”, “fuori da ogni norma”. E sono proprio queste le espressioni che gli studiosi del clima usano per riferirsi a questo strano, stranissimo, inverno 2015-2016 che anzi, non è nemmeno stato un vero inverno in molte parti del mondo. Perché gli scienziati sono preoccupati? Perché come specie umana, continuiamo a rompere un record dopo l’altro, perché non sappiamo cosa questo esattamente significa per i delicati equilibri ecologici su lungo termine, ma che sappiamo per certo che non portano niente di buono sul breve termine.
Il National Oceanic and Atmospheric Administration ha appena annunciato che dal febbraio 2015 al febbraio 2016 la concentrazioe di CO2 è aumentata di circa 4 ppm e siamo arrivati alla media di 404ppm. Abbiamo cioé superato il limite di 400ppm per un mese intero. L’ideale sarebbe stato 350ppm, un ideale ampliamente superato ormai da tempo.
Non è la prima volta nella storia che i livelli di CO2 raggiungono e/o superano il livello di 400ppm, La prima volta che tutto questo succedeva è stato a maggio 2015. Quella fu la prima volta in almeno un milione di anni. E cioè viviamo in tempi in cui non c’è mai stata cosi tanta CO2 in atmosfera sul pianeta come lo conosciamo.
E tutta questa CO2 non può che causare stravolgimenti climatici. Sono le leggi della fisica e non si scappa.
Intanto, si inizia con il fenomeno dell’amplificazione artica: la CO2 crea l’effetto serra, il caldo fa sciolgere il ghiaccio dei poli, e invece dei ghiacci, resta esposto l’oceano che è più scuro e che assorbe maggiormente le radiazioni dal sole, in modo che le irradiazioni successive hanno effetti “amplificati” e peggiori di prima.
E ci sono i dati a sostenere tutto: il National Snow and Ice Data Center degli Usa mostra che le nevi dell’Artico per questo 2016 sono sotto la media e in particolare, sono abbondantemente sotto i livelli del 2012, che era già stato l’anno record per i livelli minimi di nevi in Artico nella storia.
A gennaio la superficie innevata in Artico è stata sotto la media fra gli anni 1981-2010 di un milione di chilometri quadrati, e cioe’ abbiamo perso tre volte l’Italia.
A febbraio, si è continuato con i record in negativo: per il secondo mese di fila le nevi dell’Artico sono diminuite, e la perdita di superifici innevate è stata di un milione e duecento mila chilometri quadrati sotto la media, quasi quattro volte l’Italia.
In alcune località dell’Artico, la temperatura è stata superiore alla media di ben 16 gradi centigradi: hanno registrato le stesse temperature di giugno. Ogni decennio, dagli anni 1970 ad oggi abbiamo perso il 3 per cento della neve in Artico e la temperature è fra i 6 e gli 8 gradi centigradi sopra la media del 1981-2010. Ma non c’è solo la neve in Artico, o meglio la mancanza di neve porta ad altre conseguenze: in Alaska a febbraio il numero degli incendi rispetto alla media e’ aumentato inaspettatamente.
Sull’intero pianeta, febbraio 2016 è stato il più caldo febbraio nella storia.
E oltre al polo Nord, e all’Artico, il resto del pianeta: gli Usa hanno avuto temperature record in tutta la nazione. In Europa e in Asia, lo stesso, febbraio è stato più caldo di quanto lo sia normalmente. Nei tropici, a causa del caldo, c’è il più lungo periodo mai registrato di morte dei coralli secondo Mark Eakin, coordinatore di Coral Reef Watch. Le acque calde causano l’esplusione o l’atrofimento di alghe benevole che crescono sui coralli e che sono importanti per la loro crescita e per i loro equilibri. Con la morte delle alghe, la morte dei coralli, che adesso sono solo degli scheletri bianchi. L’arcipelago norvegese Svalbard, una delle comunità abitate più a nord del mondo ha registrato circa dieci gradi centigradi di più rispetto alla media.
Perché questi aumenti vertiginosi di temperatura? Perché sono decenni che continuiamo a pompare CO2 in atmosfera. Perché sono decenni che continuiamo a estrarre e a bruciare fonti fossili e a riscaldare il pianeta. Perché invece di accettare quello che ci dice la scienza, stiamo ancora qui a dibattere se sia vero o falso. Perché non è una nostra priorità cambiare o quantomeno fermare questi cambiamenti climatici. Perché non riusciamo a vedere più avanti del nostro orticello. Perché invece di voler dare alle generazioni future polmoni sani e un pianeta vivibile ed eco-ricco, preferiamo preoccuparci di telefonini e vestitini all’ultima moda e pensare che e’ tutto lontano, difficile.
Dovremmo tutti diventare un po più attivisti ed arrabbiarci. Per chi non sa come iniziare, ecco qui una cosa facile: il giorno 17 aprile 2016 vota SI al referendum, per mandare un segnale a Renzi che il futuro sono le rinnovabili e il risparmio energetico e non i buchi e le fonti fossili.
Quello che un tempo era raro è adesso normale e la colpa è nostra.
Fonte: comune-info.net
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