di Alessandro Gilioli
1. Le critiche al governo, chiunque stia al governo, non sono "il sale" della democrazia: ne sono una delle colonne portanti. Come la rappresentatività, le consultazioni dirette, il bilanciamento e la separazione dei poteri, l'esistenza di forme associazionistiche che tutelano interessi e/o promuovono battaglie.
2. Le critiche al governo, chiunque sia al governo, in una democrazia sana meritano una risposta argomentata sui contenuti che esse propongono, non sulla persona che avanza queste critiche. Tanto più se queste risposte sulla persona sono liquidatorie e irridenti (es. "professoroni", "gufi", etc) o fanno riferimento a veri o presunti errori del passato di chi avanza le critiche (vedi "macchina del fango").
3. Le critiche al governo, chiunque sia al governo, non rinchiudono necessariamente in una parte politica chi avanza queste critiche. Può essere che chi avanza queste critiche sia componente o simpatizzante di un partito d'opposizione, può essere che non lo sia: in ogni caso questo non è metro di valore della fondatezza o infondatezza delle critiche.
4. Le critiche al governo, chiunque sia al governo, non si dividono per valore tra "costruttive" e "distruttive". Si dividono per valore solo tra fondate einfondate nei contenuti (con tutto il territorio che sta in mezzo a questi due estremi). Il loro successivo destino di miglioramento dell'esistente ("critiche costruttive") o al contrario di pura denuncia di una situazione sbagliata ("critiche distruttive") non è metro di valore delle critiche.
5. Le critiche al governo, chiunque sia al governo, non sono più o meno valide a seconda se c'è il (reale o presunto) problema dell'assenza di un'alternativa politica di governo credibile e condivisa. Le critiche al governo hanno valore o disvalore in sé e per sé, a seconda della loro fondatezza o infondatezza, non di quanto ci piace o non ci piace una possibile maggioranza di governo alternativa.
6. Le critiche al governo, chiunque sia al governo, non vengono attenuate e tanto meno elise da pari critiche nei confronti dell'opposizione. E questo in base prima di tutto al principio generale secondo cui le stronzate altrui non giustificano le proprie. Pertanto se ad esempio si critica un premier (chiunque sia) per una scelta sbagliata, la replica in democrazia argomenta sui contenuti della critica al premier, non sul fatto che anche il capo dell'opposizione (chiunque sia) ha detto o fatto una cosa sbagliata.
7. Le critiche al governo, chiunque sia al governo, in una democrazia sana meritano una risposta rispettosa, non derisoria e arrogante, anche solo perché il ricevente è appunto al governo, quindi rappresenta il potere: il fatto che si trovi in una posizione di forza più favorevole gli impone di rispettare chi critica anche se questi ha agito e parlato in modo irrispettoso. In altri termini, non c'è e non ci può essere specularità: in una democrazia sana (e chiunque sia al governo) l'arroganza e l'irrisione che provengono dal potere sono più gravi della mancanza di rispetto e della violenza verbale di chi non si trova al potere.
Fonte: L'Espresso online - blog Piovono Rane
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