La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 24 ottobre 2016

Sapere libero, ecologia e commons

di Leonardo a.k.a. Exekias
Sarà capitato a tutti, nella vita di trovarsi nella situazione di avere due amici entrambi single, che non si conoscono tra loro, e di essere convinti che sarebbero fatti l’uno per l’altro, ripromettendosi di farli incontrare e conoscere. Ebbene, una sensazione analoga l’ho provata recentemente, a causa di due eventi. Un giorno mi era capitato di iniziare a leggere Commons Transition: policy proposal for an Open-Knowledge Commons Society, un volumetto a cura della piattaforma Commons Transition, che prende spunto da un progetto messo in atto in Ecuador sotto la presidenza di Correa (FLOK Society, acronimo di Free/Libre Open Knowledge Society) e lo sviluppa ulteriormente, allargando l’orizzonte su scala più globale, arrivando a ipotizzare – come da titolo – un modello di società basato su un qualcosa che in italiano potremmo definire “Conoscenza bene comune”.
Il giorno successivo, poi, ho seguito a Firenze l’ottava conferenza internazionale sull’Economia della Felicità. In un teatro Verdi quasi al completo, l’evento ha visto gli interventi dei principali protagonisti nazionali e internazionali (tra tutti Vandana Shiva e Serge Latouche) di quel variegato mondo che unisce tutti coloro che da anni cercano – e riescono – a costruire un’alternativa all’attuale sistema economico: i movimenti per la decrescita, le transition towns, le realtà dell’economia solidale, dell’agricoltura biologica e a km0.
La sensazione di cui parlavo sopra deriva dal fatto che questi due “mondi” forniscono, presi singolarmente, risposte valide – non teoriche ma pratiche – ai principali difetti del sistema economico dominante, e cioè:
Il dogma della crescita a ogni costo (dei consumi, dell’energia, dei salari, del PIL etc.), resa evidentemente impossibile dal fatto di vivere in un mondo di risorse limitate
L’insostenibilità sociale del sistema, che porta ad una diseguaglianza senza precedenti nella storia (il che è un problema anche dalla soggettiva neo-liberista, perché – come ha ammesso addirittura il FMI – la disuguaglianza è un freno per la crescita di cui al p.1)
L’utilizzo della proprietà intellettuale (declinata in copyright, brevetti, segreti industriali etc.) per creare scarsità artificiale di conoscenza e lucrarci sopra.
Il “mondo” che si è ritrovato al Teatro Verdi ha ben chiara la via per “fixare” il punto 1. Tornare al locale e al biologico anziché al globale e industriale (nel caso del cibo e di altri generi di prima necessità); cercare di costruire un’economia circolare, in cui ogni bene immesso nel mercato sia concepito fin dal design per essere smontato e riciclato in ogni sua parte, eliminando il concetto stesso di rifiuto (si veda la strategia Rifiuti Zero di Zero Waste); spingere le persone a riflettere e interrogarsi sul senso stesso della vita e sul concetto di felicità, sperando che qualcuno si renda conto che la catena “lavorare di più→per guadagnare di più→per comprare roba sempre più costosa→per far invidia a persone che neanche ci piacciono” a tutto porta tranne che al benessere.
Dal canto suo, il “mondo” di cui parla l’ebook linkato sopra (cioè le community che sviluppano Hardware e/o Software Libero, o che si battono per la libera circolazione della conoscenza) ha da tempo fixato il punto 3. Attraverso piattaforme web, persone da ogni parte del mondo hanno condiviso e messo in comune le proprie competenze per creare libri, enciclopedie, ma anche codice informatico e hardware libero. Demolendo una serie di “dogmi” fino allora mai messi in dubbio: l’assunto per cui soltanto il desiderio di profitto farebbe muovere le persone, o il fatto che solo coi brevetti e il copyright sarebbero possibili la ricerca e l’innovazione.
E che questi due mondi siano destinati a convergere sempre di più lo si comincia a vedere in sempre più occasioni. Ad esempio, nella resistenza del mondo contadino per mantenere la libertà dei semi, contro la deleteria prassi di brevettazione posta in essere dalle multinazionali dell’agricoltura industriale. Da due anni fa, inoltre, viene organizzato un hackaton globale chiamato OSCE Days (laddove OSCE è acronimo di “Open Source Circular Economy“), per condividere saperi, informazioni e progetti finalizzati ad accelerare l’auspicabile transizione verso un modello di economia circolare.
Questi mondi, se collaborano e trovano il modo di far fronte comune, sono forse l’ultima speranza di creare una vera alternativa sociale e politica all’attuale sistema. Perché né i liberisti né i socialisti (né tantomeno le “nuove” forze politiche fondate sulla demagogia becera e ignorante) al governo (e opposizione) in Europa e nel mondo sembrano voler mettere in dubbio certi assunti di fondo: chi sta all’opposizione rinfaccia a chi governa una crescita troppo lenta, o un troppo scarso aumento dei consumi. Continuando a legittimare – magari anche non condividendola – l’idea per cui il PIL sia – parafrasando Protagora – “misura di tutte le cose”.
Serge Latouche, a Firenze ha chiuso la sua Lectio Magistralis con un motto: fare meglio con meno. Potremmo dire: rappresentare per il mondo ciò che Linux rappresenta per un vecchio pc.

Fonte: comune-info.net 

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