di Enrico Baldi
Che tradotti in italiano corrente sono: centro-destra camuffato da sinistra, sinistra moderata e sinistra rivoluzionaria. Prendo spunto dall’ottimo libro ‘La sinistra radicale in Europa’ di Marco Damiani - Donzelli 2016 - per fare alcune considerazioni. Innanzitutto siamo chiaramente la sinistra moderata anche se i sociologhi ci chiamano ‘sinistra radicale’. Cosa c’è infatti di radicale a sostenere che se la finanza crea una crisi economica gigantesca questa stessa finanza non può portare via la casa a chi per colpa della crisi ha perso il posto di lavoro. Niente di radicale, solo normale buonsenso.
Secondariamente noto che come descritto nel libro la sinistra moderata è già organizzata in Europa in European Left (Sinistra Europea). Tra l’altro leggendo la storia dei partiti della New Left in Italia, Spagna, Francia e Germania si nota come tante discussioni, tante rotture e tante ripartenze, che sono presenti in questa fase di nascita di Sinistra Italiana e che ci saranno negli anni a venire, sono già state vissute quasi identiche nella storia della sinistra radicale in Europa. Possiamo quindi utilizzare queste esperienze per evitare di fare gli errori già fatti da altri.
Dal libro risulta anche chiaro che i programmi sono ormai comuni: ad esempio la Linke ha un programma praticamente identico al nostro (p. 111): “imposta patrimoniale per tassare i grandi capitali, piano di investimenti pubblici per l’occupazione e programma di riconversione ecologica”; in aggiunta si vuole un programma di alternativa alle politiche neoliberiste di austerità economica e si ribadisce “l’esigenza di accelerare il processo di unificazione politica dell’Europa, intendendo l’Unione come lo scenario obbligato all’interno del quale agire per modificare i processi decisionali su scala globale.”
Di fatto con la partecipazione di SEL alla lista di ‘l’Altra Europa con Tsipras’ alle europee 2014 che a sua volta faceva parte del gruppo GUE-NGL insieme a Rifondazione Comunista e alla Linke rende evidente che questa adesione a European Left è già nei fatti.
Mi sembra che con il prossimo congresso di Sinistra Italiana si debba formalizzare l’adesione a European Left per smarcarsi dal PSE che rappresenta il ‘centro-destra camuffato da sinistra’.
L’appartenenza a European Left aiuta a sentirci comunità nel senso indicato da Maurizio Petroni. Ci si identifica immediatamente in una grande comunità Europea plurale, ripeto plurale, che ha risolto la sua diversità con gli strumenti indicati da Marco Damiani: il partito plurale (Syriza e Linke), il partito-fronte (Izquierda unida), il fronte (Front de gauche), il movement-party (Podemos).
Fonte: commo.org
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