La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 27 ottobre 2016

Una nuova ed eccitante idea per il reddito di base

di Jordan Greenhall
Una delle maggiori sfide per il movimento a favore del reddito di base è rappresentata dalla risposta alla domanda: “da dove arrivano i soldi, come si finanzia?”. Infatti, anche un reddito di base di soli 5.000 dollari all’anno per ogni adulto americano comporta per lo stato un esborso pari a 1,2 miliardi di dollari l’anno – un terzo dell’intero budget federale! Perciò, sia che si proponga di aumentare le tasse o di tagliare altre spese governative per finanziare questo progetto, si è sempre accompagnati da un ampio scetticismo. Recentemente, tuttavia, è stata presentato una possibile soluzione dal “futurista” Kartik Gada che taglia così questo nodo gordiano: che sia la tecnologia a finanziare il basic income!
Attraverso un’analisi accurata, Gada parte da un’intuizione che i tristi economisti mainstream non vogliono prendere in considerazione, ovvero da quella caratteristica fondamentale del mondo moderno che si chiama “deflazione/obnolescenza tecnologica”. Anche se il concetto può sembrare poco chiaro, l’aspetto fondamentale della “deflazione tecnologica” è che gli strumenti tecnologici (come, ad esempio, l’iPhone) hanno la “curiosa e divertente abitudine” di perdere valore molto rapidamente. Ricordate che l’ iPhone 6, quando è uscito, nel 2013, costava 600 dollari? Ebbene, quanto costa ora? Ebbene, se proprio lo volete sapere, il suo prezzo adesso è di 150 dollari. Una riduzione di prezzo pari a un quarto, in soli tre anni. Non fraintendete: non è il prezzo dell’usato, ma di un iPhone nuovo di zecca, venduto oggi. Nel giro di due anni, sarà perfino difficile comprarlo, visto che il suo prezzo si approssimerà a zero…
Non è facile osservare un simile deprezzamento. Nella nostra moderna società, si tende a pensare che i prezzi aumentino nel corso del tempo. Le arance, per esempio, costano oggi di più di quanto costavano nel 2012. Lo stesso vale per il latte. Per la sedia Eames di Knoll adesso si spendono 5.000 dollari. La stessa sedia veniva venduta a 310, nel 1956. Se insomma ti domandi: “ma quanto costerebbe oggi ”, cogli il punto essenziale: siamo così abituati all’inflazione che la quantità di denaro 50 anni fa aveva un significato (e un potere d’acquisto) diverso da oggi. Tuttavia, un nuovo iPhone 6 costa oggi solo un quarto di quanto costava tre anni fa. Gli strumenti tecnologici vanno controcorrente rispetto all’inflazione!
Gada prende atto di questa evidenza, e la approfondisce. Rileva che nessun economista prende in considerazione la deflazione tecnologica nei modelli economici. Sia a livello nazionale che internazionale. Il motivo è che sino a tempi relativamente recenti, la deflazione tecnologica non era così importante. Ma oggi, benché solo il 2% dell’economia globale sia soggetta a deflazione tecnologica, gli effetti sono troppo grandi per essere ignorati.
Ed è in ragione di ciò che Gada sostiene che è proprio questa deflazione tecnologica a spingere le banche centrali del globo a perseguire una crescita del tasso d’inflazione con strumenti quali tassi di interesse negativi e politiche di “quantitative easing”. Le banche [centrali] stanno cercando di fare di tutto per gonfiare l’economia mentre la tecnologia procede a sgonfiarla in modo estremamente veloce.
Inoltre, Gada osserva che questa tendenza è in crescita. Nel 1992, la deflazione tecnologica incideva negativamente sulla crescita del PIL mondiale in misura dello 0,5%, percentuale che è cresciuta all’1% nel 2004 e oggi è pari al 2%. Pensate a quanti device elettronici hanno avuto lo stesso percorso deflattivo dell’iPhone.
Se consideriamo i nuovi prodotti che sono all’orizzonte, ad esempio automobili che si muovono da sole, stampanti 3D, vari prodotti dell’intelligenza artificiale (AI), sempre di più l’economia sta per diventare oggetto di una rapida deflazione tecnologica.
Questo è il punto. Nessun modello economico esistente sa come relazionarsi con l’accelerazione della deflazione tecnologica.
Ma Gada propone una possibile soluzione. Una soluzione che, per coloro che hanno a cuore la proposta di un reddito di base, è una vera manna. Gada, infatti, ritiene che l’unico e il miglior modo per affrontare la deflazione tecnologico è quello di contrastare i suoi effetti nefasti con l’istituzione di un reddito garantito a ogni cittadino adulto.
A quanto ammonta questo reddito? Gada calcola che, in questo momento, alla fine del 2016, il livello “giusto” di reddito dovrebbe essere di 5.000 dollari l’anno per ogni cittadino degli Stati Uniti. Il che non sarebbe male, ma la “chicca” viene quando si considera quanto tale quota di reddito dovrebbe crescere per tenere il passo con la deflazione tecnologica. La risposta? Circa il 20% ogni anno.
Per coloro che non sono avvezzi alla matematica: con un tasso di crescita annuale del 20%, il reddito di base diverrebbe di 25.000 dollari l’anno entro il 2025 e salirebbe a oltre 100.000 dollari all’anno a partire dal 2030. Hai letto bene! Gada propone un modello che potrebbe garantire l’erogazione di un reddito di base di 100.000 dollari all’anno per ogni cittadino degli Stati Uniti in circa 15 anni. Un reddito non solo garantito, ma assolutamente necessario per mantenere il tasso generale di inflazione sopra lo zero.
Vogliamo essere il più chiari possibile. Questo reddito di base non deriva da processi di svalutazione della valuta o da iperinflazione. Non proponiamo di dare a tutti 100.000 dollari l’anno in presenza del prezzo di un gallone di latte a 50.000 dollari. Proprio perché il reddito di base è calcolato al fine di controbilanciare la deflazione tecnologica, nell’ambito di questo programma, nel 2030, dovremmo aspettarci il costo del latte a circa 5 dollari.
In altre parole, se Gada ha ragione (e ho il sospetto che abbia ragione), possiamo chiudere il cerchio tra disoccupazione tecnologica e deflazione tecnologica. Tale dicotomia (tra due variabili intrinsecamente collegate) può essere risolta attraverso un reddito di base universale e incondizionato.
Si tratta di immaginare e di realizzare concretamente un cammino da percorrere nei prossimi 15 anni. Un cammino che ci porta dalla scarsità all’abbondanza. Non è una panacea, c’è ancora molto altro lavoro da fare, ma scuramente ci aiuta.
È un discorso interessante? Kartik Gada lo argomenta in un libro. Un libro che probabilmente solo un secchione potrebbe davvero amare, ma se si desidera proseguire lungo questa strada, lo si deve fare bene.

Articolo originale, “An exciting new idea in Basic Income”, tratto da Emergent Culture
Libera traduzione di Grateful Dead
Fonte: Effimera.org 

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