di Giorgio Cremaschi
L'ISTAT annuncia che il PIL dei mesi estivi è salito e che il risultato finale sarà probabilmente un più 0,8 in ragione d'anno. È esattamente quanto previsto dal governo quando ha dimezzato la sua iniziale previsione di crescita dell'1,6. È inutile rammentare che lo stesso ISTAT prima ci ha annunciato che c'è di nuovo la deflazione dei prezzi, e che dunque la ripresina estiva è destinata a spegnersi. Basta la conferma dei suoi dati al ribasso per far gridare a Renzi che il bengodi è alle porte. A meno che non vinca il NO al referendum, altrimenti, annuncia il presidente del consiglio, non avremo ripresa e ripartirà lo spread.
Che la speculazione sui titoli del debito pubblico italiano ricomparisse in vista del referendum c'era da aspettarselo. Ma che sia il capo del governo a fare il broker contro il suo paese dovrebbe suscitare scandalo. Anche il quotidiano La Repubblica, organo di casa Renzi, titola sullo spread. Aggiunge anche una notizia davvero unica: che la Unione Europea sarebbe sul punto di revocare le politiche di austerità. Il solo fatto che giustificherebbe questo clamoroso scoop del quotidiano romano è che la UE avrebbe deciso il rinvio al 2017 delle procedure di infrazione. Quindi semplicemente a dopo il referendum italiano. Questo piacerino che i governi e le burocrazie europee fanno al loro protetto Matteo Renzi, per La Repubblica diventa una svolta continentale Svolta europea di cui non risulta nessun fatto concreto, anzi in questi giorni alla Grecia, dove non si vota, vengono comminate nuove devastanti misure di austerità.
Sono bastati dunque una speculazione finanziaria sullo spread, un dato sulla crisi che conferma i peggiori dati del governo, un furbo rinvio di decisioni impopolari da parte della UE, per scatenare la speculazione di Matteo Renzi e del suo quotidiano.
Aggiottaggio è quel reato commesso da chi specula in Borsa diffondendo od abusando di notizie false o volutamente gonfiate.
Renzi e La Repubblica stanno facendo aggiottaggio politico sulla Costituzione. Vogliono venderci quel titolo spazzatura che è la costituzione deformata e per fare questo ricorrono alle lusinghe del PIL in crescita e dell'austerità alla fine; e poi aggiungono le minacce sullo spread. Che naturalmente sono manovrate da quei finanzieri che da tempo hanno chiesto di rendere la nostra Costituzione più accomodante verso i loro interessi.
È ora di dire basta ai ricatti di questi speculatori sulla nostra democrazia ed è ora di affermare una volta per tutte che la Costituzione non si vende in Borsa. A questo serve il NO il 4 dicembre.
Fonte: Contropiano
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