di Critica Liberale
Sull’ultimo numero del nostro quindicinale abbiano voluto dirvi, a urne ancora neppure aperte, i risultati del referendum costituzionale, indicandovi già vinti e vincitori. Questa volta, rovinandovi ogni sorpresa, siamo in grado di anticipare il nome del cosiddetto “assassino”. Non dell’esecutore materiale, che conta poco o nulla ed è noto a tutti, ma di chi da anni manovra per indebolire o frantumare la legalità democratica del nostro come di altri paesi. Basta: per sapere tutto, leggetevi l’articolo scritto da Enzo Palumbo, presente su questo ‘dossier speciale Referendum’, che abbiamo voluto pubblicare come ultimo sforzo a favore del No.
Il dossier di Critica liberale nasce dalla collaborazione del Coordinamento dei Comitati per il No dei liberali, dei repubblicani e dei socialisti. Il Coordinamento è sorto sotto la spinta della grave preoccupazione per lo stato del nostro Paese.
Il dossier di Critica liberale nasce dalla collaborazione del Coordinamento dei Comitati per il No dei liberali, dei repubblicani e dei socialisti. Il Coordinamento è sorto sotto la spinta della grave preoccupazione per lo stato del nostro Paese.
Nel fondo, c’è la constatazione che l’assenza nel dibattito pubblico e nell’agone politico (se non in forma del tutto subalterna) di tre culture fondamentali per il vivere civile e per l’organizzazione democratica dello Stato negli ultimi venti anni non è stata una delle ragioni minori dell’attuale devastazione del nostro Paese. Questo referendum, con annessa la riforma elettorale, non è che la conseguenza terminale di questo oscuramento.
Riapriamo la discussione tra di noi, cerchiamo sempre più fitte occasioni di collaborazione, ritessiamo, senza velleitarismi né nostalgie di un passato chiuso e sepolto, un tessuto che ora giace logoro e sommerso. Si tratta di dare voce a una componente che in tutti gli altri Paesi occidentali è sì acciaccata e in crisi, ma nello stesso tempo ha le potenzialità di valori e di idee per contrapporsi alla demagogia e ai populismi di stampo reazionario. E anche a una sinistra ridotta a puro esercizio burocratico e opportunistico di potere.
La fine del comunismo comporta anche la fine del tentativo riuscito di soffocare le altre sinistre. Tutto questo è solo passato. Ora il campo è tornato aperto. Lavoriamoci su e riaccendiamo i lumi con spietata severità. Ricominciando da laicità, educazione, giustizia, ricostruzione di una classe dirigente. Ricordiamoci che abbiamo di fronte cinque nostri grandi nemici: la perdita della memoria, l’ignoranza, la corruzione, la demagogia e depenalizzazione anche morale dei delitti contro la società e lo Stato. Speriamo di vincere questa scommessa referendaria, altrimenti si spengono le residue possibilità di ricominciare.
Fonte: Il Fatto Quotidiano - blog dell'Autore
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