del comitato per il No al referendum costituzionale
La forza tranquilla del No, per parafrasare il famoso pubblicitario Jacques Séguéla che contribuì alle vittorie di Mitterrand: ecco la nostra identità. Il Comitato sfugge alle grottesche definizioni con cui l’affannato Presidente del Consiglio – leader assoluto e assolutista del Sì – tenta di denigrare chi non la pensa come lui. Il voto referendario risponde ad una logica binaria, come 0 e 1 dei computer, ed è per sua natura la premessa per schieramenti variegati. Tuttavia, è un’impresa a termine e dopo il 5 dicembre l’ordine delle cose cambierà.
Intendiamoci. È stato Matteo Renzi, non noi, a trasformare il prossimo voto in un plebiscito, in un «giudizio di Dio».
Nessuno, fin dalla prima assemblea promossa dal Comitato lo scorso 11 gennaio presso l’aula dei gruppi parlamentari, ha posto il problema della crisi di governo o di possibili elezioni anticipate.
L’impropria e artificiosa drammatizzazione ha altri padri e altre madri. Turbolenze politiche, catastrofi economiche, scorribande di populisti e demagoghi di ogni risma: ecco le previsioni che dagli ambienti dei «potenti» (dalla Bce, alla Banca d’Italia, a qualche rilevante cancelleria) irrompono sulla scena del dibattito.
Si tratta del solito ricatto, esasperato – però – dal clima di durezza che neppure nell’era berlusconiana si era vista. I presunti innovatori utilizzano mezzi e modalità tipici dei reazionari, con l’aggravante dell’occupazione pura e semplice dei principali media, radiotelevisivi e non.
Su quest’ultimo aspetto il Comitato si è visto costretto a inviare un esposto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per palese violazione della par condicio. Ah, e non dimentichiamo l’appoggio – prima, durante e dopo – di JP Morgan.
Renzi, premier, inveisce contro la «casta» di cui anche lui è rappresentante. E manda in giro una lettera alle italiane e agli italiani all’estero, propagandistica ma manipolatoria ed omissiva sul nodo principale: quei cittadini corteggiati non voteranno più per il Senato. Il resto è noia, scriveva un noto cantautore.
Davide contro Golia, vista l’abnorme disparità di strutture e di risorse. Anzi. Chiediamo massima trasparenza sulle spese della campagna elettorale.
Suggeriamo, comunque, di leggere bene i testi sottoposti al voto, i 47 articoli rimaneggiati che travolgono la Costituzione.
Siamo d’accordo con Crozza. Ci si divide tra chi si esprime per il Sì e chi ha letto la «riforma»: in questo caso il No diviene ovvio e tranquillo.
Fonte: Il manifesto
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