di Giuseppe Civati
Vogliamo cittadini, non clienti. Vogliamo sovrani, non fritture. Vogliamo eletti, non nominati. Vogliamo una Costituzione che unisce, non una ‘riforma’ che divide. Vogliamo comunità, non territori a cui imporre decisioni prese altrove. Vogliamo condivisione, non arroganza. Vogliamo serietà, non strizzatine d’occhio. Vogliamo il bene o il meglio, perché il “non mi piace ma la voto”, il meno peggio, apre sempre la strada al peggio. Vogliamo istituzioni piene di sole, non riforme boschive, piene di ombre e di rinvii.
Vogliamo essere sereni, non qualcuno che ci dica di stare sereni, come una minaccia.
O me o il Senato, disse Renzi. Ma il Senato rimane, come la mettiamo? Che rimane anche lui, ovviamente. Perché anche gli slogan sono falsi.
Dice che vuole meno poteri alle regioni perché ci stanno quelli come Batman, ma poi riempie il Senato di quelli come Batman, trasformandolo in una Batcaverna. Con la Batimmunità per amministratori locali e regionali.
Vogliamo istituzioni di cui i cittadini si fidino, non persone sfiduciate da slogan contro la politica. Soprattutto se li usano i politici. Soprattutto se stanno al governo.
Dice che la riforma è quello che serve per il Paese, ma per un sesto di Paese, 11 milioni di abitanti che vivono nelle regioni a statuto speciale, quella riforma non vale. Come mi ha detto in Trentino un sostenitore del sì: voto a favore perché non qui non si applica. Che se ci pensate è un motivo per votare No, così non si applica da nessuna parte.
Prima il Senato doveva andare via, poi non doveva essere assolutamente elettivo, poi dicono che non è così. Ma non è vero. Niente.
Vogliamo verità, non argomenti falsi e tendenziosi. In continuo cambiamento. Perché l’unica cosa che cambia, ogni giorno, è la ‘riforma’ proposta. Come la legge elettorale, per la quale il governo si sfiducia da solo.
Vogliamo non un sì che basta, vogliamo dire: basta così. Ne abbiamo abbastanza.
Vogliamo cambiare lo schema politico, e lo faremo. Vogliamo cambiare le parole della politica, e già ne stiamo usando di altre e diverse. Vogliamo cambiare le scelte di fondo. Vogliamo cambiare il modello di sviluppo. Vogliamo cambiare i rapporti di potere, a favore di chi si sente escluso, emarginato, dimenticato.
Vogliamo cambiare tutto, ma non male la Costituzione. Quello No, proprio No.
Fonte: Possibile
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