di Patrizio Gonnella
Miguel Benancio Sanchez aveva 26 anni quando fu sequestrato nell’Argentina di Videla. Era l’8 gennaio del 1978. Fu presumibilmente portato nel centro clandestino di detenzione e di tortura El Vesubio. Da allora non è più tornato. Desaparecido.
Sanchez era un calciatore, un atleta, un poeta. «Per te che sai di freddo, di calore, di trionfi e di sconfitte, che no, non lo sono. Per te che hai il corpo sano, l’anima larga e il cuore grande. Per te che hai molti amici, molti aneliti, l’allegria adulta, il sorriso dei bambini. Per te che non sai né di gelo né di sole, né di pioggia né di rancori. Per te, atleta, che traversasti paesini e città, unendo Stati nel tuo andare. Per te atleta che disprezzi la guerra e sogni la pace». Questa è la sua bellissima poesia intitolata Per te atleta.
Giulio Regeni era poco più grande di Miguel Benancio Sanchez quando ha subito la sua stessa sorte: sequestrato, torturato. Il suo corpo, irriconoscibile, è stato restituito.
È agli atleti, alle loro federazioni, al mondo dello sport organizzato che ci rivolgiamo.
A quei giovani dal corpo sano e dall’anima larga affinché anche loro su grande scala, potenzialmente universale, chiedano che si giunga alla verità per Giulio Regeni.
Un appello che arriva dal mondo dello sport ha la forza per travalicare i confini tradizionali e stanchi della comunicazione. Ha la forza per superare le barriere dell’informazione. Può mettere in moto quel meccanismo di indignazione che da essere sentimento individuale può trasformarsi in valanga collettiva. Una valanga che deve costringere le autorità egiziane a non depistare e raccontare fandonie e le autorità italiane a tenere alto il livello della pressione. Il silenzio è l’anticamera dell’oblio e dell’impunità in tutte le storie di tortura e di violazioni dei diritti umani.
Per questo la Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili, Antigone e Amnesty International hanno chiesto al mondo sportivo di mobilitarsi per chiedere con la determinazione che solo lo sport può avere la verità per Giulio Regeni. E le prime risposte rapide, straordinarie sono arrivate. Nel fine settimana del 23 e del 24 aprile la serie B di calcio ricorderà Giulio e si assocerà alla battaglia per la verità e contro la tortura. Una serie B che ha squadre prestigiose di città importanti: Bari e Cagliari su tutte. Ma già dal prossimo week-end la Lega Pallavolo Serie A Femminile ha deciso di aderire alla campagna «Verità per Giulio Regeni». Saranno allora passati due mesi dal ritrovamento del corpo di Giulio.
In occasione delle partite dei Campionati di Serie A1 e Serie A2 di sabato 2 e domenica 3 aprile, la Lega Pallavolo Serie A Femminile in tutti i campi di Serie A1 e Serie A2, al momento dello schieramento in campo delle giocatrici, esporrà lo striscione «Verità per Giulio Regeni».
Da due anni una squadra di calcio fondata dalle associazioni Progetto Diritti e Antigone, in collaborazione con l’Università di Roma Tre, gioca nel campionato di terza categoria del Lazio. Si chiama Atletico Diritti. È composta da migranti, studenti, persone con storie difficili alle spalle, profughi. Il campo di casa è al Quadraro a Roma. Domenica prossima, prima della partita contro il Carchitti, a partire dalle ore 15, i giocatori esporranno lo striscione «Verità per Giulio Regeni» e comporranno sul campo la stessa scritta. Alcuni di loro hanno vissuto storie tragiche, sono sopravvissuti a viaggi impossibili. Il bel documentario Frammenti di libertà di Alessandro Marinelli racconta con dolcezza e ironia cos’è Atletico Diritti.
Ovviamente non ci fermiamo qua. Vorremmo che anche la serie A di calcio e le altre federazioni sportive si unissero alla serie B e alla Lega Pallavolo femminile nel nome della giustizia, della lotta alla tortura. Nel nome di Giulio Regeni. Per te atleta. Per tutti i desaparecidos, le vittime di tortura. Per tutti i ricercatori che non si accontentano di lavorare dietro una scrivania.
Fonte: il manifesto
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