di Lorenzo Del Savio e Matteo Mameli
Una cittadinanza di serie B per i migranti al fine di promuovere l’immigrazione e i suoi effetti benefici sui poveri del mondo: è questa la proposta apparentemente paradossale fatta sulle pagine del Financial Times da Branko Milanovic, noto economista ed esperto di disuguaglianze.
Le ricerche sulle disuguaglianze globali mostrano che il principale determinante del reddito di un individuo è il paese di residenza. In altre parole, i cittadini dei paesi più ricchi godono, solitamente per il solo fatto di essere nati in un certo paese, di quello che Milanovic chiama il premium di cittadinanza. Questo include un reddito più elevato, accesso a servizi pubblici di qualità e ad altre importanti risorse, ecc.
Le ricerche dicono anche che, tra i fattori che possono ridurre le disuguaglianze globali, il più efficace è la migrazione dai paesi meno sviluppati a quelli più sviluppati. Ma le migrazioni tendono anche a diluire il premium di cittadinanza.
Il reddito di alcuni dei cittadini meno abbienti dei paesi ricchi può diminuire, la sostenibilità dello stato sociale e di altri beni collettivi può peggiorare, e così via. Questi fattori sono tra le cause della crescente opposizione alle migrazioni in paesi come l’Italia e in altri paesi occidentali. I vari muri (fisici e politici) che stanno emergendo ne sono il sintomo.
Il reddito di alcuni dei cittadini meno abbienti dei paesi ricchi può diminuire, la sostenibilità dello stato sociale e di altri beni collettivi può peggiorare, e così via. Questi fattori sono tra le cause della crescente opposizione alle migrazioni in paesi come l’Italia e in altri paesi occidentali. I vari muri (fisici e politici) che stanno emergendo ne sono il sintomo.
È per questo che Milanovic propone di introdurre una cittadinanza parziale (non piena) per i migranti. Secondo la proposta, un cittadino di serie B avrebbe formalmente accesso a solo alcuni servizi e risorse, avrebbe diritti politici ed economici ridotti rispetto ai cittadini del paese che lo accoglie, in alcuni casi potrebbe dover pagare più tasse quando trova un lavoro, ecc. Dare una cittadinanza di serie B ai migranti permetterebbe agli attuali cittadini dei paesi più ricchi (quelli di serie A) di mantenere alcuni vantaggi. E dunque potrebbe ridurre l’opposizione alle migrazioni in questi paesi, permettendo in maniera politicamente sostenibile di far proseguire i flussi migratori che riducono le disuguaglianze globali.
Sbaglia chi cerca di negare che l’immigrazione possa avere, soprattutto nel breve periodo, effetti negativi su alcune fasce della popolazione dei paesi economicamente più sviluppati. E sbaglia chi, spesso da posizioni privilegiate, sminuisce le preoccupazioni sull’immigrazione – che per esempio molti italiani hanno – appellandosi a vuoti principi di giustizia globale. Ma sbaglia anche chi dice, talvolta con motivazioni cripto-xenofobe, che i migranti vanno “aiutati a casa loro”: è una strategia che spesso non funziona, e che comunque nel mondo globalizzato non può bastare. Non si può pretendere di avere i benefici della globalizzazione senza pagarne i costi.
Milanovic evita moralismi e sotterfugi. Ma non è la sua una soluzione che promuove e legalizza la segregazione e la discriminazione? Non si rischia di generare un nuovo apartheid? La risposta è che purtroppo l’apartheid c’è già. Il premium di cittadinanza e i flussi migratori che questo provoca ne sono la dimostrazione. Chi nasce in paesi poveri è segregato, discriminato, escluso da molti dei benefici dello sviluppo economico globale. È normale che voglia affrancarsi. La cittadinanza di serie B sarebbe, nelle intenzioni di Milanovic, uno strumento per promuovere quei flussi che possono portare al superamento graduale dell’apartheid globale.
A molti, soprattutto a sinistra, l’idea di rinunciare ai principi di uguaglianza formale che normalmente si associano alla cittadinanza democratica fa orrore. Ma si tratta di un orrore superstizioso e ipocrita. Nel momento in cui ci si rende conto che l’uguaglianza formale serve gli interessi di poche persone in pochi paesi, ha senso chiedersi se non valga la pena disfarsene (almeno temporaneamente) al fine di ottenere più uguaglianza sostanziale. Questo è il senso di provocazioni come quella di Milanovic. L’uguaglianza formale della cittadinanza democratica non può essere un immodificabile articolo di fede. Si tratta di uno strumento. E gli strumenti, anche e forse soprattutto quelli emancipatori, vanno cambiati quando le circostanze lo richiedono.
La libertà e il benessere sono beni a cui tutti devono avere accesso. Tutte le forme segregazione e di oppressione devono essere scardinate. Se la cittadinanza di serie B può veramente servire ad abbattere divisioni dovute alla distribuzione ineguale di ricchezze e tecnologie, ben venga. Se può veramente servire a far ciò attutendo lo scontro tra i migranti e le classi medie o medio-basse dei paesi più sviluppati, meglio ancora. Il soffocante dibattito sull’immigrazione non può che trarre giovamento da un confronto su questi temi.
Detto ciò, al di là della provocazione lanciata da Milanovic, ci sono ovviamente tanti dettagli importanti, e non è affatto detto che la sua soluzione sia quella giusta. Tra le altre cose, non è chiaro che la legalizzazione di due livelli di cittadinanza – una cittadinanza piena per i locali e una cittadinanza parziale per i migranti – sarebbe sufficiente a disincentivare la costruzione di muri, fisici o politici che siano, contro i flussi migratori. La cittadinanza di serie B rassicurerebbe solo in parte chi si oppone all’immigrazione. Alcuni problemi economici rimarrebbero (e bisognerebbe comunque trovare il modo di forgiare un’alleanza tra tutti coloro che, nei paesi ricchi come in quelli più poveri, si ritrovano a subire lo strapotere delle oligarchie).
Inoltre, l’opposizione ai migranti è determinata non solo da fattori economici, come appunto la diluzione del premium o del super-premium di cui alcuni godono, ma anche da fattori culturali e identitari che sono in una certa misura slegati dalle questioni economiche. La proposta di Milanovic non dice nulla su questo. Nell’epoca dei patetici muri anti-migratori anche questo tema andrà affrontato senza moralismi e ipocrisie. Comunque vada, gli strumenti emancipatori del mondo globalizzato saranno molto diversi da quelli del recente passato.
Fonte: MicroMega online
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.