di Il Simplicissimus
La cosa è molto triste, ma anche in qualche modo ridicola: nel mondo dietro le specchio di Alice nel quale viviamo le opinioni più stravaganti, inconsistenti e palesemente false sono divenute verità di fondo dalle quale si parte per ogni tipo di ragionamento. Il cappellaio matto dell’informazione, per esempio, dà per scontato che non sarà più possibile pagare le pensioni, che non è concepibile rinunciare alle briciole di petrolio e di gas davanti alle coste, che è inevitabile lo smantellamento della sanità pubblica, facendo del diritto alla salute un costosissimo bene di consumo per chi se lo può permettere.
Tutte queste asserzioni sono sciocchezze assolute, decaloghi scritti dalle oligarchie e mostrati al popolo come tavole della legge scritte dall’inevitabile dio delle leggi economiche. Quelle finanziate, accademizzate, premiate da loro stesse e rafforzate dal braccio secolare, mediatico e linguistico, dell’impero americano.
Prendiamo l’oro nero su cui l’implacabile deità del potere ha posto la sua protezione anche in vista del referendum… dunque dunque quei poveri petrolieri che hanno ammorbato le coste per decenni hanno pur diritto di tirar su anche l’ultima goccia, perché sarebbe antieconomico e antinazionale fare il contrario, ancorché si tratti di quantità da drogheria ed esentasse. Però andando a guardare le statistiche ci accorgiamo che le cose stanno molto diversamente: i Paesi del G20, secondo i dati dello Fmi (vedi qui ), abbastanza cinico da rivelare apertamente tutto ciò che l’informazione non dirà, spendono più per le sovvenzioni all’industria dei combustibili fossili che per la sanità. La sola Inghilterra nel 2014 ha erogato 7 miliardi di euro in sussidi alle aziende del petrolio e quest’anno arriverà fino a 10. Scopriamo dunque che mentre il coro dei capri liberisti si lamenta degli impossibili costi della sanità, si spende assai di più in sussidi a produzioni che in realtà dovrebbero essere sul mercato. Ed è lo stesso che con le pensioni, come mai i medesimi e le stesse leggi dovrebbero funzionare per la previdenza privata e non per quella pubblica? Perché non si possono alzare i contributi, se è proprio così impossibile? Forse perché non vogliono gli scalzacani di Confindustria?
Prendiamo l’oro nero su cui l’implacabile deità del potere ha posto la sua protezione anche in vista del referendum… dunque dunque quei poveri petrolieri che hanno ammorbato le coste per decenni hanno pur diritto di tirar su anche l’ultima goccia, perché sarebbe antieconomico e antinazionale fare il contrario, ancorché si tratti di quantità da drogheria ed esentasse. Però andando a guardare le statistiche ci accorgiamo che le cose stanno molto diversamente: i Paesi del G20, secondo i dati dello Fmi (vedi qui ), abbastanza cinico da rivelare apertamente tutto ciò che l’informazione non dirà, spendono più per le sovvenzioni all’industria dei combustibili fossili che per la sanità. La sola Inghilterra nel 2014 ha erogato 7 miliardi di euro in sussidi alle aziende del petrolio e quest’anno arriverà fino a 10. Scopriamo dunque che mentre il coro dei capri liberisti si lamenta degli impossibili costi della sanità, si spende assai di più in sussidi a produzioni che in realtà dovrebbero essere sul mercato. Ed è lo stesso che con le pensioni, come mai i medesimi e le stesse leggi dovrebbero funzionare per la previdenza privata e non per quella pubblica? Perché non si possono alzare i contributi, se è proprio così impossibile? Forse perché non vogliono gli scalzacani di Confindustria?
Il fatto è che viviamo dentro un’ideologia feroce, ma che non ha nome: certo si può dire liberismo, neoliberismo, capitalismo,. ma per l’uomo della strada questo non significa nulla perché quell’ideologia è ormai scambiata per la realtà stessa e dunque non viene riconosciuta come un pensiero di parte. Così siamo costretti a vivere in un mondo dove è naturale, basico che siano l’antagonismo e l’ostilità a definire i rapporti umani, dove i cittadini sono consumatori, anzi avviliti in questa cattività da Zombi e il mercato l’unica democrazia possibile. In tal modo i tentativi di limitare e regolamentare la concorrenza in vista del bene comune sono considerati attentati alla libertà, l’organizzazione del lavoro e della contrattazione collettiva da parte dei sindacati sono ritratti come distorsioni del mercato, che impediscono la formazione di una gerarchia naturale di vincitori e vinti, la disuguaglianza anche estrema come un motore economico. Tutto il resto, diritti, società, scuola, sanità, pensioni, lavoro, vita non sono che pretesti dei perdenti, una sospetta ideologia di cui bisogna liberarsi. Così di fatto ogni posizione sensata è accusata di essere ideologica, suscitando il rumoroso sdegno dei servi e dei cialtroni.
E da questa verità generale discendono le verità “minori ” come quelle citate più sopra, i rosari, i responsori, i messali che vengono usati dall’informazione, come appunto la messa solenne per la giusta morte delle pensioni e della sanità. O la litania sulle tasse dove un brandello di verità copre una menzogna gigantesca: dalla fine della guerra in tutto l’occidente le tasse per i ricchi sono dimezzate, quelle per i ceti popolari sono raddoppiate anzi in qualche caso triplicate e infine quelle per i ceti medi aumentati di una volta e mezza. Del resto che cosa poteva nascere dai miliardi di dollari ( a cifra attuale) spesi da ricconi americani in cerca di idee e di alibi per sponsorizzare le stravaganti e spesso rozze teorie di due aristocratici austroungarici come Ludwig von Mises e Friedrich Hayek? Il loro ritorno all’ancient regime e la richiesta di libertà per i ricchi che rifletteva sin troppo bene la loro condizione personale, era l’ideale nella guerra fredda e allora giù onorificenze, titoli accademici, scuole, falsi nobel della banca di Svezia, tutte cose che in un libero mercato delle idee avrebbero relegato i due ad autori di provincia. Ma si sa anche il mercato libero è un’illusione. Il feudalesimo di ritorno spacciato per libertà, ossia il neoliberismo, dà la misura della miseria intellettuale e dello squallore morale su cui tutto questo si fonda. E che crediamo essere l’unica realtà possibile.
Fonte: Il Simplicissimus
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