La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 25 maggio 2016

Ambiente, libertà artistica, critica al mercatismo. Intervista a Neil Young

Intervista a Neil Young di Ernesto Assante
A 71 anni Neil Young non sembra assolutamente aver voglia di ritirarsi dalle scene. Anzi: se molti dei suoi colleghi coetanei si limitano a celebrare anniversari, portando in giro il meglio della loro leggendaria carriera, Young al contrario non intende diventare un oggetto da museo. Ha ancora non solo la carica e la vitalità di un giovane musicista, come dimostrano i suoi concerti, ma ha ancora la curiosità che lo ha sempre animato, continua a scrivere, registrare, cantare, realizza sempre album nuovi ricchi di idee nuove, si muove liberamente in ambiti musicali sempre diversi. E così è anche questa volta, con il tour che sta per portarlo in Italia, il 13 luglio all’Anfiteatro Camerini di Piazzola Sul Brenta (PD), il 15 luglio al Teatro delle Terme di Caracalla a Roma, il 16 luglio in Piazza Napoleone al Lucca Summer Festival, e il 18 luglio al Market Sound di Milano.
E ancora di più con l’album in uscita, che si intitolaHeart, terra, parola stampata a chiare lettere sulle t-shirt che erano in vendita durante l’ultimo tour di Young, testimonianza di una fede ambientalista di vecchia data, oggi rinnovata in maniera singolare.
Si, perché l’album vede la presenza accanto a Young della band che lo accompagna in tour (Promise of The Real, la band di Lukas Nelson, figlio di Willie Nelson, in cui suonano Anthony Logerfo , Corey McCormick e Tato Melgar, e con la quale aveva realizzato anche l’album precedente Monsanto Years), e dei suoni della natura, voci di animali, suoni catturati tra gli alberi, uccelli, mammiferi, che accompagnano lo scorrere dell’album e si intrecciano con gli applausi del pubblico e i suoni degli strumenti. “98 minuti ininterrotti”, sottolinea Young, “una raccolta di 13 canzoni tratte da tutta la mia vita, canzoni che raccontano la vita di noi tutti insieme su questo pianeta.
E il regno animale è ben rappresentato tra il pubblico, con animali, insetti, uccelli, mammiferi, che conquistano anche spazio nelle canzoni alle volte”. L’album è ricco e assolutamente magnifico, ed ha una terza particolarità, oltre alla presenza del mondo animale e alla lunghezza complessiva: c’è un brano, Love and only love che oltre ad essere un perfetto “classico” del nuovo Neil Young, dura ben 28 minuti, con una coda improvvisata davvero unica, brano che da solo motiva l’acquisto dell’album.
“E’ stata una performance unica”, sottolinea Young, “Non era previsto che finisse in quel modo o che durasse tanto, alle volte il brano dura dieci o dodici minuti, e quella notte è durata mezz’ora. Ma c’era un’intensità particolare, ricordo ancora quel concerto, valeva la pena metterlo nell’album”.
Ascoltando il lavoro si percepisce una grande aria di libertà, ci sono brani recentissimi, alcuni inediti, altri del suo repertorio storico...
“Si, è come viaggiare nel tempo. Mi piace l’idea di poter viaggiare con la mente, di poter andare da un posto all’altro con la fantasia, chiudere gli occhi e farsi trasportare dalla musica, poter andare in giro per il mondo, ovunque perché l’immaginazione è infinita. Nella musica non amo le situazioni certe, prestabilite, molti progetti musicali oggi sono fatti così fatti, c’è una storia, un editing, un montaggio, delle regole, dei tempi. Tutto questo ha poco a che fare con la musica, che è nella tua mente, è nel tuo corpo. Questo album ti porta vita per un’ora e mezza e non si ferma, ti porta in un viaggio nel tempo e nello spazio. Non c’è mai stato un album così prima, per poterlo mettere su disco sarebbero serviti due cd e nessuno avrebbe potuto ascoltarlo senza interruzioni. Invece con un file digitale ci sono novantotto minuti di musica senza disturbi, è come un film che puoi ascoltare immaginando il tuo scenario. Per me è stato un viaggio, da un’arena all’altra, sera dopo sera in concerto, percorrendo le strade del mondo. E per questo mi è sembrato giusto mettere gli elementi della natura nell’album, ho cercato di raccontare la mia musica e la Terra come se fossero una cosa sola”.
Era un progetto al quale stava lavorando da tempo?
“No, è nato per caso, è stata una coincidenza. Avevo pensato di realizzare un album dal vivo e ho iniziato ad ascoltare le performance, tutte, circa 26 show suonati con i Promise of the Real. Ho scelto le performance migliori e, casualmente, tutte le canzoni avevano un legame con la terra. Ho cominciato a vederlo quindi come un unico flusso, come un lavoro unitario, ed è diventato naturale aggiungere i suoni della natura e alcune parti vocali, una sorta di contrappunto qui e la. Ma sono le uniche aggiunte successive, il resto è tutto fedele alle perfomance dal vivo”.
Ho letto che curiosamente tutte le voci del mondo animale erano intonate...
“Si, sono tutte nella chiave di Do. Non saprei francamente dire perché”.
Erano quindici anni che non pubblicava un album live...
“Non è facile, perché io cerco sempre di non ripetermi. Non che lo faccia apposta, non ho mai un piano preciso per quello che faccio, ma finisce che facciamo sempre canzoni diverse ogni sera, quindi alla fine di un tour mi trovo con un centinaio di pezzi registrate e molte cose sono improvvisate, alcune le suoniamo in un solo concerto, o due. Vampire blues, ad esempio, l’abbiamo suonata solo due volte, e quella nel disco è la prima: mi era venuta in mente, la band la conosceva, l’abbiamo fatta. E’ fresca, è vera”.
Abbiamo potuto ascoltare l’album solo con il suo lettore digitale, il Pono, che lei ci ha inviato. E l’album, per ora, ha avuto solo un anteprima su Tidal e non sarà su iTunes.
“iTunes ha delle regole che limitano la creatività e che io trovo inaccettabili. Earth è un unica traccia di 98 minuti, senza interruzioni, iTunes non consente brani così. Ecco tutto. Io trovo assurdo che un’artista debba limitare la sua creatività perché il sistema tecnologico non consente brani più lunghi di una certa durata. E non solo, io trovo che la scarsa risoluzione audio di iTunes non consenta di ascoltare la musica come dovrebbe essere ascoltata. Puoi riconoscere una canzone ma non ne riceverai il feeling, le necessarie vibrazioni per il tuo corpo. Con i file mp3 noi ascoltiamo circa il 5 per cento della musica che ascoltavamo sul vinile, con il cd era circa l’80 per cento”.
Quindi la musica del passato ci piace ancora perché ci offre vibrazioni diverse?
“La maggior parte della grande musica rock è nata nell’era del vinile, quella che ascoltiamo è così cattiva che non c’è paragone, è un trucco, una simulazione, il corpo non ascolta più. I giovani che ascoltano musica oggi non hanno mai sentito quello che abbiamo sentito noi, non è colpa loro, è la tecnologia ad essere così. Le aziende di computer prendono il controllo della musica, fanno regole nuove, e non hanno alcun interesse nell’arte. Io faccio la musica che voglio sentire e cerco di farla nella qualità migliore, non faccio prodotti al di sotto di una certa soglia di qualità audio. Non mi fa dormire pensare alla qualità audio di iTunes”.
Per questo il pubblico oggi affolla i concerti e è meno interessata alla musica registrata?
“Si, dal vivo ascolti tutto quello che un’artista sa proporre, emozioni, suoni, parole, vibrazioni. E’ un’esperienza unica anche per chi è sul palco. Per me è sempre stata importante, ora lo è diventata molto di più”. 

Fonte: La Repubblica 

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